Amédée Gordini è senza dubbio uno dei personaggi più importanti dell’automobilismo sportivo francese: nato nel nostro Paese ma cittadino transalpino, è l’unico italiano ad avere una piazza intitolata a suo nome a Parigi e nel corso della sua lunga vita è stato protagonista di numerosi momenti epici del motorsport. Scopriamo insieme la sua storia.
Amédée Gordini, la storia
Amédée Gordini (nato come Amedeo) nasce il 23 giugno 1899 a Bazzano (Bologna): figlio di mezzadri, si rivela poco adatto al lavoro agricolo e trova un impiego come garzone in un’officina del capoluogo emiliano. Nella seconda metà degli anni ’10 si sposta in un’officina Fiat e impara da Edoardo Weber (il più importante produttore italiano di carburatori) tutti i segreti di questo componente meccanico.
Il trasferimento in Lombardia
Nel 1920 Gordini si trasferisce a Milano per lavorare alla Isotta Fraschini e trova come suo superiore un certo Alfieri Maserati. Due anni più tardi viene nominato responsabile dell’officina del rivenditore di Mantova della Casa lombarda e costruisce una vettura da corsa dotata di un telaio SCAT e di un motore Hispano-Suiza da 180 CV per un noto motociclista locale che vuole trionfare anche con le quattro ruote: Tazio Nuvolari.
Grazie alla sua bravura nella messa a punto delle automobili Amédée Gordini viene nominato meccanico personale dal “Mantovano Volante” e lo segue nei primi passi della carriera quando corre per due anni con la Chiribiri. Il rapporto tra i due si interrompe nel 1925 quando Tazio torna temporaneamente alle due ruote.
Il trasferimento in Francia
Nel 1925 Gordini si trasferisce a Parigi per lavorare presso un rivenditore locale Isotta Fraschini ma dopo pochi mesi si mette in proprio, nel 1928 prende la cittadinanza francese e diventa agente Fiat mentre negli anni ’30 inizia a specializzarsi nella preparazione di vetture della Casa torinese e delle corrispondenti versioni transalpine Simca.
Nel periodo precedente allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Amédée Gordini tenta anche, senza grande successo, la carriera di pilota e ottiene come miglior risultato un 10° posto alla 24 Ore di Le Mans del 1939 (in coppia con il connazionale José Scaron) al volante di una Simca motorizzata Fiat.
Gli anni ’40
Nel secondo dopoguerra le monoposto Simca-Gordini si fanno valere sui circuiti di tutta Europa: Juan Manuel Fangio inizia a correre nel Vecchio Continente proprio con queste vetture e trionfa a Marsiglia nel 1949.
Gli anni ’50
La Simca-Gordini realizzata da Amédée corre in F1 fin dalla prima stagione (nel 1950) e risale a quell’anno il miglior piazzamento della monoposto francese: un quarto posto conquistato a Reims dal driver transalpino Robert Manzon.
Dopo un 1951 deludente Gordini perde l’appoggio della Simca e si ritrova a correre nel Circus dal 1952 con una vettura interamente realizzata da lui: i migliori risultati – due terzi posti (in Svizzera con Jean Behra e in Belgio con Manzon) – arrivano nell’anno del debutto. Il 1953 è invece da ricordare per il sesto posto alla 24 Ore di Le Mans con Maurice Trintignant e lo statunitense Harry Schell, piazzamento ripetuto l’anno seguente con la coppia transalpina composta da Andrè Guelfi e Jacques Pollet.
Arriva la Renault
Nella seconda metà degli anni ’50 Amédée Gordini è in crisi finanziaria: abbandona la F1 nel 1956 mentre risale all’anno successivo l’addio a Le Mans. Per fortuna, in seguito all’incontro con Pierre Dreyfus (amministratore delegato Renault), trova un accordo per realizzare varianti sportive dei modelli della Régie.
Nel 1957 vede la luce la Dauphine Gordini, seguita nel 1964 dalla 8 Gordini (vincitrice di tre Tour de Corse consecutivi dal 1964 al 1966 con i transalpini Jean Vinatier, Pierre Orsini e Jean-François Piot) e nel 1970 – un anno dopo l’acquisto della società fondata da Amédée da parte della Renault – dalla 12 Gordini.
Gli ultimi anni
Nel 1974 esce di produzione la 12 – l’ultima vera Gordini (la 17 del 1975 non è altro che una TS rimarchiata) – e cinque anni più tardi (più precisamente il 25 maggio 1979) Amédée scompare a Parigi (Francia) dopo una lunga malattia. L’1 luglio 1979 sul circuito transalpino di Digione Jean-Pierre Jabouille ottiene al volante di una Renault RS10 la prima vittoria della Régie in F1 e, soprattutto, il primo successo di un motore turbo.
Il nome di questo storico propulsore? Renault-Gordini.