Quella volta che ho corso con Stefano Accorsi ad Adria

Smartworld
di Francesco Neri

Abbiamo preso parte alla prima gara del TCR Italy con Stefano Accorsi e le Peugeot 308 Racing Cup

C’è un’arietta pungente al Circuito di Adria il venerdì mattina. Arrivo con la mia borsa e la giacchetta allo stand Peugeot, dove trovo Stefano Accorsi con la divisa del Leone attento e concentrato. Non è un ospite, non è di passaggio: è qua, come me, per partecipare alla prima tappa del Campionato Italiano Turismo TCR Italy con la Peugeot 308 Racing Cup. Una macchina da corsa velocissima e nuova di pacca. Un attore che corre in macchina? Perché no? Steve McQueen e Patrick Dempsey – per fare due nomi -, hanno dimostrato che le corse non sono solo per professionisti o presunti tali, non solo, davano pure del gran gas. D’altronde anch’io sono qui per correre, e sono solo un giornalista.
Stefano è un grande professionista, questo è sicuro: è lucido, attento e ha voglia di imparare, ma soprattutto affronta ogni situazione con il massimo dell’umiltà e con la curiosità di un ragazzino.

Ci sono tre Peugeot 308 Racing Cup con la livrea bicolore parcheggiate nei box. La prima, quella rossa e bianca, è di due privati; la seconda, nera e bianca, toccherà a me e al mio collega della stampa Giovanni; mentre la terza con la livrea ufficiale blu e bianca (come quella da rally di Paolo Adreucci) è destinata a Stefano e al nostro coach-pilota Massimo Arduini. Un uomo che in pista ha esperienza da vendere e che ha seguito Stefano passo per passo negli ultimi due mesi.
Girare in pista da soli è un conto, farlo con avversari rodati e agguerriti è un altro. La macchina da gara, poi, rispetto alla stradale, è più complessa da gestire. Le gomme devono essere mandate in temperatura, soprattutto quelle posteriori, o il rischio che il muso morda la coda è altissimo.

La Peugeot 308 Racing Cup però è un’auto da corsa come si deve.

È sincera, ti avvisa di quello che fa, ma per portarla al limite ci vuole manico. Scendiamo in pista per le libere e, finito di scaldare per bene, comincio ad aumentare il ritmo. Adoro le cambiate secche del cambio da corsa: è come se qualcuno calciasse dentro la marcia, come se tutta la meccanica dell’auto avesse fretta. Il motore 1.6 turbo eroga la bellezza di 308 CV, ma l’erogazione è più dolce e lineare di quanto mi aspettassi. Sul circuito di Adria però è difficile cercare di mettere giù tutta questa potenza e in uscita di curva bisogna avere pazienza. La parte più bella è senza dubbio la frenata, potentissima, con il posteriore che si muove il giusto per aiutare l’inserimento in curva. La 308 Racing Cup ci sa fare.
Alla fine delle prove libere sono soddisfatto del mio tempo, ma so che ho ancora in tasca parecchio. Ne parlo con Stefano, che migliora giro dopo giro.

COLAZIONE CON STE

Sono le sei e mezza del mattino e prima delle dieci e mezzo il casco non lo vediamo nemmeno.

Vorrei dormire ancora, ma la mia testa ripete il circuito curva per curva in automatico, marce comprese. Fidatevi, non è bello per niente. “Qualcuno sveglio?”. “Io”, risponde Stefano, “Andiamo a far colazione va’”. Fare colazione con Stefano è la cosa più normale del mondo: si chiacchiera del più e del meno, di auto, di quale marmellata è più buona. Gli faccio vedere le foto di auto del mio telefono e lui mi mostra quelle di suo figlio. Poi alzi la testa, e ti accorgi che tutti stanno guardando nella tua direzione. “Possiamo fare una foto con lei Signor Accorsi?”. Certo. “Io intanto prendo un cappuccino Stefano, vuoi?” È davvero un ragazzo semplice, Accorsi, appassionato di recitazione come io lo sono di automobili; e questo è bellissimo.

Più tardi guardiamo la telemetria con attenzione, studiamo.

Una parte fondamentale per migliorasi in pista, uno di quei rituali da “nerd” deli circuiti che amo tanto. Intanto il cielo si fa buio e la pioggia comincia a farsi presente. Motori accesi: si scende in pista per le qualifiche. Fa freddo stavolta, continuo a scaldare le gomme ma il posteriore continua a fare di testa sua; tiro la staccata al tornantino e finisco lungo due volte. E così cado in un circolo di frustrazione e sconforto. Il tempo infatti non esce, ma poco male, la sera è prevista pioggia pesante, una carta che può giocare a mio favore. Stefano in compenso continua a migliorare e si fida totalmente della sua 308 Racing Cup. È davvero ammirevole, contando la sua poca esperienza.

IL GIORNO X

Sono due le manche durante il weekend di gara del TCR, e gara uno tocca a me e Stefano. Sono le 18.00 passate quando mi risveglio dal mio sonnellino: sono già in tuta da corsa, per fortuna, e passo gli ultimi minuti con Andrea Sellani – il mio “coach” del weekend – a ripassare un po’ di strategia. Io e Stefano ci diamo svariate pacche sulle spalle, scherziamo, ma siamo tesi. Non augurerei a nessuno un esordio in gara con questa pioggia. A nessuno.

Giù la visiera e tutti dentro a scaldare le gomme. Viste le condizioni apocalittiche partiamo dietro alla safety car, dopo due o tre giri, credo. Proprio non ricordo. Quei giri prima della partenza sembrano interminabili, l’ansia è alta quanto la concentrazione e io cerco di sfruttare ogni secondo per capire dove si trovano le pozze più grosse. La visibilità è quasi a zero, peggio di un banco di nebbia pavese.

Si parte! Esco dall’ultima curva in terza e spalanco il gas con un atto di fede: quarta, quinta marcia; l’auto comincia a slittare a metà rettilineo in quinta marcia e quasi chiudo gli occhi quando comincio la prima staccata.

Blocco le gomme, rilascio il pedale del freno, prego e… Ci riesco, la prima curva è andata. Stefano è dietro di me, vivo anche lui, e comincia la corsa. Il gruppetto di auto davanti a me ha una cavalleria più generosa (infatti corrono in un’altra categoria), ma la mia Peugeot pesa meno e comincio a guadagnare terreno. Ogni staccata è terrificante e ad ogni giro le condizioni della pista cambiano. Vedo solo dei fari rossi che ogni tanto sbagliano strada, e tanta, tantissima acqua.

Il finestrino laterale poi è così appannato che mi impedisce di vedere l’interno della curva, il che non è proprio il massimo.
Ma comincio a sorpassare. Prendo le traiettorie più strane e improbabili, giro interno alla curva e, grazie anche a un paio di uscite di strada (degli altri), riesco a scalare sei posizioni, fino alla decima. Andrea in cuffia mi dice che ho un buon passo e che posso raggiungere ancora quelli davanti a me, ma il rischio di esagerare è troppo, senza contare che devo difendermi dalla Seat Leon dietro di me. Vedo sventolare la bandiera rossa, gara finita. Tiro un sospiro di sollievo, è fatta. Non ho idea della mia posizione, non ho ben chiaro di quanto tempo sia durata la corsa. Che esperienza fantastica e terrificante.

FINE DEI GIOCHI

Esco dalla macchina e scoppio in una risata isterica, cerco Stefano e gli faccio i complimenti per aver mantenuto il controllo e il sangue freddo in una situazione che avrebbe messo a dura prova anche Tom Cruise in Mission Impossible. Ad Adria si sono iscritte solo tre vetture nella categoria TCT, tutte e tre 308 Racing Cup, quindi saliamo automaticamente sul podio. Raimondo Ricci primo (ha fatto una gran gara, è arrivato quarto assoluto) io secondo e Stefano Terzo.

Ascoltiamo l’inno, beviamo le nostre bollicine e scarichiamo la tensione. Poco dopo si scopre che Ricci e Accorsi si sono presi 25 secondi di penalità per non essere rientrati subito in regime di bandiera rossa a fine gara, quindi il risultato finale vede me primo (di categoria) e nono assoluto, Ricci secondo (e decimo) e Stefano terzo. Ma sono più contento per la nona posizione e per la soddisfazione di aver corso bene in condizioni terribili, una piccola rivincita dopo le qualifiche pessime. Una soddisfazione enorme.

“Com’è andata Ste?”. “Beh, che dire, tutto quello che si è fatto tra ieri e oggi, addio! Mi ha ricordato il Festival del Cinema di Venezia quando arrivi col motoscafo. È stato divertentissimo, una follia pura! Se è vero che quando scendi in pista, in gara, smetti di pensare, qua, a maggior ragione. Se dovessi ripetere tutto quello che ho fatto, non lo saprei ripetere”. Qual’è stato il momento più bello del weekend? “Migliorare il tempo delle qualifiche è stato incoraggiante”. E quello della gara? “Il momento più bello è stato cercare un divertimento, prima ancora di uscire e di andare in griglia. Mi sono appoggiato molto a quello che conosco: andare in scena a teatro prima della prima, trovare l’entusiasmo. Ma anche quel traverso in gara è stato divertente, ad un certo punto l’auto mi si è intraversata tantissimo e in quel momento mi sono sentito molto solo, ma poi felice di averla recuperata”.

Che dire, buona la prima.