Tony Cairoli, l’intervista: “Dal cross al rally, la mia vita è tra i motori (con Jill)”

Tony Cairoli
Smartworld
di Cristina Marinoni

La passione per il rally e la fidanzata Jill, i pregi e i difetti: a poche ore dal Motocross delle Nazioni, il campione siciliano si racconta

È tutto pronto, a Maggiora, per il Monster Energy Fim Motocross of Nazioni.

Il circuito in provincia di Novara, che dal 2011 si chiama Maggiora Park ed è stato completamente rinnovato (oltre 100mila metri quadri di area), il 24 e il 25 settembre torna a ospitare il Motocross delle Nazioni dopo 30 anni.

Protagonista della settantesima edizione dell’avvincente gara a squadre sarà la leggenda delle due ruote Tony Cairoli, 8 Mondiali vinti su 13 disputati.

Incontrare il rider nato in Sicilia (classe 1985) non è facile: tra allenamenti, gare, interviste e servizi fotografici, la sua agenda è fittissima di impegni, ma lo spettacolare evento del weekend è nell’occasione perfetta per una chiacchierata.

Hai mai girato al Maggiora Park?

“Sì, al raduno con la Nazionale, la settimana dopo il Gran Premio di Lombardia, a fine giugno. Il tracciato mi è sembrato subito molto bello, veloce e più ampio: sono certo che si dimostrerà un ottimo terreno di battaglia, sabato e domenica.

A dire la verità, non è una pista che si addica moltissimo alle mie caratteristiche, ma qui ho vinto una delle più belle gare della mia vita, due anni fa“.

Domani è il tuo compleanno: hai già pensato a come festeggiare?

“No, sono troppo concentrato sulla gara. Magari ci sarà un motivo in più per brindare domenica, no?”.

Facciamo un salto nel futuro: come ti vedi tra 10 anni?

“Considerata l’età, non correrò più su due ruote. Su quattro, mi piacerebbe, però: il rally è una mia grande passione. Da piccolo mio padre mi portava a vedere i concorrenti della mitica Targa Florio passare vicino a casa e io restavo incantato dal suono dei motori. Oppure potrei provare con la Formula 1, chissà”.

Guardando il passato, invece, qual è stata la vittoria più entusiasmante della tua carriera?

“Di sicuro quella a Namur nel 2004, perché è stata la prima e forse la meno attesa, su una pista difficilissima”.

Un Mondiale al quale tieni particolarmente?

“Il primo, nel 2005: un’emozione incredibile e indimenticabile.

Non voglio dire che ci si abitui, ma la prima volta è davvero speciale”.

Se avessi la possibilità di correre di nuovo una gara finita peggio di quanto sperassi, quale sceglieresti?

“Non ho idea. Provo sempre a dare il massimo: se una gara va storta, significa che doveva andare così”.

In moto il tuo obiettivo è vincere: nella vita?

“Divertirmi facendo quello che faccio, cercare di essere un esempio positivo per i giovani che mi seguono e vivere serenamente con le persone a cui voglio bene”.

Qual è lo sfizio che ti sei tolto con i primi guadagni?

“Ho comprato un’auto che desideravo da tempo”.

 La spesa più grande?

“Non ho le mani bucate: senza dubbio la casa dove vivo con la mia fidanzata Jill (Cox, ndr), nei pressi di Roma”.

Hai un motto?

“Più di uno! ‘Velocità, fango e gloria’ è quello che mi rappresenta meglio, non a caso l’ho tatuato sulla schiena. Insieme ai motti latini ‘Disce pati si vincere voles’ e ‘Per aspera ad astra'”.

L’ultimo gesto che fai prima di aprire il gas?

“Non sono superstizioso e non seguo rituali, però è inevitabile ripetere le solite azioni, durante la preparazione. Per esempio, metto gli occhiali sul manubrio per poi infilarli sul casco”.

Il primo che fai a fine gara?

“Se è andata bene, quando sono ancora in sella do un bacio a Jill. Meglio: me lo dà lei attraverso il casco. Se è andata male, tolgo il casco”.

Come ti piace trascorrere i momenti liberi?

“Pescare mi rilassa molto, adoro il mare e godermelo in silenzio per ore. Amo anche la musica e, a casa, mi sono attrezzato di console, con mixer e marchingegni vari per allenarmi a mixare i pezzi”.

Descriviti con tre pregi e tre difetti.

“Disponibile, con i fan mi fermo a lungo per foto e autografi, generoso e molto onesto: detesto le ingiustizie.

Testardo, poco puntuale e poco paziente, ma solo nelle questioni che non riguardano il lavoro. Per un profilo più preciso dovresti chiedere a Jill, lei sì che mi conosce benissimo”.

A proposito di Jill, alle gare è una presenza fissa: quanto è importante per te averla accanto?

“È fondamentale: su lei posso contare sempre, mi da tanta serenità, mi toglie un sacco di pensieri e risolve moltissimi problemi di tutti i giorni. Jill è proprio una persona speciale”.

Siete fidanzati da diversi anni: qual è il vostro segreto?

“Ci completiamo, siamo diversi ma complementari. Tanto per cominciare, io sono italiano, anzi, siciliano e lei olandese: non saprei trovare due culture più lontane in Europa, eppure queste diffenze d’origine ci aiutano molto ad andare d’accordo. E a migliorare: Jill ha preso alcuni aspetti del mio carattere, è diventata più solare ed è diventata un’ottima cuoca. Io da lei ho imparato organizzazione e precisione, qualità tipiche dei Paesi nordici”.

Ci togli un’ultima curiosità? Anche se l’avrai spiegato all’infito, ci racconti perché hai scelto il numero 222?

“Erano le tre cifre finali del numero di telaio della mia prima minimoto. Pensa che me ne sono accorto solamente al termine del mio primo anno di Mondiale, quando avevo già deciso di usarlo. I miei compagni portavano il 2 e il 22 e, con il mio 222, ci sembrava una coincidenza benaugurale così, dopo il numero 3 nel 2005 e l’1 nel 2006, non l’ho più cambiato”.