Fiat Sedici e Jeep Wrangler: parenti ma non troppo

Smartworld
di Marco Coletto

La Fiat Sedici e la Jeep Wrangler sono due fuoristrada molto diverse tra loro: la prima è una piccola SUV, la seconda una 4×4 dura e pura. Nonostante queste divergenze i giornalisti di Panoramauto hanno voluto metterle a confronto, vista la recente parentela. La prova completa sul numero di febbraio.

La trazione integrale della Sedici è inseribile: praticamente interviene solo in caso di necessità. Una soluzione utile in caso di una nevicata improvvisa per un’auto che può essere utilizzata senza problemi per affrontare il traffico cittadino e accompagnare i figli a scuola. I 135 CV del motore turbodiesel 2.0 MJT bastano e avanzano, lo sterzo è soggetto a qualche indurimento nelle manovre veloci e il cambio corto ha come unico limite l’impuntamento a freddo. L’assetto è un giusto compromesso tra morbidezza e rigidezza mentre l’ESP (optional a 800 euro insieme agli airbag per la testa) interviene in ritardo.

La Wrangler, diretta discendente delle Jeep della Seconda Guerra Mondiale, è stata recentemente rinnovata: gli interni sono diventati più eleganti (forse troppo) e meglio rifiniti e il motore 2.8 CRD, portato a 200 CV, è addirittura abbinato al sistema Start/Stop (ma solo sulle versioni manuali). Il volante, pur essendo esageratamente demoltiplicato, è molto preciso mentre l’assetto è un po’ troppo ondeggiante. Il cambio automatico a cinque rapporti con ridotte resta invece lento.

L’abitacolo della SUV torinese è caratterizzato da plastiche rigide, da un design povero e da un’abitabilità più che discreta per cinque persone. La praticità è penalizzata dall’assenza del divano posteriore scorrevole, dalla carenza di spazio nel bagagliaio, dal volante regolabile solo in altezza e dalla scomoda leva per regolare l’inclinazione dello schienale. Come optional consigliamo il cruise control (200 euro), il keyless go (400 euro) e il navigatore con HD da 40 GB e lettore DVD (2.400 euro).

Accomodarsi a bordo della 4×4 “yankee” non è semplice: il guidatore deve fare i conti con una pedaliera “pesante” e con un comando troppo ruvido per innestare la trazione integrale mentre i passeggeri posteriori si trovano a dover combattere con i sedili anteriori (privi di memoria).

Il bagagliaio diventa capiente solo abbattendo il divano (operazione non semplice), in compenso il lunotto apribile aiuta nelle operazioni di carico di oggetti non troppo pesanti.

Passiamo all’off-road. Alla Sedici basta un guado per arrendersi: la ridotta altezza da terra (19 cm) non è indicata per questo genere di percorsi. Bastano però quattro pneumatici invernali per cavarsela discretamente su tutti gli altri fondi a scarsa aderenza: per il fango è sufficiente prendere molta rincorsa e sfruttare il blocco del giunto centrale (che si disinserisce automaticamente una volta superati i 60 km/h). A meno, ovviamente, che la duna da valicare non sia eccessivamente ripida.

Mentre la torinese arranca l’americana si trova a proprio agio, nonostante la versione provata Sahara (35.851 euro) sia priva della possibilità di sganciare elettronicamente la barra antirollio anteriore (accessorio offerto invece sulla Rubicon). La motricità su fango e neve è ottima ed è impossibile rimanere bloccati, a meno di passaggi e “twist” molto impegnativi. In discesa l’utile Hill Descent Control permette di procedere a bassissima velocità senza dover tenere premuto il pedale del freno.