Psa perde oltre 5 miliardi di euro

Peugeot
Smartworld
di Franco Oppedisano

Una perdita netta di 5 miliardi. Una risultato operativo in rosso per oltre un miliardo.  E un fatturato che arretra del 5,2% a quota 55, miliardi di euro. Bastano tre numeri per descrivere l’anno peggiore della storia per il Gruppo francese Psa che raggruppa i marchi Peugeot e Citroen. Le cause della perdita registrata nel 2012 sono due: la svalutazione degli attivi, ovvero il minor valore attribuito alle fabbriche in bilancio, e il crollo delle vendite di auto. Questi risultati, ha commentato il presidente di Psa Philippe Varin in un comunicato “riflettono il deterioramento dello scenario nel settore automobilistico in Europa”.

Meno di 3 milioni di auto vendute

La crisi dell’auto nel Vecchio continente ha portato il debito netto di Psa a 3 milliardi di euro con il ramo automobilistico che ha bruciato liquidità al ritmo di 200 milioni di euro al mese e ha ridotto i ricavi del 10,3%. Le vendite globali sono calate del 17% a 2,97 milioni di veicoli, mentre le perdite operative della divisione automotive sono salite da 92 milioni a 1,5 miliardi. “I risultati della riduzione dei costi e i piani di dismissioni di hanno superato i nostri obiettivi e sono dunque state poste le basi per una ripresa”, ha sostenuto Varin.

Nazionalizzazione esclusa, per ora

Anche di fronte a queste cifre, un intervento dello Stato nell’azionariato di Psa Peugeot Citroen “non è assolutamente all’ordine del giorno” secondo il ministro francese delle Finanze, Pierre Moscovici. “Abbiamo fatto in modo che Peugeot avesse gli strumenti per riorganizzarsi” ha dichiarato “ma per ora non ce l’ha fatta. Questo è il compito che spetta alla dirigenza del gruppo nel rispetto dei dipendenti”. Dello stesso parere anche il ministro del Bilancio, Jerome Cahuzac che la scorsa settimana aveva messo sul piatto l’ipotesi della nazionalizzazione del gruppo controllato dalla famiglia Peugeot: “non è previsto” ha sostenuto Cahuzac “che lo Stato si sostituisca, in un modo o in un altro, agli azionisti di Psa”, anche se ha ammesso che “non è possibile essere insensibili al destino di questa grande azienda”.