Chiedi chi era Ayrton Senna

Ayrton Senna
Smartworld

Storia del pilota brasiliano, che oggi avrebbe 54 anni

Non è semplice spiegare ai più giovani chi era Ayrton Senna.

Il pilota brasiliano – che oggi avrebbe 54 anni – non è stato il più vincente della sua epoca (tre Mondiali F1 contro i quattro del rivale di sempre Alain Prost) ma è stato il più amato, il più odiato, il più talentuoso e – soprattutto – il più pianto.

Chi è intorno alla quarantina ricorda tutto di lui: il suo stile di guida, il suo atteggiamento poco accomodante verso gli altri driver e la sua insofferenza verso qualsiasi forma di potere. Tutti, in Italia, dicono di essere stati suoi tifosi all’epoca ma la verità è che quando Ayrton era in vita erano ben pochi i nostri connazionali che preferivano lui alla Ferrari.

La morte di Ayrton Senna (l’ultima nella storia del Circus), a differenza di quella di Gilles Villeneuve, non ha amplificato le sue qualità: emozionava già da vivo e, a differenza del driver canadese, portava le auto al traguardo e saliva molto spesso sul gradino più alto del podio. Avrebbe potuto avere tutto dalla vita, essendo di famiglia ricca, ma ha preferito ottenerlo con le sue forze: scopriamo insieme la sua storia.

Ayrton Senna: la biografia

Ayrton Senna nasce il 21 marzo 1960 a San Paolo (Brasile) e debutta nel motorsport a 13 anni con i kart. Le prime soddisfazioni arrivano nel 1977 – con la conquista del campionato sudamericano – mentre tra il 1978 e il 1982 partecipa al Mondiale senza tuttavia mai riuscire a vincerlo.

L’esordio con le monoposto

L’esordio con le monoposto risale al 1981 con la Formula Ford: sorprende tutti aggiudicandosi il titolo britannico (con 12 vittorie su 19 gare) e due anni più tardi – al debutto in F3 – diventa campione britannico e vince il prestigioso GP di Macao.

Il debutto in F1

Dopo aver effettuato numerosi test con parecchi team di F1 Ayrton Senna debutta nel Circus nel 1984 al volante della monoposto britannica Toleman. Conquista i primi punti già al secondo GP (6° in Sudafrica), surclassa i compagni di scuderia (il venezuelano Johnny Cecotto e lo svedese Stefan Johansson) e ottiene addirittura tre podi: un secondo posto a Monte Carlo (gara interrotta per pioggia mentre il pilota brasiliano sta addirittura per soffiare la vittoria a Prost) e due terzi posti in Gran Bretagna e in Portogallo.

Nello stesso anno prende parte ad una gara di esibizione per festeggiare l’apertura del nuovo circuito del Nürburgring: a parita di vetture (Mercedes 190E 2.3-16) vince la corsa superando diversi piloti di F1 più esperti, tra cui Niki Lauda, che diventerà campione del mondo proprio in quell’anno.

Il passaggio alla Lotus

Con il passaggio alla Lotus Ayrton Senna può affrontare il campionato 1985 con una monoposto più competitiva e impiega poco tempo per mostrare al mondo le sue doti: vince il suo primo GP in carriera nella seconda prova stagionale (in Portogallo), sale sul gradino più alto del podio in un’altra occasione (in Belgio) e si rivela ancora una volta più rapido del suo coéquipier: il nostro Elio de Angelis.

La situazione migliora nel 1986: le vittorie sono sempre due (Spagna e Detroit) ma l’affidabilità migliorata della monoposto britannica gli consente di portare a casa più podi e più piazzamenti. Con la stessa vettura il meno talentuoso collega scozzese Johnny Dumfries ottiene come miglior risultato un quinto posto.

L’ultimo anno di Ayrton Senna in Lotus – il 1987 – è ancora più ricco di soddisfazioni, grazie soprattutto al passaggio dai motori Renault a quelli Honda.

Termina il Mondiale al terzo posto, sale nuovamente per due volte sul gradino più alto del podio (Monte Carlo e Detroit) e surclassa il compagno giapponese Satoru Nakajima.

L’era McLaren

Nel 1988 Ayrton passa alla McLaren, una monoposto che può permettere finalmente al pilota brasiliano di conquistare l’iride. Ci riesce, a sorpresa, già al primo colpo – con otto vittorie (San Marino, Canada, Detroit, Gran Bretagna, Germania, Ungheria, Belgio e Giappone) – superando il compagno di squadra, il francese Alain Prost. Tra i due scoppia una rivalità accesa.

Rivalità che si inasprisce nel 1989: nonostante sei vittorie (San Marino, Monte Carlo, Messico, Germania, Belgio e Spagna) contro quattro Ayrton Senna deve cedere il titolo a Prost. Nella penultima gara stagionale – in Giappone – rimane coinvolto in un incidente causato proprio dal rivale francese, riesce a tornare in pista a differenza del collega, taglia il traguardo per primo ma viene squalificato ingiustamente per essere rientrato sul tracciato tagliando la chicane (anche se non c’erano altre soluzioni).

Nel 1990 Ayrton conquista il secondo Mondiale sconfiggendo Prost (passato alla Ferrari), portando a casa sei successi (USA, Monte Carlo, Canada, Germania, Belgio e Italia) e surclassando il nuovo compagno di scuderia: l’austriaco Gerhard Berger. Al via del GP del Giappone, nella stessa curva del circuito di Suzuka location dell’incidente dell’anno prima, “ricambia il favore” a Prost ritardando la frenata e speronandolo.

L’ultimo Mondiale

Ayrton Senna conquista il terzo (e ultimo) Mondiale in carriera nel 1991: sempre più veloce del compagno Berger, ottiene sette vittorie (USA. Brasile, San Marino, Monte Carlo, Ungheria, Belgio e Australia).

Nel 1992, complice il dominio della Williams, si deve accontentare di due successi (Monte Carlo e Italia). Le ultime soddisfazioni arrivano nel 1993 con il nuovo motore Ford: si libera agevolmente dei due nuovi compagni di squadra – lo statunitense Michael Andretti e il finlandese Mika Häkkinen – e diventa vicecampione iridato con cinque successi (Brasile, Europa, Monte Carlo, Giappone e Australia).

Restano nella storia la vittoria sul circuito di Donington (quarto in griglia, primo dopo il primo giro) e il quinto trionfo consecutivo nel Principato.

Il 1994

Nel 1994 Ayrton Senna passa alla Williams ma la stagione non inizia bene: nei primi due GP dell’anno ottiene due pole position ma è costretto al ritiro in entrambe le occasioni. Anche nell’ultimo GP della sua vita – quello di San Marino dell’1 maggio – parte davanti a tutti.

Al settimo giro sul circuito di Imola, mentre si trova al comando, esce di pista alla curva del Tamburello a causa di un cedimento del piantone dello sterzo. Il puntone della sospensione anteriore destra si spezza e penetra attraverso il casco del pilota brasiliano. Ayrton perde la vita dopo il trasferimento all’ospedale di Bologna.