Arturo Merzario: non chiamatelo pensionato

Arturo Merzario
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Ha oltre 70 anni ma continua a correre: storia dell'uomo che ha salvato la vita a Lauda, protagonista (soprattutto con le Sport) delle corse anni '70

Arturo Merzario è tutto fuorché un pilota pensionato: è stato un protagonista delle corse Sport degli anni ’70 ma corre ancora oggi (a oltre 70 anni di età).

Ha conquistato numerose gare di durata, ha sfiorato più volte il podio in F1 (tre volte quarto) e ha salvato la vita a Niki Lauda sul circuito del Nürburgring nel 1976. Tutti gli appassionati di automobili, però, lo conoscono principalmente per i suoi due segni distintivi: i capelli lunghi e il cappello da cowboy (simbolo della sua passione per il vecchio West). Scopriamo insieme la sua storia.

Arturo Merzario, la storia

Arturo Merzario (registrato come Arturio per via di un errore all’anagrafe) nasce l’11 marzo 1943 a Civenna (Como). Figlio di un imprenditore edile, impara a guidare già in tenera età e debutta nelle corse a soli 19 anni quando in occasione della Coppa Fisa a Monza si classifica all’8° posto al volante della sua Alfa Romeo Giulietta Spider Veloce dotata di hard-top, autoradio e mangiadischi. Il primo trionfo rilevante arriva l’anno successivo, con la vittoria di classe (GT) al Rally di Sardegna con un’Alfa Romeo Giulietta SZ.

Gli inizi della carriera

Negli anni Sessanta Arturo stringe un forte legame con l’Abarth: nel 1964 acquista una 1000 (vettura con la quale sfiora il campionato italiano turismo) e nel 1967 (anno in cui viene assunto come collaudatore dalla Casa dello Scorpione) termina al terzo posto il campionato europeo turismo. La svolta arriva nel 1969 con la conquista del titolo europeo Montagna nella categoria Turismo con la 2000.

La Ferrari

I successi con l’Abarth aprono ad Arturo Merzario, nel 1970, le porte della Ferrari e i risultati più importanti arrivano due anni più tardi: al volante della 312PB permette alla Casa di Maranello di conquistare l’ultimo Mondiale Marche della sua storia grazie ai trionfi alla 1.000 km di Spa (con il britannico Brian Redman), alla Targa Florio (con Sandro Munari), alla 500 km di Imola e alla 9 Ore di Kyalami (con lo svizzero Clay Regazzoni).

Il 1972 è anche l’anno del debutto in F1: disputa due GP con la scuderia di Maranello risultando più lento dei due compagni di squadra (Regazzoni e il belga Jacky Ickx) ma conquista punti (6° in Gran Bretagna) già alla prima gara (nessun altro pilota italiano, a parte Vitantonio Liuzzi, è più riuscito ad ottenere questo importante risultato).

La migliore stagione nel Circus di Arturo Merzario è però indubbiamente quella del 1973 (conclusa comunque dietro al coéquipier Ickx): 12° posto assoluto nel Mondiale grazie a due quarti posti in Brasile e in Sudafrica.

Addio alla Ferrari

Nel 1974 Merzario rifiuta l’offerta Ferrari di correre con i prototipi e di disputare qualche GP di F1 e si trasferisce alla Iso-Marlboro: al volante della monoposto lombarda Arturo si rivela più veloce di tre compagni di scuderia – il danese Tom Belsø e i francesi Jean-Pierre Jabouille e Jacques Laffite – mentre è costretto al ritiro nelle due gare in cui ha come “collega” l’olandese Gijs van Lennep (14° in Belgio). In Italia taglia il traguardo in quarta posizione: il suo ultimo arrivo a punti nel Circus.

Nello stesso anno Arturo Merzario inizia il suo lungo rapporto con l’Alfa Romeo nella categoria “prototipi” e porta a casa la 1.000 km di Monza con la 33TT12 insieme allo statunitense Mario Andretti.

Nel 1975, al volante della stessa vettura, conquista con Laffite un’altra edizione della 1.000 km di Monza e la 1.000 km del Nürburgring e sale sul gradino più alto del podio della Targa Florio con Nino Vaccarella.

Merzario corre sei GP di F1 con la Williams nel 1975 senza mai riuscire a tagliare il traguardo e risultando meno performante dei compagni (Laffite e il britannico Tony Brise). Il suo unico piazzamento stagionale arriva in Italia (11°) con la Copersucar.

La seconda metà degli anni Settanta

Arturo inizia il Mondiale F1 1976 con la March: ottiene un 9° posto in Francia ma i suoi “colleghi” – lo svedese Ronnie Peterson e il tedesco Hans-Joachim Stuck – se la cavano meglio. Torna quindi in Williams (zero arrivi al traguardo): nella prima gara con la scuderia britannica – sul circuito del Nürburgring – salva la vita a Niki Lauda. Il pilota austriaco lo ringrazia solo l’anno seguente con un orologio, tra l’altro un regalo riciclato proveniente dalla prima moglie.

Nel 1977 – anno in cui arriva l’ultimo successo importante con i prototipi (alla 500 km di Le Castellet con il francese Jean-Pierre Jarier) – Arturo Merzario corre nel Circus con la March (14° in Belgio, ultimo arrivo al traguardo) e con la Shadow. Dal 1978 al 1980 tenta invece di sfondare come costruttore con la Merzario (10 GP disputati, zero arrivi al traguardo): il più grosso errore della sua vita.

La carriera prosegue

Nella prima metà degli anni ’80 Merzario e il suo team si cimentano (con alterne fortune) in F2 mentre nel 1985 Arturo diventa campione italiano prototipi con una Lucchini. Dopo un pauroso incidente a Magione nel 1991 (nel quale riporta la frattura della quinta vertebra cervicale e di un dito della mano sinistra e ustioni di secondo grado) torna in gara nel 1995 nel monomarca Maserati Ghibli.

Alla fine degli anni Novanta Arturo Merzario prende parte al campionato International Sports Racing Series: nel 1997 vince tre gare su quattro nella categoria SR2 (Donington, Brno e Jarama), nel 1998 trionfa al Paul Ricard nella categoria CN e nel 1999 sale sul gradino più alto del podio a Monza e a Spa nella classe SR2.

Negli anni Duemila Merzario continua a correre con le GT (principalmente Ferrari e Porsche) e ancora oggi è più facile incontrarlo in pista – il suo habitat naturale – che per strada.