Renault vittima di spionaggio industriale: spunta la “pista cinese”

Renault Kangoo Z.E.
Smartworld
di Marco Coletto

Michel Balthazard (membro del comitato di direzione), Bertrand Rochette (il suo vice) e Matthieu Tenenbaum (numero due del progetto Z.E.): sarebbero questi i tre manager sospesi dalla Renault per “violazione del codice etico”. La loro colpa? Aver passato ad aziende concorrenti informazioni riservate riguardanti l’auto elettrica.

La Casa francese punta molto su questo progetto, al punto da aver depositato 56 brevetti (altri cento sono in fase di finalizzazione) e investito (assieme alla Nissan) 4 miliardi di euro. Secondo le prime indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Le Figaro i servizi segreti transalpini starebbero seguendo una pista cinese, per la precisione un consorzio di 16 società che avrebbe finanziato i tecnici della Régie attraverso bonifici in conti correnti esteri.  Non è la prima volta che una grande azienda francese diventa vittima di spionaggio industriale: fu celebre negli anni Sessanta il caso dell’aereo russo Tupolev Tu-144, “molto simile” al Concorde.

A quanto pare, però, i transalpini sono esperti anche nei furti di idee altrui: secondo un recente telegramma diplomatico dell’ambasciata statunitense a Berlino pubblicato su Wikileaks e riportato dal quotidiano norvegese Aftenposten i danni provocati all’economia tedesca dallo spionaggio francese sono più gravi di quelli cinesi o russi.