Una serie 5 vi sembra banale e vorreste puntare sulla 7, che però ha quell’immagine un po’ ingessata da berlina di rappresentanza? Di SUV neanche a parlarne, perché vi piace la carrozzeria slanciata e vi fareste volentieri sedurre da una serie 6 coupé, ma vi preoccupa il pensiero di avere solo due porte…
La soluzione in casa BMW si chiama Gran Coupé: 4 portiere, 11 centimetri di lunghezza in più (5 metri totali), linea slanciatissima e curata, con superfici vetrate ridotte e proporzioni da coupé classica.
Un bel lavoro, non c’è dubbio, anche perché in tutto ciò è aumentata, grazie alle due porte in più, la praticità: solo i più alti, dietro, fanno fatica ad entrare. Una volta seduti sul comodo divano disporrete di una discreta quantità di spazio, che si riduce quanto più siete alti.
Discorso a parte per il malcapitato terzo passeggero centrale, costretto a fare i conti con il piano di seduta rialzato rispetto agli altri due e con le ingombranti protuberanze del tunnel centrale.
Ma di questa coupé BMW interessano, soprattutto, prestazioni e guida.
Senza dimenticare la qualità, ambito in cui la Casa, di solito, non delude: puntualmente, nell’abitacolo troviamo assemblaggi teutonicamente precisi, materiali raffinati, posizione di guida adattabile al millimetro.
Al volante bisogna prendere un po’ le misure alle dimensioni esterne: parabrezza lillipuziano e lungo cofano costringono ad avanzare con i piedi di piombo in manovra.
Ma quando la strada si apre, la serie 6 Gran Coupé appare per quello che è: un’incredibile annulla-distanze. Potete metterla alle strette e selezionare la modalità Sport+ (i controlli elettronici alzano la soglia d’intervento): qui, tuttavia, dovrete fare i conti con uno sterzo preciso e prontissimo (grazie al sistema di sterzata integrale di serie), ma un po’ artificiale nella risposta e prendere le misure a una massa importante, che si fa sentire nei trasferimenti di carico come una specie di fastidioso filtro fra voi e la strada.
Va decisamente meglio quando le curve si allargano: l’erogazione quasi esplosiva dei 313 CV del biturbodiesel, fantastico in basso e quasi rabbioso vicino alla zona rossa, si traduce in una enorme spinta sempre disponibile al minimo tocco sul pedale del gas.
Qualche problema di motricità c’è, soprattutto dove l’asfalto è liscio o bagnato, ma ciononostante ci si può consolare con il cambio automatico a 8 rapporti, velocissimo e puntuale nell’interpretare i vostri desideri.
Rimane da segnalare il limite di un prezzo spaventosamente alto: rispetto a una Mercedes CLS 350 CDI si devono spendere circa 14.000 euro in più, che diventano più di 25.000 nel caso della A7 3.0 TDI.