Termini Imerese: ecco perché chiuderà

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Smartworld
di Marco Coletto

La situazione a Termini Imerese è grave: lo stabilimento Fiat che produce le Lancia Ypsilon chiuderà i battenti entro due anni. Lo ha ribadito l’ad del colosso torinese Sergio Marchionne, interpellato sull’argomento al Salone di Detroit.

Nonostante non si tratti di una decisione recente e improvvisa (già dallo scorso giugno Marchionne aveva inserito l’impianto siciliano, nato nel 1970, nella lista di quelli “sacrificabili”) i 1.400 lavoratori – 2.000 se si considera anche l’indotto – hanno dato vita ad una serie di scioperi già dalle prime ore di ieri.

La posizione dei sindacati è chiara e punta sull’aumento della produzione in Italia: su oltre un milione di Fiat vendute in Europa solo la metà viene assemblata nel nostro Paese. Senza dimenticare che nell’aprile 2008 fu proprio lo stesso Marchionne a firmare un accordo di programma che prevedeva la produzione della nuova Ypsilon in Sicilia a partire dal luglio 2009, con un investimento di 550 milioni di euro e la presenza di 250 dipendenti in più.

Una promessa non mantenuta a causa della crisi economica. Il crollo del mercato dell’auto ha reso infatti praticamente impossibile gestire Termini Imerese. Non si tratta di un problema di qualità ma di costi di produzione: ogni modello assemblato in questo impianto fa perdere infatti 1.000 euro rispetto agli altri stabilimenti. Analizziamo nel dettaglio le tre ragioni principali:

1) I cinque stabilimenti italiani della Fiat (Mirafiori, Cassino, Pomigliano d’Arco, Melfi e Termini Imerese) producono 650.000 unità all’anno e impiegano 22.000 persone. In Polonia bastano 6.100 dipendenti per assemblare 600.000 esemplari mentre in Brasile si riesce a raggiungere quota 730.000 con solo 9.400 lavoratori.

2) Nelle altre fabbriche le aziende dell’indotto si trovano vicine all’impianto di assemblaggio. Nel caso della Ypsilon molte componenti arrivano addirittura da Torino.

3) Le Ypsilon che vengono trasportate via mare devono fare un tragitto lungo 170 km con le bisarche prima di essere imbarcate a Catania.

Esiste un porto distante solo 7 km da Termini, ma non è mai stato completato.

Difficile prevedere il futuro dello stabilimento siciliano: le voci che parlavano di interessamenti da parte di Case estere come Tata, Mahindra e Chery si sono rivelate infondate mentre l’ipotesi dell’arrivo di una cordata italiana con l’obiettivo di assemblare vetture ecologiche ha ben poco di concreto.

A quanto pare l’unica certezza è che nel 2012 i modelli del gruppo Fiat non usciranno più da queste catene di montaggio…