Lamborghini Aventador LP 750-4 Superveloce: alla guida

Smartworld
di Simone Antonietti

Prendete una delle migliori supercar in circolazione, togliete peso, aggiungete potenza e fibra di carbonio in abbondanza; il risultato vi lascerà a bocca aperta. Signore e signori, ecco a voi la pazzesca Lamborghini Aventador LP 750-4 Superveloce.

Quest’auto raccoglie un’eredità pesante. Da quando nel 1971 venne lanciata la Miura P400SV, esiste un filo conduttore, o meglio una sigla che identifica lo stato dell’arte, la perfezione raggiunta nello sviluppo di ogni modello Lamborghini.

Ogni Superveloce deve rappresentare il DNA, l’essenza e l’anima più profonda della casa di Sant’Agata Bolognese.

La Aventador SV merita di essere marchiata con questa prestigiosa sigla? Non so voi, ma io non vedo l’ora di scoprirlo.

Lamborghini Aventador Superveloce: questione di stile

Se dovessi emettere una sentenza giudicando solo gli esterni, questa sarebbe scontata e banale: da qualsiasi prospettiva la si osservi lascia esterrefatti, è veramente uno spettacolo per gli occhi.

Rispetto alla Aventador “standard” si presenta molto più viva, affilata nelle linee e nei dettagli. Designer e ingegneri Lamborghini hanno lavorato alla ricerca della massima riduzione del peso, unita a soluzioni aerodinamiche aggressive e funzionali: parafanghi posteriori in SMC ultraleggera, cofano vano motore, prese d’aria laterali ed enorme spoiler posteriore ad azionamento manuale in fibra di carbonio, sistema di scarico ridisegnato e alleggerito.

Queste sono solo alcune delle modifiche che rendono subito riconoscibile questa edizione speciale.

Con grande attenzione tiro la leva per aprire la portiera che subito si solleva spostandosi dolcemente e scenograficamente verso l’alto. Calarsi al suo interno non è banale: la seduta è molto bassa e il battente, molto ampio, obbliga a qualche piccola contorsione per riuscire a incastrarsi nei bellissimi sedili a guscio.

Una volta accomodati al suo interno però la posizione di guida è semplicemente perfetta.

A catturare subito la mia attenzione è il grande contagiri a fondo giallo, che pare sin da subito assetato di velocità.

In linea con la filosofia del progetto, anche gli interni sono un tripudio di fibra di carbonio, alcantara e materiali ultra-leggeri (come il carbon-skin, un brevetto speciale di Lamborghini); pensate che in alcuni punti è addirittura possibile accarezzare la struttura nuda della vettura.

Noto anche tanti piccoli dettagli che richiamano il mondo delle corse, come la tacca gialla al centro del volante o l’assenza di tappetini fonoassorbenti. A conti fatti, tutte queste modifiche hanno alleggerito la vettura di circa 50 chili, mica poco.

Improvvisamente l’occhio cade sulla targhetta che indica il numero di esemplare: 1 di 600. Il volante che sto stringendo tra le mani non è quello di una semplice Aventador SV, ma della madre di tutte le SV. Sono passati solo pochi secondi ed è già un tuffo al cuore.

Il rumore del motore, il boato del motore

Sollevo delicatamente il copri pulsante e poi premo il tasto di accensione: il motore V12 aspirato si risveglia con un fragoroso boato che invade l’abitacolo richiamando alla memoria le note inconfondibili della casa di Sant’Agata Bolognese. Innesto la prima marcia sfiorando con la mano il paddle destro: si comincia.

Decido di smarcare subito la parte “noiosa”: un test drive che si rispetti deve contemplare la guida in città, anche se in questo caso non è di certo la specialità della casa. Le dimensioni generose, unite a un assetto non propriamente rilassato e a un motore esagerato, rappresentano quanto di più lontano da una city car possiate immaginare.

Vi stupirete però nel sapere che, nonostante gli ammortizzatori push-rod e i pneumatici con spalla quasi inesistente (a proposito, ma quanto sono belli i cerchi in lega neri forgiati con attacco mono-dado?), in modalità “strada” è quasi comoda da guidare.

Macina volentieri e senza troppa fatica diversi chilometri per le congestionate vie del centro città.

È veramente sublime, perfetta per una sfilata domenicale in stile red-carpet. Certo ostenta davvero tanto, è praticamente impossibile passare inosservati. Ma stiamo parlando di una Lamborghini SV: è giusto anzi, deve essere così. 

Aventador Superveloce: pieno potenziale

Per quanto possa essere bello “tirarsela” in città, una macchina come questa deve essere vissuta su strade dove possa esprimere (purtroppo solo in parte) il suo immenso potenziale.

Da quando ho saputo che l’avrei guidata c’è un numero che mi gira in testa, il numero della felicità: 750. Tanti sono i cavalli pronti a scalpitare al solo comando del mio piede destro.

Già, perché i tecnici Lamborghini non si sono limitati alle modifiche sinora descritte; hanno messo le mani anche sul già esagerato V12, ottenendo ben 50 cavalli in più rispetto alla Aventador “standard”. Tradotto in numeri, lo 0-100 viene coperto in 2,8 secondi, raggiungendo una velocità massima di oltre 350 km/h e un regime massimo di 8.500 giri/minuto.

Stiamo parlando di un rapporto peso/potenza di 2,03 kg/cv, in poche parole della Lambo di serie più veloce mai realizzata.

Lasciatomi alle spalle il traffico cittadino e in procinto di affrontare un lungo rettilineo la tentazione di inserire la modalità “corsa”, scalare due marce e affondare il pedale sull’acceleratore è irresistibile.

La spinta del motore, devastante e incessante, francobolla letteralmente al sedile. A ogni accelerazione corrisponde un orgasmo multisensoriale, roba forte ve lo assicuro.

Il sound del motore, cupo e sommesso ai bassi giri, diventa progressivamente più intenso e acuto, fino a raggiungere oltre i 6.000 giri/minuto una tonalità esplosiva e rabbiosa, quasi come le Formula 1 di qualche anno fa, facendo provare al fortunato guidatore una delle emozioni più intense e vibranti della sua vita… che auto pazzesca!

Tra accelerazioni furibonde, brusche cambiate (il cambio 7 marce ISR è rapidissimo e molto deciso) e frenate da brivido (i freni in carbo-ceramica di cui è dotata sono una garanzia) le ore passate al volante sono talmente gratificanti che sembrano passare in pochi istanti.

Dopo tanti chilometri macinati e infinite emozioni provate (peraltro impossibili da riassumere in un articolo) guidando questa spettacolare opera d’arte su quattro ruote, è giunto il momento di tirare le somme.

In Lamborghini hanno avuto l’intuizione (o la presunzione) di provare a rispondere alla domanda: “Si può migliorare la perfezione?”. Hanno voluto rispondere a modo loro, con questa. E hanno avuto ragione. La Aventador SV non solo incarna la quintessenza di Lamborghini, meritando appieno questa denominazione prestigiosa. Ma indica anche la direzione da seguire nei prossimi anni, cavalcando il sogno e la visione di Ferruccio Lamborghini, vecchi di oltre 50 anni, ma mai così attuali.