Ero ancora un ragazzino quando, nel lontano 1998, Sony lanciò sul mercato un videogame destinato a cambiare radicalmente il mondo automobilistico: Gran Turismo.
Lì, in quei bit carichi di passione, c’erano e ci sono tuttora una miriade di automobili fantastiche con cui riempire il proprio (virtuale) garage dei sogni. Fra le alternative più o meno esotiche di tutte le marche, un sacco di Skyline Nismo. Che ebbero l’onore (e l’onere) di far sbarcare nel Vecchio Continente il brand acronimo di Nissan Motorsport, facendolo conoscere a milioni di adolescenti ed adulti eterni bambinoni malati di motori.
Oggi, il fil rouge tra mondo reale e virtuale si chiama Juke Nismo ed è il primo di una lunga serie di modelli che vogliono offrire – nelle intenzioni di Nissan – un pizzico di pepe in più rispetto al resto della gamma, ad un prezzo assolutamente non da nababbi. La prima cosa interessante è che il look di questa piccola crossover, vendutissima in Italia, non ha risentito in modo esagerato della cura proteica. Niente alettoni o incivili protuberanze, insomma, ma cerchi in lega da 18 pollici bruniti, assetto più basso e rigido del 10%, minigonne qua e là e una tinta bianca – White Pearl, l’unica disponibile in Italia – piuttosto fine.
Una volta entrati, è un attimo per i più grandi ridiventare ragazzini: il volante conquista inserti in Alcantara sulla corona, i sedili abbracciano con cura il busto e i loghi Nismo sparsi in abitacolo fanno sentire un po’ come a casa, davanti alla PlayStation. Ciononostante, rimangono piccoli vizi di gioventù: il piantone non regolabile in profondità o lo schienale aggiustabile a scatti, tanto per dirne due. Senza dimenticare finiture solide ma piuttosto spartane, con plastiche rigide.
L’1.6 DIG-T turbo a iniezione diretta di benzina sembra più in forma che mai.
Per l’occasione ha raggiunto i 200 CV tondi, ma all’avviamento non lo dà a vedere, con un sound fin troppo educato e simile a quello di una normalissima Juke 1.6 Tekna. I primi km servono a prendere confidenza con un assetto davvero ben tarato, consistente ma mai eccessivamente morbido o rigido sui tratti difficili. Almeno finché si procede “andanti con brio”.
Una fitta serie di curve affrontate con il coltello fra i denti fa invece emergere il vero carattere di questa Juke al peperoncino, che cerca di sedurti facendo la sportiva senza esagerare. I grossi Continental da 18” offrono un sacco di grip e il telaio resiste strenuamente al sottosterzo, tuttavia il baricentro alto e il peso (1.430 kg) si sentono, sotto forma di una certa quantità di rollio, nei veloci cambi di direzione. Lo sterzo, all’apparenza “gnucco”, si dimostra un buon compagno di giochi, anche se molto sensibile alla coppia dell’1.6 in piena accelerazione e non troppo dotato quanto a precisione di risposta. Il retrotreno, solido come una roccia, permette di spingere senza preoccuparsi troppo di ciò che succederà. Senza, tuttavia – ed è proprio questo il segno meno – far divertire chi guida con piccole ma interessanti digressioni rispetto alla direzione impostata. Come invece farebbe, chessò, una Mini, più rapida nella fase di ingresso in curva. Ottimi invece i freni, instancabili e con un buon mordente. In chiaroscuro il carattere del 4 cilindri turbo: se da un parte l’iniezione di cavalli si sente soprattutto ai medi (in modalità Sport beninteso) dall’altra perde un po’ di smalto man mano che ci si avvicina alla zona rossa, verso quota 6.500. Con un sound pieno e presente, d’accordo, ma non graffiante come si vorrebbe.
Probabilmente è anche per queste ragioni che ci hanno fatto provare, su un pistino birillato, un prototipo di nero vestito di questa super-Juke in arrivo nel corso del 2013: trovate le impressioni nel box qui sotto.
Brillante questa Nismo, ok, ma mai come la R.
Al volante c’è Jordan Tresson, che è diventato driver professionista grazie alla Nissan GT Academy, palestra virtuale per campioni reali. Lei, la R, la conoscete tutti: meccanica da GT sotto le spoglie di una Juke, schizza fuori dalla pitlane del circuito catalano di Castellolì con furia rara. Jordan, dopo aver shakerato per bene i miei organi interni nelle prime curve, mi confessa che preferisce proprio questa alla GT-R. Sgrano gli occhi. Il motivo è più semplice di quanto immaginassi: con un assetto relativamente più morbido e il passo corto, la Juke al nandrolone si rivela molto più giocherellona rispetto alla veloce ma fredda precisione della GT-R nel seguire le traiettorie. Così, si può sfruttare la reattività della coda in inserimento, certi che sarà sufficiente premere con decisione il pedale destro per rimettersi dritti e catapultarsi verso la curva successiva senza sforzo apparente.
Mentre torno verso l’albergo sulla più “terrena” Nismo, il mio cervello non può fare a meno di alcuni ragionamenti. Tanto per cominciare, come si comporterà alla prova dei fatti la versione 4WD, offerta solo in combinazione con il cambio CVT a 7 rapporti a 31.250 euro? E poi, nondimeno, con quale metro valutare questa micro-crossover a cui piace stuzzicare? In Nissan puntano alto e indicano, nella rosa delle contendenti, nientepopodimeno che Mini (3 porte e Clubman, entrambe Cooper S) e Citroën DS3, per cominciare. Io aggiungerei anche tutte le hot hatch con 5 porte, dall’Audi A1 1.4 TFSI Sportback alla futura Renault Clio RS, passando per Skoda Fabia RS e Volkswagen Polo GTI… Resta da vedere, quindi, come si comporterà la piccola Juke di fronte a cotanta concorrenza. Nell’attesa di un mega-confronto senza esclusione di colpi possiamo cominciare a consolarci, al Salone di Ginevra, con la 370Z Nismo, il secondo tassello della gamma Nissan Motorsport: 344 CV, 371 Nm, assetto rivisto in chiave ancora più dinamica e impianto di scarico pepato.
Ci sarà da divertirsi a quanto pare…