Need for Speed: un ritorno in gran stile, la recensione

Smartworld
di Stefano Valente

Un anno sabbatico fa bene a tutti, anche alle serie storiche

Il momento tanto atteso è finalmente arrivato: il nuovo Need for Speed è tra noi. Quest’anno lo attendavamo particolarmente, poiché la storica saga di corse arcade si è presa per la prima volta dopo tanti anni una pausa, rinunciando l’anno scorso alla classica uscita pre-natalizia.  

Come è stato sfruttata la pausa? È stata messa a frutto? Scopriamolo in questa recensione.  

Un nuovo corso per la serie

Volendo andare a cercare dei significati laddove forse non ci sono, potremmo pensare che la scelta di intitolare il nuovo capitolo semplicemente “Need for Speed” sia dettata dalla voglia di ripartire da zero o comunque quanto meno di dare un nuovo corso alla serie.  

Need for Speed si prende sul serio

Partiamo dal cuore di un racing game: il modello di guida che è sempre arcade, ma soffre di contaminazioni (o pretese di realismo) dovute ad tuning prepotente, non solo sulla parte estetica, ma anche come ormai la maggior parte dei racing game hanno imposto, anche sul fronte delle prestazioni. La nostra cara amica Amy infatti ci fornirà col proseguire della storia nuovi pezzi e parti per rendere i nostri bolidi dei pericoli ambulanti per i nostri avversari, per la polizia e la popolazione di Ventura Bay, che poi altro non è che una rivisitazione libera di Los Angeles.  

Una storia “vera” 

Abbiamo citato la storia: ebbene sì, ce n’è una in Need for Speed ed è caratterizzata da video girati con attori veri e propri che si rivolgeranno al giocatore guardando sempre in camera, in maniera quasi inquietante e del tutto simile a quanto visto in Guitar Hero Live. Al di là della scelta artistica talvolta discutibile, gli attori sono comunque validi e quel che è più sorprendente è il passaggio da video “live action” a grafica in-game, un passaggio assolutamente indolore e quasi impercettibile.  

Questo è merito del motore grafico utilizzato, il Frostbite, spremuto all’inverosimile per ottenere un risultato per l’appunto quasi fotorealistico nell’eterna notte di Ventura Bay, tra una pozzanghera che riflette i grattacieli e i fumi che nascondo i fanali dei bolidi.

 

Quattro amici e la polizia

Ma cosa potete fare in giro per la moderatamente grande Ventura Bay (sì, è grande, ma non troppo)? Potrete seguire a vostra scelta ogni volta una delle quattro story-line collegate ognuna ad uno degli amici del nostro personaggio “novellino” (così verremo chiamati dai ragazzi della crew). Ognuno di loro vi darà delle missioni collegate ad uno stile di gioco diverso, votato alla velocità nel caso di Spike, al drift nel caso di Manu e a tutte le sfumature nel mezzo nei casi delle affascinanti Amy e Robyn. Non mancano gli inseguimenti con la polizia, una sorta di quinta quest da seguire per tutti gli appassionati storici della serie.  

Un ottimo inizio

Nonostante quindi un parco auto non vastissimo e una modalità multiplayer non entusiasmante (più vicina al caos di The Crew, che alla gloria dei club di DriveClub), questo “reboot” di Need for Speed è da promuovere a pieni voti grazie ad un buon modello di guida, ad una grafica mozzafiato e a campagna singleplayer non lunghissima ma sicuramente molto ben curata.  

Le basi per una nuova via da percorrere sono solide: ora si tratta di proseguire, drift dopo drift, verso la gloria.