WorldSBK, intervista ad Alex Lowes: “Il golf mi ha salvato”

Alex Lowes
Smartworld
di Cristina Marinoni

Il pilota del Pata Yamaha official team parla a ruota libera: del legame profondo con il fratello, del passato (lo stress che lo tormentava) e del futuro (il matrimonio con Corinne)

“Mi piace molto lavorare con la Yamaha: mi fornisce il pacchetto migliore, la squadra è eccezionale, io do il massimo per sviluppare la R1 e sono sicuro che la prossima stagione saremo super competitivi. Se mi pesa la pressione di un marchio così prestigioso e vincente? No. Me ne metto così tanta da solo che il resto mi scivola addosso”

A parlare è Alex Lowes, pilota del team ufficiale Pata Yamaha di WorldSBK, che a luglio ha conquistato la (sua seconda) 8 Ore di Suzuka insieme al compagno di box Michael van der Mark (entrambi confermati sulla derivata giapponese per il 2018) e Katsuyuki Nakasuga.

Proprio questa pressione che il rider inglese, 26 anni, gemello di Sam, pilota di MotoGP per l’Aprilia Racing Team Gresini, mette su se stesso è stato un grosso problema, per Alex. Ricorda lui:

“Vivevo una lotta interna, perché sentivo la competizione a livelli assurdi, e mi bloccavo. Risultato: le prestazioni erano inferiori alle mie capacità. Adesso, però, va molto meglio”.

 


Grazie a cosa?

“Al golf. Nel 2012 ho chiesto aiuto a uno psicologo sportivo, lo stesso del campione di tennis Andy Murray, e mi segue tuttora: è stato lui a suggerirmi di praticare questo sport.

‘Stare tre ore sul green ti servirà a calmare la mente’ mi ha detto: aveva ragione. Finalmente riesco a separare il lavoro dalla vita privata”.

Il golf è la tua terapia antistress, insomma.

“Non solo, è diventata una passione: vado a giocare 3 o 4 volte a settimana, mi diverto tantissimo e me la cavo bene. A una delle gare organizzate dal mio club sono arrivato terzo su un centinaio di iscritti e non mi perdo un torneo in tv. Se non fossi pilota, probabilmente sarei un golfista”.

Non starai pensando di cambiare carriera?

“Mai. La moto resta il mio grande amore, la mia ragione di vita: non vedo l’ora di salirci sopra, nonostante corra da piccolo. Niente mi dà le emozioni che provo in sella. Non dirlo alla mia fidanzata”.

Da quanto tempo sei fidanzato?

“Quattro anni e convivo dal 2016. Non mi ero mai impegnato così seriamente con nessuna ragazza: non dico che prima ne cambiassi una a round, ma quasi.

Corinna è la cosa più bella che mi potesse capitare: mi sta sempre vicina, quando mi sono infortunato seriamente a una gamba e a un braccio è stata un sostegno enorme e non mi chiede di appendere il casco al chiodo. Per tutti questi motivi e altri ci sposeremo a dicembre”.

Al matrimonio hai invitato qualche collega?

“Leon Haslam, mio grande amico. Poi ci saranno i ragazzi della squadra”.

E Sam, tuo gemello?

“L’ho scelto come testimone. Anche perché sono sicuro che il suo discorso sarà fantastico”.

È vero che i gemelli sentono uno il dolore fisico dell’altro?

“No, per fortuna: Sam in pista fa un sacco di incidenti”.

Però avete un legame speciale.

O anche questo è falso?

“Sì, ci capiamo al volo, io anticipo Sam in una risposta o viceversa, ma non credo dipenda dall’essere gemelli: è perché condividiamo tutto dalla nascita.

“Questo non significa che siamo uguali, anzi: lui è un tipo divertente, adora far ridere, io sto più sulle mie. Sam ha le mani bucate, io sto attento alle spese. Enntrambi a scuola prendevamo buoni voti, ma a lui bastava seguire la lezione, a me toccava studiare un po”

Vi date consigli per la pista?

“Sempre. In questo periodo cerco anche di tirarlo su di morale e caricarlo di energia: la sua stagione è stata difficile”.

Vai a vederlo correre?

“Appena posso. E sono in apprensione per lui più di quanto lo sia per me”.

Vi siete mai scambiati a una gara? Siete identici.

“Un paio di volte, secoli fa, ma erano gare ufficiali”.

In moto c’è qualcosa che gli invidi?

“Abbiamo stili diversi e poi io sono più forte di lui: ci alleniamo insieme e lo batto sempre, anche in flat track e motocross. No, forse in motocross è più bravo Sam”.

Chi è salito prima in moto?

“Insieme. Nostro padre gareggiava e ha comprato a entrambi una mini moto: giravamo nel giardino del nonno”.

Hai un motto?
“Cambia ogni anno, perché riguarda il Mondiale che disputo. L’attuale è ‘meno è meglio’: se dai il 101 per cento, rischi troppo. Preferisco avere il controllo della situazione e valutare. Con metodo e disciplina, i risultati arrivano”.