McLaren, la crisi continua

Smartworld
di Marco Coletto

Storia della scuderia britannica, a secco di Mondiali Costruttori da ben 15 anni

Il 2013 non è stato un anno buono per la McLaren in F1: per la prima volta dal 1980, infatti, la scuderia britannica non ha conquistato neanche un podio. E non è tutto: il team inglese non vince un Mondiale Costruttori da ben quindici anni e l’unico exploit del Terzo Millennio è stato il titolo Piloti conquistato da Lewis Hamilton nel 2008.

Scopriamo insieme la storia di questa squadra, la terza più vincente del Circus dopo Ferrari e Williams.

McLaren: la storia in F1

La scuderia McLaren, nata ufficialmente nel 1963, debutta in F1 nel 1966 quando il suo fondatore – il pilota neozelandese Bruce McLaren – prende parte al GP di Monaco, terminato con un ritiro. Il miglior risultato della stagione è un interessante quinto posto negli USA e l’anno seguente (4° posto a Monte Carlo) la situazione migliora.

Le prime vittorie

Nel 1968 – anno in cui la scuderia britannica inizia ad affrontare tutte le gare del Mondiale – arrivano i primi successi. Bruce sale sul gradino più alto del podio in Belgio ma ancora meglio fa il connazionale Denny Hulme, primo in Italia e in Canada. L’anno successivo – quando viene sperimentata senza successo (una corsa, un ritiro) una monoposto a trazione integrale, la M9A – Hulme prevale in Messico.

Gli anni Settanta

Gli anni Settanta non iniziano bene per la McLaren: Il 1970 si apre con due secondi posti (Hulme in Sudafrica e Bruce in Spagna) ma il fondatore del team perde la vita pochi mesi più tardi durante un test in pista di una vettura destinata alle gare Can-Am mentre nel 1971 – una stagione contraddistinta dall’assenza di podi – Hulme riesce a portare a casa solo due quarti posti a Monte Carlo e in Canada.

La squadra si riscatta l’anno seguente – Hulme primo in Sudafrica – e nel 1973 con i due successi dello statunitense Peter Revson in Gran Bretagna e in Canada e un altro primo posto di Hulme in Svezia.

Il primo Mondiale

Il primo titolo iridato per la McLaren arriva nel 1974: il Mondiale Piloti viene conquistato grazie alle tre vittorie del brasiliano Emerson Fittipaldi in Brasile, Belgio e Canada mentre il merito di quello Costruttori va anche al successo di Hulme nella prima prova stagionale in Argentina. Il 1975 è un’annata di transizione, impreziosita da tre vittorie: due di Fittipaldi (Argentina e Gran Bretagna) e una del tedesco Jochen Mass (Spagna).

James Hunt

Nel 1976 il britannico James Hunt porta alla McLaren il secondo Mondiale Piloti in una stagione – raccontata nel film “Rush” – caratterizzata da sei gare terminate sul gradino più alto del podio (Spagna, Francia, Germania, Olanda, Canada e USA). L’anno successivo il driver inglese ottiene altri tre successi (Gran Bretagna, Canada e Giappone): la scuderia “british” impegherà diversi anni prima di conquistarne altri.

La crisi

Il periodo compreso tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta è uno dei peggiori nella storia della McLaren: le vittorie latitano e bisogna accontentarsi solo di qualche piazzamento: Hunt terzo in Francia nel 1978, il connazionale John Watson terzo in Argentina nel 1979 e quarto nel GP degli USA Ovest e in Canada nel 1980. Il ritorno al successo, nel GP di Gran Bretagna del 1981 – arriva proprio grazie a Watson e alla MP4/1, la prima F1 della storia con telaio in fibra di carbonio.

L’era Lauda

Quando il pilota austriaco Niki Lauda viene ingaggiato dal team inglese ha già 33 anni. Nonostante l’età avanzata riesce a riportare ai vertici la squadra: nel 1982 vince nel GP degli USA Ovest e in Gran Bretagna mentre il compagno Watson prevale in Belgio e a Detroit e l’anno seguente vince negli USA Ovest.

Il secondo Mondiale Costruttori per la McLaren arriva nel 1984, a dieci anni di distanza dal primo: Lauda diventa Campione del Mondo Piloti con cinque vittorie (Sudafrica, Francia, Gran Bretagna, Austria e Italia) superando di solo mezzo punto il talentuoso compagno francese Alain Prost, in grado di salire per ben sette volte sul gradino più alto del podio (Brasile, San Marino, Monte Carlo, Germania, Olanda, Europa e Portogallo).

L’era Prost

Nel 1985 viene nuovamente bissato il titolo iridato: Prost domina la stagione con cinque successi (Brasile, Monte Carlo, Gran Bretagna, Austria e Italia) mentre il coéquipier Lauda si deve accontentare di una sola vittoria in Olanda. L’anno seguente il driver transalpino diventa nuovamente Campione del Mondo salendo sul gradino più alto del podio a San Marino, a Monte Carlo, in Austria e in Australia mentre nel 1987 non bastano altri tre successi (Brasile, Belgio e Portogallo) per diventare iridato.

Il duello Prost-Senna

Il 1988 è l’anno più vincente nella storia della McLaren: le monoposto della scuderia britannica conquistano 15 GP su 16. Il neoacquisto brasiliano Ayrton Senna vince il titolo Piloti prevalendo in otto occasioni (San Marino, Canada, Detroit, Gran Bretagna, Germania, Ungheria, Belgio e Giappone) mentre Prost vince sette volte (Brasile, Monte Carlo, Messico, Francia, Portogallo, Spagna e Australia).

Nel 1989 il Mondiale viene nuovamente bissato ma la situazione si inverte: Prost conquista l’iride grazie a quattro vittorie (USA, Francia, Gran Bretagna e Italia) e a numerosi piazzamenti mentre Senna – pur potendo vantare più successi (sei: San Marino, Monte Carlo, Messico, Germania, Belgio e Spagna) – si deve accontentare del secondo posto nella classifica assoluta.

Il dominio Senna

Gli anni Novanta si aprono con il dominio della McLaren e di Ayrton Senna, che conquistano quattro Mondiali – due Piloti e due Costruttori – nel 1990 e nel 1991. Il brasiliano si aggiudica sei GP il primo anno (USA, Monte Carlo, Canada, Germania, Belgio e Italia) e altri sette il secondo (USA, Brasile, San Marino, Monte Carlo, Ungheria, Belgio e Australia) lasciando al compagno di squadra – l’austriaco Gerhard Berger – solo le briciole (un successo in Giappone).

Nel 1992 i due driver si dividono più equamente i successi – tre Senna (Monte Carlo, Ungheria e Italia) e due Berger (Canada e Australia) – ma non arriva nessun titolo mentre l’anno seguente – con il passaggio dai motori Honda ai meno perfomanti Ford – Ayrton riesce comunque a salire sul gradino più alto del podio in altre cinque occasioni (Brasile, Europa, Monte Carlo, Giappone e Australia).

Il periodo buio

Il passaggio di Senna alla Williams nel 1994 chiude un ciclo per la McLaren, che si ritrova ad affrontare anni duri: nel 1994 i migliori risultati arrivano dai secondi posti del britannico Martin Brundle (a Monte Carlo) e del finlandese Mika Häkkinen (in Belgio). Lo scandinavo ottiene anche un secondo posto in Giappone nel 1995 (anno in cui debuttano i motori Mercedes) mentre nel 1996 è il britannico David Coulthard a mostrare le cose migliori con un secondo posto a Monte Carlo.

L’era Häkkinen

Il team britannico torna a brillare alla fine degli anni Novanta: nel 1997 tornano le vittorie (due con Coulthard in Australia e in Italia e una in Europa con Häkkinen) e l’anno seguente arrivano il Mondiale Piloti per il driver finlandese (otto successi: Australia, Brasile, Spagna, Monte Carlo, Austria, Germania, Lussemburgo, Giappone) e il titolo Costruttori grazie anche al successo di Coulthard a San Marino.

Nel 1999 Häkkinen ottiene il secondo Mondiale Piloti salendo per cinque volte sul gradino più alto del podio (Brasile, Spagna, Canada, Ungheria e Giappone) mentre le due vittorie di Coulthard in Gran Bretagna e in Belgio non bastano alla McLaren per conquistare nuovamente il titolo Marche.

Gli anni Duemila

Il Terzo Millennio si apre con tanti risultati interessanti che non portano, però, alcun Mondiale. Nel 2000 Häkkinen vince quattro GP (Spagna, Austria, Ungheria e Belgio) e il compagno Coulthard tre (Gran Bretagna, Monte Carlo e Francia) e nel 2001 la situazione peggiora leggermente con due successi a testa per il finlandese (Gran Bretagna e USA) e il britannico (Brasile e Austria).

Nel 2002 l’unico gradino più alto del podio per la McLaren viene conquistato da Coulthard a Monte Carlo mentre l’anno seguente lo scozzese vince in Australia mentre il finlandese Kimi Räikkönen prevale in Malesia e conquista il GP del Belgio nel 2004.

La scuderia britannica si rivela una seria candidata per il titolo nel 2005 quando Räikkönen vince ben sette GP (Spagna, Monte Carlo, Canada, Ungheria, Turchia, Belgio e Giappone) e il colombiano Juan Pablo Montoya se ne aggiudica altri tre (Gran Bretagna, Italia e Brasile) ma non arriva nessun Mondiale.

Decisamente peggiore l’annata 2006, priva di successi e impreziosita da quattro secondi posti: due del finnico (Australia e Italia), uno del sudamericano (Monte Carlo) e uno dello spagnolo Pedro de la Rosa (Ungheria).

L’era Hamilton

La rivoluzione McLaren inizia nel 2007 quando vengono ingaggiati lo spagnolo Fernando Alonso e il talentuoso debuttante britannico Lewis Hamilton. I piloti perdono il Mondiale nell’ultima gara nonostante prestazioni eccezionali – quattro successi per l’iberico (Malesia, Monte Carlo, Europa e Italia) e quattro per l’inglese (Canada, USA, Ungheria e Giappone) – mentre al team vengono tolti tutti i punti per il titolo Costruttori per via di una spy-story ai danni della Ferrari.

Il primo Mondiale per Lewis Hamilton – nonché l’ultimo in assoluto per la scuderia “british” – arriva all’ultima curva dell’ultima gara della stagione 2008, un’annata caratterizzata da cinque successi del driver inglese (Australia, Monte Carlo, Gran Bretagna, Germania e Cina) e dal singolo trionfo del compagno di squadra finlandese Heikki Kovalainen in Ungheria. Nel 2009 arrivano solo due successi per Hamilton: in Ungheria e a Singapore.

Tra il 2010 e il 2012 la McLaren decide di affidarsi ad un dream team composto da due campioni del mondo affiancando ad Hamilton il connazionale Jenson Button: nella prima stagione arrivano cinque successi (tre per Lewis – Turchia, Canada e Belgio – e due per Jenson in Australia e in Cina), nella seconda sei (tre per Hamilton in Cina, Germania e ad Abu Dhabi e tre per Button in Canada, Ungheria e Giappone) e sette nella terza (Canada, Ungheria, Italia e USA per Hamilton; Australia, Belgio e Brasile per Button).

Il presente

Nel 2013 – per la prima volta dopo 33 anni – la scuderia britannica non conquista neanche un podio: il migliore piazzamento per il team è un quarto posto conquistato da Button in Brasile. Nel 2014 insieme al pilota britannico correrà il debuttante danese Kevin Magnussen mentre nel 2015 i motori Honda rimpiazzeranno i propulsori Mercedes.