Halloween in macchina: auto da incubo, da Frankenstein agli Zombie

Le auto Nightmare - Citroen AMI6 - Ma a cosa serve (foto Wikipedia)
Smartworld
di Claudio Mastroianni

Dolcetto o scherzetto? Con il 31 di ottobre, come da tradizione (importata), piccoli e meno piccoli invadono le strade con i loro travestimenti spaventosi. Mostri, fantasmi, vampiri pronti a terrorizzare – simpaticamente – i passanti in cambio di qualche dolce.

Quale occasione migliore, allora, per celabrare degnamente la Notte degli orrori con delle Auto degli orrori?

Modelli sfortunati, linee datate (o inspiegabilmente tormentate), idee che sembrano un ripiego alla ricerca di qualcosa di meglio: ecco la nostra personalissima selezione.

Le auto Nightmare

Come il famoso personaggio horror, ci sono auto che – per quanto brutte – davvero non vorresti trovarti davanti. Neanche in sogno.

Auto come l’italianissima (quanto famigerata) Fiat Duna: vettura dalle linee decisamente poco aggraziate, così tanto da diventare metro di paragone per il Bel Paese in tema di “brutta macchina”.

Ma, a sua discolpa, si può tranquillamente dire che in altre parti del mondo si trovano vetture dalla linea anche peggiore.

Spostandosi anche solo al di là delle Alpi, per esempio, possiamo trovare la francese Citroën Ami6, tentativo un po’ maldestro della casa francese di creare una berlina grande quanto la popolare 2CV, ma con maggiori contenuti tecnici: il risultato, beh, lo possiamo vedere in foto.

Con una coda “strana” che ritroviamo anche in un’altra vettura europea, la più recente (e spagnola) Seat Toledo: vettura creata dai designer del Gruppo WAG attaccando in maniera abbastanza questionabile un volume posteriore alla monovolume Altea. Sancendone, ovviamente, il fallimento.

In Germania invece troviamo la NSU Prinz, soprannominata – affettuosamente? – “vasca da bagno”. Se le togliamo il tetto, in effetti, ci assomiglia davvero…

Un problema dei soli marchi “popolari”, insomma? Macché: nelle inspiegabili scelte di design è caduto anche un brand blasonato come Aston Martin, con la sua Lagonda Wagon. Una vettura così bassa e lunga che, a vederla in foto, si pensa a qualche errore o distorsione.

E invece…

Ma è oltreoceano che troviamo le nostre personalissime tre auto più brutte finora prodotte: una in Corea, e due negli Stati Uniti.

Per quanto riguarda la coreana – termine usato ancora oggi, nonostante gli enormi progressi fatti dalle case asiatiche, per indicare auto dalla scarsa qualità – ci riferiamo ovviamente alla SsangYong Rodius: macchina di sostanza ma dal design inspiegabile. Linee curve e linee tese mixate senza un preciso disegno, volumi posteriori “appoggiati” e disarmonici, frontali anonimi. Una tragedia.

Se nel caso della Rodius sembra esserci qualche pezzo di troppo, in America troviamo un’auto con il problema opposto: sembra tagliata a metà. Il suo nome è AMC Gremlin (un nome, un programma). Frontale da berlinona americana, coda tronca e linea di cintura ascendente. Fate un po’ voi…

E sempre nei mitici USA, la best of the worst delle auto peggio disegnate: la Pontiac Aztek. Un crossover con un frontale che sembra un collage di pezzi messi insieme a caso, e un posteriore completamente slegato dal resto della vettura. Talmente brutta da diventare, fra gli americani, il corrispettivo della Duna: un termine di paragone utilizzato molto spesso.

Le auto Frankenstein

Ci sono poi quelle vetture – di recente produzione – a cui la globalizzazione ha portato solo effetti negativi. Auto composte da un patchwork di pezzi provenienti a volte da modelli di brand diversi.

Nel caso in cui facciate un viaggio in Brasile e doveste trovarvi davanti una vecchia Fiat Uno con qualche modifica alla linea, non preoccupatevi: si tratta della Fiat Mille, vettura venduta solo nel mercato sudamericano. Sviluppata proprio sul vecchio modello cult italiano, con alcune migliorie (specie nel frontale) e un nome ereditato da un’altra vettura italiana: l’Innocenti Mille. Che sempre una Uno era… Che confusione, insomma. Morti che camminano.

In Turchia invece potete trovare un raro caso di auto intergenerazionale: la Renault Symbol.

La generazione attuale (la seconda) è costruita sul pianale della prima, a sua volta derivato dalla meccanica della Clio seconda serie. Ma con un frontale ispirato alle Dacia. Non ci avete capito nulla? Neanche noi.

Infine, spostandoci a oriente avremmo la fortuna di testimoniare l’esistenza di una cineseria. Letterale: la Citroen C2 cinese. Esiste anche in Europa? Certo, peccato che quella orientale sia in realtà una Peugeot 206. Con un frontale ispirato alla vecchia Citroen C4. Per capire l’effetto che fa, dovete proprio guardarla in foto.

Le incomprese

Per finire, lasciamo un piccolo spazio a quei casi di auto non propriamente brutte… O per lo meno, non per tutti. Auto dal design difficilmente digeribile, indubbiamente.

Come l’Avantime, monovolume Renault decisamente arrivata “prima del tempo”. Con una linea futurista e tormentata che non ha certo aiutato questa vettura ad avere successo.

O, ritornando in Italia, la Fiat Multipla: ricordate la prima serie? Sembrava composto di due pezzi incollati fra loro. Eppure, nel nostro paese, vendeva. Merito anche di quello slogan che ne accompagnò la commercializzazione: “Sarai bello tu!”. E in effetti, chi siamo noi per giudicare?