Microsoft Surface Laptop: dall’innovazione alla normalizzazione, pensando al grande pubblico

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Smartworld
di Claudio Mastroianni

Nella grande strategia di innovazione hardware portata avanti da Microsoft con i suoi Surface, un semplice laptop stride. Perché?

Nel corso degli anni, Microsoft ha fatto grandi proclami relativi alla filosofia dietro alla sua linea Surface (la stessa che ci ha portato i vari Surface Pro, il Surface Book o il Surface Studio).

Più che prodotti in vendita – che per carità, sono in vendita – si trattava, secondo Redmond, di prodotti manifesto, oggetti in grado di creare nuove categorie di prodotto e di spingere i vari produttori hardware a lanciare nuovi formati di personal computer.

E la cosa sta funzionando (guardate quanti prodotti ispirati al Surface Pro sono arrivati sugli scaffali, ad esempio).

Ma allora come giustificare il lancio del suo nuovo Surface Laptop, lo scorso martedì? Nel Surface Laptop, a livello di formato, non c’è assolutamente nulla di innovativo. Anzi:

Vi ricorda qualcosa di specifico?

Beh, sì: il nuovo Surface Laptop di Microsoft ricorda moltissimo altri laptop dal profilo sottile e a cuneo, come – ovviamente – il MacBook Air.

A che tipo di nuova categoria di prodotto stiamo guardando, allora? Diciamoci la verità: a nessuna, soprattutto considerando la mancanza di innovazioni sostanziali come l’assenza di una porta USB-C (ormai divenuta uno standard de facto per tutti i prodotti più recenti) o addirittura di un ingresso microSD (quello che per le schedine di memoria, per intenderci).

Insomma, cos’è successo?

È successo che Microsoft, con il consolidato successo da parte della sua divisione hardware, si è trovato a fare i contatti con il nemico più spietato della creatività: il marketing.

La mano del marketing si vede nella realizzazione di un prodotto che è sì la fotocopia di molti altri concept di prodotto già presenti sul mercato, ma che è anche uno dei segmenti più venduti della concorrenza.

C’è successo? E allora bisogna (anche) far cassa.

Si tratta di un processo che capita anche ai migliori e di cui non bisogna vergognarsi: all’aumentare della visibilità e delle aspettative riposte su un mercato, aumenteranno i vincoli (e si rischierà di meno).

Succede a tutte le case di auto – guardate la differenza fra le concept presentate nei vari Saloni e i prodotti finali nelle concessionarie -, succede nel mondo della moda, succede nel mondo dell’architettura.

È successo anche ad Apple, che non presenta nulla di veramente innovativo da ormai qualche anno. E adesso, pian piano, succederà anche a Microsoft.