Jochen Rindt, campione del mondo in cielo

Jochen Rindt
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Conquistò il titolo iridato F1 nel 1970 ma non l'ha mai saputo

Chissà se in qualche paradiso o universo parallelo Jochen Rindt ha mai saputo di essere diventato campione del mondo di F1 nel 1970. Il pilota austriaco perse infatti la vita a Monza mentre si trovava in testa al campionato ma la matematica certezza della vittoria nel Mondiale arrivò un mese dopo la sua scomparsa. Scopriamo insieme la storia dell’unico iridato postumo del Circus.

Jochen Rindt, la storia

Jochen Rindt nasce il 18 aprile 1942 a Magonza (Germania): il padre è un ricco commerciante di spezie tedesco mentre la madre è austriaca. A solo un anno di vita, però, in seguito alla scomparsa di entrambi i genitori durante il bombardamento alleato di Amburgo viene cresciuto dai nonni a Graz, in Austria, e per questo motivo correrà per tutta la sua carriera con la licenza di quel Paese.

Appassionato di corse automobilistiche fin da giovane, nel 1961 vende l’azienda ricevuta in eredità per finanziare la sua attività nel motorsport. Inizialmente si concentra sulle vetture di serie – Simca Aronde nei rally e Alfa Romeo Giulietta nel turismo – e in seguito passa alle monoposto di Formula Junior.

I primi successi e il debutto in F1

Jochen Rindt inizia a farsi notare nell’ambiente nel 1964 grazie alle numerose vittorie in F2 (categoria in cui correrà fin quasi a fine carriera): la più rilevante è senza dubbio quella ottenuta a Londra davanti ai campioni del mondo F1 del 1962 (Graham Hill) e del 1963 (Jim Clark).

Nello stesso anno si cimenta con le GT e più precisamente al volante della Ferrari 250 LM (39° alla 1.000 km del Nürburgring e ritirato alla 24 Ore di Le Mans) e debutta in F1 il 23 agosto in occasione del GP d’Austria con una Brabham. È costretto al ritiro per un problema allo sterzo mentre il compagno di scuderia – lo svedese Jo Bonnier – taglia il traguardo in sesta posizione.

Gli anni in Cooper e la parentesi Le Mans

Nel 1965 Jochen Rindt viene chiamato dalla Cooper per disputare tutto il Mondiale: ottiene i primi punti iridati grazie ad un quarto posto in Germania ma complessivamente risulta più lento del coéquipier neozelandese Bruce McLaren.

Nello stesso anno arriva però la vittoria alla 24 Ore di Le Mans con una Ferrari 250 LM – ultimo successo di un’auto italiana nella più nota gara endurance del mondo – insieme ai due statunitensi Masten Gregory ed Ed Hugus.

Per il primo podio in F1 di Jochen Rindt bisogna invece aspettare il 1966 e il secondo posto in Belgio. Nel corso della stagione il driver austriaco porta a casa anche una terza piazza in Germania e una seconda posizione negli USA e si rivela più rapido di tre compagni su quattro: lo statunitense Richie Ginther, il neozelandese Chris Amon e il messicano Moisés Solana.

Perde il contronto diretto solo contro il britannico John Surtees.

L’ultima stagione di Jochen con la Cooper è parecchio deludente (due quarti posti e una marea di ritiri): se la cava meglio del coéquipier belga Jacky Ickx ma soffre la concorrenza del messicano Pedro Rodríguez ed è costretto ad abbandonare due GP anzitempo (Gran Bretagna e Canada) nei quali invece i britannici Alan Rees e Richard Attwood riescono a tagliare il traguardo.

L’anno in Brabham

Jochen Rindt si trasferisce alla Brabham nel 1968: risulta più veloce del compagno australiano Jack Brabham e in Olanda è più rapido dello statunitense Dan Gurney. I due terzi posti ottenuti in Sudafrica e in Germania non sono sufficienti, però, per considerare buona la stagione visto che sono corredati da ben dieci ritiri per problemi meccanici.

Gli ultimi anni in Lotus

Jochen passa alla Lotus nel 1969 grazie al suo nuovo manager (un certo Bernie Ecclestone…), è vittima di un brutto incidente in Spagna nel quale riporta la frattura del setto nasale ma si riscatta nella seconda metà della stagione surclassando tre compagni di scuderia – i britannici Hill e John Miles e lo statunitense Mario Andretti – e conquistando un secondo posto in Italia, un terzo in Canada e la prima vittoria in carriera negli USA.

Il 1970

Jochen Rindt è l’assoluto dominatore del Mondiale F1 1970: nelle prime nove gare della stagione ottiene infatti cinque vittorie (Monte Carlo, Olanda, Francia, Gran Bretagna e Germania) risultando nettamente più rapido dei propri coéquipier (Miles, lo spagnolo Alex Soler-Roig e il brasiliano Emerson Fittipaldi).

La vita di Rindt termina però bruscamente il 5 settembre. Durante le qualifiche del GP d’Italia a Monza perde il controllo della sua Lotus 72 a causa della rottura di un semiasse: la vettura si schianta contro il guard rail e la ruota sinistra si infila in una buca scavata da alcuni tifosi per entrare in pista.

Jochen Rindt ha un buon margine sui rivali e diventa matematicamente campione del mondo di F1 dopo la penultima prova stagionale – il 4 ottobre – grazie alla vittoria di Fittipaldi sul circuito statunitense di Watkins Glen: un successo che toglie a Ickx le ultime possibilità di soffiare l’iride al driver austriaco.