Psa, il governo potrebbe entrare nell’azionariato

PSA Peugeot Citroën
Smartworld
di Franco Oppedisano

«Sia chiaro: questa azienda non può scomparire. E noi faremo tutto quello che è necessario fare per salvarla». La dichiarazione del ministro francese del Bilancio Jerome Cahuzac non potrebbe essere più netta e clamorosa perché l’azienda in questione è Peugeot-Citroen, la casa automobilistica d’Oltralpe che ha annunciato la chiusura di uno stabilimento e non fa mistero di attraversare una profonda crisi. In un’intervista a Radio Montecarlo francese il ministro ha definito «possibile» un investimento del Governo in Psa, anticipata anche sulle colonne del quotidiano Liberation.

Gallois in attesa

Il giornale della sinistra francese aveva scritto che era allo studio l’entrata dello Stato nell’azionariato della casa automobilistica, anche se questa veniva considerata come «l’ultima possibile risorsa». Inoltre, aveva dato spazio alla richiesta, non confermata, del Governo di sostituire il numero uno dell’azienda Philippe Varin con Louis Gallois, l’ex capo di Eads (il colosso francese della Difesa) nel board di Psa  da dicembre.

No comment di Psa

Altri figure importanti del governo transalpino hanno invece negato che esistano piani di nazionalizzazione. Il portavoce del Primo ministro Jean-Marc Ayrault ha detto che la questione non è in agenda, mentre dal ministero delle Finanze hanno sottolineato che la priorità per Psa è «continuare nel piano di riorganizzazione, allargare l’alleanza con General Motors e continuare il suo sviluppo». La Casa automobilistica francese, invece, non ha voluto commentare in alcun modo le dichiarazioni del ministro, né le indiscrezione di Liberation.

Tagliati gli attivi

Intanto ieri Psa ha tagliato il valore delle attività  della divisione automotive di oltre 4 miliardi di euro, riducendo la valutazione delle proprietà, degli impianti e di altri assett che, fino al giugno scorso, erano a bilancio 14,5 miliardi di euro. «Questi calcoli» ha detto il responsabile finanziario dell’azienda Jean-Baptiste de Chatillon «sono il frutto di una cauta valutazione dell’ambiente economico europeo.

Noi pensiamo che il mercato automobilistico del Vecchio continente resterà in crisi per molto tempo».