F1 senza piloti italiani: in fondo era già così

Smartworld
di Marco Coletto

L'affare Trulli-Petrov mette fine alla lunga agonia di un movimento in crisi da tempo

La F1, il secondo sport più seguito nel nostro Paese dopo il calcio, sarà senza piloti italiani: un evento che non si verificava dal 1969. L’unico nostro rappresentante nel Circus, Jarno Trulli, è stato infatti appiedato dalla Caterham per lasciare spazio al russo Vitaly Petrov. Un driver più giovane, meno talentuoso, ma in grado di portare alla scuderia malese molti più sponsor.

Tralasciando le considerazioni di carattere meritocratico (lo scorso anno alla Lotus Jarno ottenne piazzamenti migliori del compagno Kovalainen mentre Vitaly terminò la stagione alla Renault con soli tre punti in più di Nick Heidfeld, che però disputò solo metà stagione) e “politico” va detto che sono anni che i nostri portacolori sono fuori dalla Formula 1 che conta.

Siamo abituati a stare praticamente senza italiani dal 2009, cioè da quando lo stesso Jarno Trulli (tre podi e una pole) e Giancarlo Fisichella (un podio e una pole) ottenevano ancora risultati di un certo rilievo. Da quel momento in poi ci siamo accontentati di tifare per la Ferrari e la Toro Rosso assistendo, per quanto riguarda il resto, ad una lenta agonia: iniziata con interviste di piloti relegati nelle ultime file a causa di monoposto inaffidabili e poco perfomanti (ma non solo) e culminata con questo addio alle scene.

In attesa di ammirare veri fenomeni in grado di riportarci un titolo iridato (che manca dal 1953, Alberto Ascari), una vittoria (Fisichella, Malesia 2006) o anche solo qualche sorpasso meritevole di un video celebrativo su YouTube o di un applauso forse è meglio rimanere nella situazione attuale…

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