Seat Leon Cupra ST TCS: la prova in gara

Smartworld
di Francesco Neri

Abbiamo avuto il piacere di correre a Vallelunga con la Seat Leon ST TCS, ecco com’è andata

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Mentre ci giro attorno, la Seat Leon Cupra ST TCS mi sembra una semplice station con degli adesivi. È così simile al modello di serie che vien quasi voglia di rubarla per un weekend al mare. Non ci sono alettoni vistosi, splitter o prese d’aria in carbonio. Davvero quest’auto corre in un campionato? Eccome se corre. Per chi non lo sapesse, la Seat Leon Cupra ST TCS è la “entry level” della Casa spagnola per chi desidera avventurarsi nel mondo delle corse. Sostituisce, di fatto, la Seat Ibiza Cup, ma non fa più parte di un campionato monomarca, bensì nel Campionato Italiano Turismo TCS che è libero ad ogni marchio che desidera parteciparvi.

STATION WAGON A CHI?

La Seat Leon St Cupra TCS, credetemi, è tutt’altro che una vettura entry level: il motore 2.0 TFSI turbo eroga 300 CV, le gomme sono slick, molle e ammortizzatori Eibach e Bilstein, e l’impianto frenante è lo stesso (mostruoso) della sorella Leon Cup, con dischi anteriori da 378 mm e sei pistoncini. Anche l’impianto di scarico è lo stesso della Cup; per il resto, è un’auto di serie. Certo, c’è il sedile da corsa, il roll cage di sicurezza, l’estintore, e tutti gli strumenti obbligatori su un’auto da competizione, ma nulla più. Anche i CV sono gli stessi della vettura stradale, ma le prestazioni di cui è capace questa station wagon sono mostruose. Pensate che, sul circuito di Vallelunga, la Leon Cupra TCS gira solo 4 secondi più lenta della Leon Cup da 350 CV, molto più costosa e sofisticata. Ma adesso basta con le presentazioni, vediamo com’è andato il weekend di gara.

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CALDO, GOMME E VALLELUNGA

Il venerdì mattina comincia con un sole che picchia sul coppino. Mentre bevo il mio cappuccino, il pavone dell’Hotel Postiglione (si, hanno i pavoni) mi delizia con i suoi versi di corteggiamento (rivolti alla pavona disinteressata). Ma i miei pensieri sono rivolti al weekend di gara, la mia gara. Seat infatti mi ha proposto il sedile della loro Seat Leon Cupra TCS per il weekend di gara a Vallelunga, sedile che dividerò con il collega Lorenzo Baroni. Quindi avrò una prova libera, una qualifica e una gara (su due). Per un appassionato di corse, non c’è niente di più bello. Ho già avuto la fortuna di correre sia con la Seat Ibiza Cup (è stata la mia prima gara in auto), sia con la Leon Cup; quindi non vedo davvero l’ora di provare la nuova e, se vogliamo, “bizzarra” creatura di Seat Motorsport.

Prima volta, per me, sulla pista di Vallelunga; come ogni circuito, ha un’atmosfera tutta sua. È del tutto infossata in una valle, come se qualcuno avesse scavato una cava per estrarre il marmo e poi avesse pensato: “ehy, ci starebbe bene una pista qui dentro”.

Fortunatamente il simulatore “Assetto Corsa” mi ha permesso di imparare la pista prima, ma dal vivo è sempre un’altra cosa. Il primo curvone è un ottimo esercizio per rinforzare i glutei, tanto per cominciare. Si arriva dal rettilineo principale in leggera salita, dopodiché si scende verso questa curva destra-sinistra che va affrontata in pieno – o quasi – a seconda dell’auto. A circa 200 km/h.
Segue una doppia curva a destra con una forte pendenza, “i cimmini”, che vi proiettano verso un altro lungo rettilineo in leggera salita che porta alla parte guidata della pista. Tratti molto lenti e tratti molto veloci, un bel mix per divertirsi, insomma.

LIBERI TUTTI

Il primo turno di libere è fondamentale, soprattutto se sia la macchina sia la pista sono nuove. La Leon St è un’auto che da tanta fiducia; il caldo folle rende tutto più faticoso, ma almeno non c’è bisogno di scaldar le gomme. Faccio qualche giro e comincio a spingere, ma ben presto le temperature mandano “in pappa” le gomme anteriori, probabilmente anche per colpa della mia guida. È impressionante quanto freni questa Leon: si può staccare praticamente dentro la curva, stando sicuri che i dischi della Cup limeranno grandi fette di velocità senza sforzo. Anche la trazione è buona, meglio di quanto mi aspettassi, se devo essere sincero. Il differenziale autobloccante a gestione elettronica non è pensato per reggere questi sforzi e non è nemmeno “stretto” come quelli da corsa, ma è all’altezza della situazione. Il problema è che mancano quella precisione e quel senso di coesione che trovi sulla sorella maggiore Cup. Difficile capire quando la stai impiccando troppo oppure quando potresti osare di più, ma il cronometro alla fine mi rassicura. Nelle libere faccio il settimo tempo, ma con mezzo secondo sarei potuto essere quarto. Quarto sarebbe oro che cola.

È vero, non sono qui per cercare la prestazione, non mi gioco nessun campionato: sono solo un tester (fortunato) invitato a partecipare ad una gara. Ma già che son qua, perché non sognare…

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QUALIFICHE

È solo la sesta gara della mia carriera, quindi l’emozione è ancora tanta. Vallelunga è un circuito magico, ricco di storia, anche se un po’ decadente. Ma questa volta sono calmo, più calmo del solito. Libere, qualifiche e gara sono spalmati nell’arco di due giorni, con tante ore buche in mezzo. Per fortuna nei paddock c’è sempre qualcosa di bello da fare, come guardare le gare degli altri (negli ACI weekend corrono mille categorie), giocare col simulatore, bere caffè su caffè all’hospitality Seat; oppure semplicemente chiacchierare e girovagare con i propri amici.

La temperatura percepita è di 45 gradi – almeno -, quindi, per paura di svenire, bevo qualcosa come sei litri d’acqua arricchita di bustine potassio e magnesio.
La conseguenza è che appena salgo in macchina per le qualifiche sento l’impellente bisogno di andare in bagno. Ci casco ogni volta.

Quindici minuti, ecco quanto ci è concesso per stampare un bel giro (e non stampare la macchina).  La mia idea di fare due giri, rientrare ai box per fare le pressioni delle gomme e poi uscire per altri due giri lanciati è buona, ma va in fumo quando rientro troppo presto (seguendo il gruppetto di auto in testa) e non trovo meccanici pronti per assistermi. Riparto al volo, buttando via preziosi minuti e potenziali giri. Mannaggia a me. Tiro qualche parolaccia nel casco e tento due giri lanciati: uno esce, l’altro meno. Decido di rientrare per abbassare queste stramaledette pressioni, ma mi avvisano che il tempo è finito e che non riesco a tentare altri giri. Sono settimo, ma con tre decimi in meno sarei potuto partire quarto o quinto. Mannaggia di nuovo.

LANCIATISSIMI

È sempre un’emozione quando il semaforo si spegne, il commentatore comincia a urlare e tutte le auto si lanciano verso la prima curva. Quando vedo le partenze alla TV, l’emozione è sempre tanta; quando sei tu però a dover partire, l’ansia lascia spazio alla concentrazione più totale. È un momento in cui mi sento molto solo, ma mi piace tantissimo.
Mentre affronto la curva Roma appaiato ad un’altra Cupra, con la fila di auto accoppiate e compattate pronte per dare gas, credo di avere il livello di attenzione di ninja.
Non sono mai stato un fulmine di riflessi, in partenza, ma stavolta ho tonnellate di magnesio dalla mia parte.

Appena sento qualcuno dare gas, pesto sul pedale dell’acceleratore con un gesto quasi paranoico: ce l’ho fatta, sono partito bene! Le Leon si aprono davanti a me a ventaglio, lasciandomi poco spazio per passare, ma riesco a trovare un buco a destra proprio mentre entriamo nel curvone.

Non ho ben idea di quanti siamo qui in mezzo, ma la sensazione è quella di essere in un rave party con gente, come in tutti in rave, molto alterata.
Mi infilo un po’ a vita persa nella curva dei Cimmini, allargando tanto in uscita per chiudere fuori gli avversari. Da qui comincio a scappare, ma ho l’ansia di finire le gomme (la gara dura ben 38 minuti + un giro), con lo svantaggio che mi devo pure difendere da un agguerritissimo Casillo. Cosa che mi fa perdere il gruppetto di testa, oltre ad un passo gara che non sono riuscito a trovare.

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GARA DI RESISTENZA

La fatica comincia a rendere tutto più difficile. La Seat Leon St sta volando, ma il caldo si fa troppo insistente. Provo ad accendere la ventola, ma l’alito caldo che esce dalla bocchette mi brucia la faccia. E non sto affatto esagerando. Al quattordicesimo minuto rientro per il pit stop obbligatorio di 45 secondi: quel che si suol dire “una boccata d’aria fresca”.
Appena esco dai box, però, vengo ri-superato e perdo una posizione. Capisco solo ora la frustrazione dei piloti di F1 quando perdono tempo ai pit-stop. Ma ho un vantaggio: le gomme un po’ più fresche. Comincio a frenare il più tardi possibile e dopo meno di un giro mi infilo al tornantino con la staccata della vita. Sono ancora quinto! Vedo il mio meccanico che giro dopo giro mi incita e mi mostra il pollice alzato. Quando vedo la scritta sul traguardo “one lap” penso di morire. Sono stanco, ci sono mezzo milione di gradi e desidero una cisterna di acqua arricchita di sali.
Appena passo la bandiera a scacchi apro il finestrino e cerco col braccio di incanalare più aria possibile verso la mia faccia. Che bello!

FINE DEI GIOCHI

Sono contento? Sì. Partendo settimo in griglia era difficile fare di meglio. Ma quel che più mi rende contento è che FINALMENTE ho fatto una partenza come si deve, ho lottato, sono fuggito e sono riuscito a conservare le gomme, cosa affatto scontata. Guidare in pista è sempre bellissimo, correre con un’auto da corsa contro altri avversari è un’emozione enorme. Invidio tantissimo chi gareggia (quasi) tutti i weekend; avere l’opportunità di misurarsi con gente che corre assiduamente è fantastico.
E la Seat Leon ST Cup? Beh, la station wagon volante è incredibile. Ha le prestazioni di un’auto da corsa “vera”, ma allo stesso tempo esige uno stile di guida più docile, come vorrebbe una stradale. È una bella scuola per chi vuole cominciare a correre, ed è un grade divertimento per chi, come me, lo può fare solo ogni tanto.