Audi Quattro: la prima auto da rally moderna

Smartworld
di Marco Coletto

Storia della sportiva tedesca a trazione integrale, capace di aggiudicarsi quattro Mondiali in tre anni

Per capire l’importanza dell’Audi Quattro a trazione integrale nel mondo dei rally basta un dato: da quando la coupé tedesca ha conquistato il primo Mondiale Piloti – nel 1983 – nessun altro driver è più stato capace di aggiudicarsi il titolo iridato al volante di una vettura non 4×4.

Scopriamo insieme la storia agonistica della sportiva di Ingolstadt, una vettura che ha rivoluzionato il mondo dello sport automobilistico in più occasioni.

Audi Quattro: la storia

La versione da corsa dell’Audi Quattro inizia a muovere i primi passi nel Rally dell’Algarve del 1980 con il pilota finlandese Hannu Mikkola. La vettura viene ammessa alla corsa ma non alla classifica generale: se avesse gareggiato avrebbe vinto con circa 26 minuti di vantaggio sul secondo.

Audi Quattro (1981)

Per il debutto ufficiale in gara bisogna attendere il Mondiale 1981: dopo sei prove speciali a Monte Carlo Mikkola ha un vantaggio di sei minuti sui rivali ma al termine della gara si ritrova al 91° posto a causa di numerosi problemi (alternatore, ruota e uscita di strada). Il primo successo arriva nella tappa successiva in Svezia.

Il finale di stagione dell’Audi Quattro – dotata di un motore 2.1 a cinque cilindri in grado di generare potenze fino a 360 CV – è ricco di soddisfazioni: la francese Michèle Mouton a Sanremo diventa la prima donna a vincere un rally iridato mentre nell’ultima prova stagionale, in Gran Bretagna, Mikkola sale nuovamente sul gradino più alto del podio.

Il primo Mondiale rally arriva nel 1982. Si tratta del titolo Costruttori, conquistato grazie a ben sette vittorie: tre della Mouton (Portogallo, Acropoli e Brasile), due dello svedese Stig Blomqvist (Svezia e Sanremo) e due di Mikkola (1000 Laghi e RAC).

Audi Quattro A1 (1983)

Nel 1983 – anno di debutto delle Gruppo B – arriva l’Audi Quattro A1, in cui la lettera A simboleggia la presenza del blocco cilindri in alluminio del motore, portato a 370 CV. La vettura vince in Svezia e in Portogallo con Mikkola.

Audi Quattro A2 (1983)

L’Audi Quattro A2, svelata nel mese di maggio, è più leggera di 100 kg e ha un propulsore dalla cilindrata più contenuta (2.109 cc anziché 2.144). Questo modello permette alla Casa dei quattro anelli e a Mikkola (primo anche in Argentina e al 1000 Laghi) di aggiudicarsi il primo titolo Piloti della loro storia.

Da segnalare anche il successo di Blomqvist al RAC.

Il 1984 – l’ultimo anno vincente della Quattro – è anche l’unico in cui l’Audi realizza la doppietta con il titolo Piloti – con Blomqvist (primo quattro volte – Svezia. Acropoli, Nuova Zelanda e Argentina – con la A2) – e quello Costruttori, ottenuto anche grazie ai successi del tedesco Walter Röhrl a Monte Carlo e di Mikkola in Portogallo.

Audi Sport Quattro (1984)

L’Audi Sport Quattro non è solo un’evoluzione della A2 ma un vero e proprio “mostro” totalmente rinnovato creato per avere una maggiore competitività nelle gare su asfalto: monta un motore a 20 valvole con potenze comprese tra 400 e 510 CV, ha un passo più corto di 32 centimetri per migliorare l’agilità ed è più larga.

Questo modello – più “ciccione” del precedente – abbaia ma non morde: la tenuta di strada non è delle migliori per via del peso concentrato nella zona anteriore e l’unica vittoria iridata arriva in Costa d’Avorio nel 1984 con Blomqvist. Da non sottovalutare i due successi al Pikes Peak ottenuti nel 1984 e nel 1985 dalla Mouton, il terzo e il quarto dei sei consecutivi conquistati dalla sportiva dei quattro anelli nella celebre corsa in salita statunitense dal 1982 al 1987.

Audi Sport Quattro S1 (1985)

L’Audi Sport Quattro S1 – nata nel 1985 per rimediare ai problemi della Sport Quattro “normale” – si distingue per lo spoiler anteriore più pronunciato e per il vistoso alettone posteriore. La distribuzione dei pesi è più equilibrata (52:48 invece di 58:42) grazie allo spostamento di alcune componenti nella zona del bagagliaio e anche l’aerodinamica è più curata. La potenza del motore raggiunge quota 550 CV.

La vettura si rivela più vincente dell’antenata ma non abbastanza: porta a casa il Sanremo del 1985 con Röhrl (ultima vittoria iridata per la Casa tedesca) e un paio di podi nel 1986.