Lancia e i rally: la storia di un mito

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15 Mondiali WRC (5 Piloti e 10 Costruttori) per la Casa più vincente di sempre

Passano gli anni ma la Lancia resta la Casa automobilistica più vincente nella storia dei rally: il marchio torinese può infatti vantare ben 15 Mondiali WRC (5 Piloti e 10 Costruttori) e una serie di modelli entrati nel mito. Scopriamo insieme l’evoluzione sportiva di un brand semplicemente leggendario.

Lancia e i rally: la storia

Secondo i primi documenti relativi alla storia del rally già negli anni ’20 alcuni piloti privati si cimentano in questo sport con vetture marchiate Lancia. La Lambda, ad esempio, conquista il secondo posto a Monte Carlo nel 1925 con una signora belga – Madame Mertens – e porta a casa una terza piazza nel 1929 con un driver di nome Visser.

Gli anni ’50

Il brand Lancia inizia a farsi notare nel mondo dei rally nel 1951 quando una Aurelia B10 guidata dal nostro Luigi Villoresi si aggiudica il Rallye del Sestriere. Notevole anche il trionfo in Austria del pilota locale Rudolf Smoliner al volante di una Appia.

Le più grandi soddisfazioni per la Casa torinese arrivano però con la Aurelia B20: prima al Sestriere 1952 con il nostro Gino Valenzano e capace di portare a casa parecchi trionfi nella variante GT. Qualche esempio? La Liegi-Roma-Liegi del 1953 con il belga Johnny Claes, il Monte Carlo 1954 con il driver locale Louis Chiron e (nello stesso anno) il bis al Sestriere con Valenzano, il Sestriere 1955 con Ferdinando Gatta e il Rally dell’Acropoli 1958 con Villoresi.

Nasce la Squadra Corse Lancia

Nel 1963 nasce la Squadra Corse Lancia e dopo soli due anni la Casa torinese torna a brillare nei rally grazie alla Fulvia 2C (prima al Rally dei Fiori con Leo Cella) e alla Flavia Sport Zagato, vincitrice della Coppa delle Alpi in Francia con il pilota transalpino René Trautmann.

La Fulvia Coupé

Risale sempre al 1965 – al Tour de Corse – il debutto della prima delle tante Lancia leggendarie dei rally: la Fulvia Coupé. La prima versione – dotata di un motore 1.2 da 105 CV – monta però un propulsore troppo piccolo per poter competere con le rivali.

Nel 1966 inizia l’era della 1.3 HF con Cella primo al Rally dei Fiori mentre l’anno seguente lo svedese Ove Andersson vince in Spagna con una variante dalla cubatura maggiorata (1.340 cc anziché 1.298).

La stagione 1968 della Lancia Fulvia Coupé inizia tragicamente con la scomparsa a Skopje (nell’attuale Macedonia) di Luciano Lombardini: il copilota di Sandro Munari perde la vita mentre sta guidando la sportiva torinese durante una tappa di trasferimento del Rally di Monte Carlo.

Il primo campionato europeo, la crisi e la resurrezione

Il primo campionato europeo rally per la Lancia arriva nel 1969 (anno in cui la Casa piemontese viene acquistata dalla Fiat) grazie allo svedese Harry Källström, capace di trionfare a Sanremo, in Spagna e in Gran Bretagna (RAC, successo bissato nel 1970).

All’inizio degli anni ’70 la Fulvia Coupé inizia ad accusare il peso degli anni ma lo storico successo di Munari a Monte Carlo nel 1972 (anno in cui arrivano anche i trionfi del finlandese Simo Lampinen in Marocco e del nostro Amilcare Ballestrieri a Sanremo) spinge il brand torinese a continuare la produzione del modello.

La Stratos

La mostruosa Stratos – la prima auto di sempre costruita appositamente per correre nei rally – vede la luce alla fine del 1972: caratterizzata da un design sexy realizzato da Bertone (e più precisamente da Marcello Gandini), monta un motore 2.4 V6 derivato da quello della Ferrari Dino 246 e pesa meno di 1.000 kg.

La coupé piemontese debutta in gara alla fine del 1972 al Tour de Corse ma nel 1973 – anno del primo Mondiale rally di sempre – la Lancia si concentra sull’europeo con Munari campione continentale con la Fulvia Coupé.

Il primo Mondiale

Il 1974 è un anno di prime volte per la Lancia: primo podio iridato nei rally grazie al terzo posto di Munari al Safari (con la Fulvia), prima vittoria nel Mondiale a Sanremo sempre di Munari (ma con la Stratos) e, soprattutto, primo titolo WRC costruttori grazie anche ai trionfi di Munari in Canada (al Rideau Lakes) e del francese Jean-Claude Andruet al Tour de Corse.

Il secondo e il terzo Mondiale

La Stratos monopolizza anche il Mondiale rally 1975: Munari vince a Monte Carlo, lo svedese Björn Waldegård in Svezia e a Sanremo e il francese Bernard Darniche al Tour de Corse. La sportiva torinese si ripete anche nel 1976: titolo iridato grazie a Munari (primo a Monte Carlo, in Portogallo e al Tour de Corse) e a Waldegård trionfatore a Sanremo e titolo europeo con Darniche.

Munari campione del mondo

Munari nel 1977 diventa il primo campione del mondo rally piloti della storia grazie anche al successo a Monte Carlo e nello stesso anno Darniche si laurea ancora una volta campione europeo.

Gli ultimi anni della Stratos

La Lancia Stratos continua a correre tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 ma non domina più come un tempo: nel 1978 (anno del titolo europeo di Tony Carello) il finlandese Markku Alén trionfa a Sanremo, l’anno seguente Darniche porta a casa il Monte Carlo e il Tour de Corse e “Tony” sale sul gradino più alto del podio di Sanremo mentre nel 1981 arriva l’ultima vittoria iridata per la sportiva torinese con Darniche al Tour de Corse.

La Rally 037

La Rally 037, nata nel 1982, non è conosciuta come le altre Lancia da gara pur potendo vantare un Mondiale. Caratterizzata da un motore da 2 litri dotato di compressore volumetrico, nel 1983 diventa l’ultima auto a trazione posteriore ad aggiudicarsi il titolo iridato rally.

Merito dei successi del tedesco Walter Röhrl (Monte Carlo, Acropoli e Nuova Zelanda) e di Alén (Tour de Corse e Sanremo).

Da non sottovalutare, inoltre, i tre titoli europei consecutivi vinti da piloti italiani (Miki Biasion nel 1983, Carlo Capone nel 1984 e Dario Cerrato nel 1985) e il trionfo di Alén al Tour de Corse 1984.

La Delta S4

La Lancia Delta S4 – svelata nel 1985 – è l’unica auto da rally della Casa torinese a non aver vinto il Mondiale ma resta una delle vetture più amate dagli appassionati. Un gioiello della tecnica contraddistinto dalla trazione integrale (due differenziali autobloccanti meccanici e ripartizione della coppia 30:70), da un peso inferiore a 1.000 kg e, soprattutto, da un motore (longitudinale montato in posizione posteriore centrale) 1.8 a quattro cilindri con doppia sovralimentazione: un compressore volumetrico che garantisce una buona spinta ai bassi e che compensa il ritardo del turbo che interviene dopo.

Nel primo anno di attività – funestato dalla scomparsa di Attilio Bettega al Tour de Corse – il finlandese Henri Toivonen vince il RAC. Nella stagione seguente – impreziosita dal titolo europeo conquistato da Fabrizio Tabaton –  il pilota scandinavo sale sul gradino più alto del podio a Monte Carlo e perde la vita al Tour de Corse (un incidente che porterà alla fine delle mostruose Gruppo B) e nello stesso anno Biasion vince in Argentina e Alèn a Sanremo (gara annullata, con quei punti il driver finnico sarebbe diventato campione del mondo) e all’Olympus Rally negli USA.

Lancia Delta Gruppo A: la regina dei rally

La Lancia Delta Gruppo A nasce nel 1987 in seguito alla decisione della FISA (la Federazione Internazionale dello Sport Automobilistico) di abolire le pericolose Gruppo B dopo l’incidente mortale di Toivonen al Tour de Corse dell’anno prima. Vengono quindi ammesse a partecipare solo vetture derivate da modelli di serie prodotti in almeno 5.000 esemplari.

La Delta HF 4WD

La Casa torinese schiera nel 1987 la Delta HF 4WD (motore 2.0 turbo da 265 CV) ed è subito bis Mondiale: il finlandese Juha Kankkunen si laurea campione iridato tra i Piloti grazie ai successi all’Olympus e al RAC mentre il titolo Costruttori arriva grazie a Biasion (primo a Monte Carlo, in Argentina e al Sanremo), ad Alén (vincente in Portogallo) e all’austriaco Franz Wittmann, davanti a tutti in Nuova Zelanda. Nello stesso anno Cerrato porta a casa il titolo continentale.

La Delta HF integrale

Il dominio della Lancia Delta continua nel 1988 con la HF Integrale (passaruota più larghi, prese d’aria frontali, maggiore adattabilità all’asfalto, motore da 280 CV e peso calato): Biasion diventa campione del mondo trionfando in Portogallo, al Safari, all’Acropoli, all’Olympus e a Sanremo e la compatta torinese bissa il titolo iridato Costruttori con il francese Bruno Saby (davanti a tutti a Monte Carlo), con Alén (primo in Svezia, al 1000 Laghi e al RAC) e con il pilota argentino Jorge Recalde vincitore del rally di casa. Tabaton diventa campione europeo.

La Delta HF Integrale 16V

Nel 1989 la Lancia svela la Delta HF Integrale 16V: motore a quattro valvole per cilindro da 295 CV e un vistoso rigonfiamento sul cofano. Biasion diventa nuovamente campione del mondo trionfando a Monte Carlo, in Portogallo, al Safari, all’Acropoli e a Sanremo  mentre il titolo Costruttori arriva anche grazie alla vittoria del francese Didier Auriol al Tour de Corse e dello svedese Mikael Ericsson in Argentina.

Il transalpino Yves Loubet è il campione d’Europa di quell’anno.

L’anno seguente arriva “solo” il titolo Costruttori grazie alle vittorie di Auriol (Monte Carlo, Tour de Corse e Sanremo), Biasion (Portogallo e Argentina) e Kankkunen (Australia) e tocca al belga Robert Droogmans laurearsi campione europeo.

La Lancia Delta HF Integrale 16V torna a realizzare la doppietta iridata nel 1991 con Kankkunen (primo al Safari, all’Acropoli, al 1000 Laghi, in Australia e al RAC) campione del mondo tra i piloti e la Casa torinese trionfatrice tra le Marche grazie anche al gradino più alto del podio ottenuto da Auriol a Sanremo. Il consueto titolo continentale arriva dal nostro Piero Liatti.

Addio alle corse

La Lancia abbandona ufficialmente il Mondiale rally al termine della stagione 1991 ma l’ultima versione della compatta torinese (la Evoluzione) viene affidata al team Jolly Club. Nonostante l’età avanzata la “segmento C” piemontese porta a casa l’ultimo Mondiale Costruttori nel 1992 grazie ai successi di Auriol (Monte Carlo, Tour de Corse, Acropoli, Argentina e 1000 Laghi), Kankkunen (Portogallo) e Aghini (Sanremo).

L’anno seguente arrivano l’ultimo podio iridato con Gilberto Pinazzola terzo a Sanremo con una Delta del team Grifone e l’ultimo titolo europeo con il francese Pierre-César Baroni.