Niki Lauda, il computer umano

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di Marco Coletto

La vera storia del tre volte campione del mondo austriaco, protagonista di "Rush"

Niki Lauda non è solo il protagonista del film “Rush” ma anche uno dei piloti più forti della storia della F1, il secondo più vincente degli anni ’70 dopo Emerson Fittipaldi.

Il pilota austriaco dal carattere freddo (il driver che oggi più gli somiglia è Kimi Räikkönen) nel corso della sua carriera ha conquistato tre Mondiali ed è sopravvissuto ad un terribile incidente. Scopriamo insieme la sua storia.

Niki Lauda: la storia

Niki Lauda nasce il 22 febbraio 1949 a Vienna (Austria). Pur appartenendo ad una delle famiglie più ricche della città non riceve dai genitori (che non approvano la sua passione per le automobili) il supporto finanziario necessario per correre e per questo motivo si rivolge ai prestiti delle banche per gareggiare: prima con una Mini e successivamente con le Formula Vee.

Pilota pagante

Gli esordi di Lauda non sono particolarmente brillanti: mentre i suoi rivali fanno carriera grazie ai risultati lui non è altro che un “pilota pagante”. Grazie ad un altro prestito nel 1971 si “compra” un posto in F2 con la March ma anche in questo campionato – vinto da Ronnie Peterson – si deve accontentare di un 10° posto in classifica generale e di un quarto posto a Rouen come miglior risultato. Il debutto in F1 in occasione del GP d’Austria non è dei migliori: parte 21° ed esce di pista dopo 20 giri.

F1 a tempo pieno

Sempre grazie ai soldi Niki Lauda riesce a correre l’intero Mondiale F1 1972 con la March (scuderia con la quale nello stesso anno termina al quinto posto in F2 con una vittoria a Thruxton). Il confronto con il compagno Ronnie Peterson è impietoso: mentre lo svedese termina la stagione al 9° posto e sale addirittura una volta sul podio l’austriaco non conquista neanche un punto e ottiene come miglior piazzamento un 7° posto in Sudafrica.

Il passaggio alla BRM

I risultati deludenti spingono Niki a pensare addirittura al suicidio ma grazie ad un altro prestito si “guadagna” nel 1973 il posto alla BRM, una scuderia reduce da un 1972 peggiore di quello della March. Ottiene i primi punti della carriera grazie ad un quinto posto in Belgio e si rivela veloce quanto il compagno Clay Regazzoni (ma non quanto l’altro coèquipier Jean-Pierre Beltoise, più continuo).

Nel team britannico Niki Lauda comincia a farsi notare come pilota ma anche come collaudatore: interagisce con i meccanici ed è in grado di fornir loro consigli utili su come migliorare la vettura.

Una dote che sfrutterà per il resto della sua carriera.

Lo sbarco in Ferrari

La Ferrari che nel 1974 assume Lauda è una squadra in crisi: non vince un Mondiale dal 1964 e ha terminato il campionato Costruttori del 1973 al sesto posto. Al volante della monoposto di Maranello Niki (che nei test di inizio stagione ha il coraggio di criticarla davanti a Enzo) si esalta: vince due gare (Spagna e Olanda), ottiene tre secondi posti (Argentina, Belgio e Francia) e termina al 4° posto in classifica generale. Il compagno Clay Regazzoni, però, se la cava decisamente meglio: grazie alla maggiore continuità diventa infatti vicecampione del mondo.

Il primo Mondiale

La vittoria del Mondiale 1975 di Niki Lauda sorprende un po’ tutti, considerando quanto mostrato dal pilota austriaco nelle stagioni precedenti: al volante di una Ferrari velocissima surclassa il compagno Regazzoni e conquista cinque vittorie (Monaco, Belgio, Svezia, Francia e USA).

La stagione 1976

Nel 1976 Lauda ha tutte le carte in regola per bissare il successo iridato: ottiene cinque vittorie (Brasile, Sudafrica, Belgio, Monaco e Gran Bretagna) nei primi nove GP rivelandosi nuovamente migliore di Regazzoni ma l’1 agosto durante il GP di Germania sul circuito del Nürburgring perde il controllo della propria monoposto, che si schianta e prende fuoco.

Niki Lauda, intrappolato tra le lamiere in mezzo al rogo, viene tirato fuori dall’abitacolo da diversi colleghi (uno su tutti Arturo Merzario) e viene portato in ospedale con gravissime ustioni al volto e i polmoni pieni di fumi di benzina. Riceve addirittura l’estrema unzione ma dopo soli 42 giorni dall’incidente (e due GP persi per via di questo dramma) torna a gareggiare nel GP d’Italia. Perde il titolo all’ultima gara per un solo punto contro James Hunt sul circuito giapponese del Fuji in una corsa caratterizzata dalla pioggia battente, quando decide di ritirarsi per non rischiare la propria vita.

Il secondo Mondiale e l’addio alla Ferrari

Lauda vince facilmente il secondo Mondiale nel 1977 grazie a tre vittorie in Sudafrica, Germania e Olanda ma i rapporti con la Ferrari (e con il nuovo compagno di squadra, l’argentino Carlos Reutemann, scelto l’anno prima dal Cavallno per rimpiazzarlo dopo l’incidente al Nürburgring) sono tesi al punto che Niki abbandona la Scuderia di Maranello con due gare di anticipo.

L’avventura in Brabham e il (primo) ritiro dalle corse

Niki Lauda affronta la stagione 1978 al volante della Brabham. Nonostante la monoposto inglese sia meno competitiva della Ferrari il pilota austriaco riesce a prendersi qualche soddisfazione.

Si sbarazza del coéquipier John Watson e chiude al quarto posto vincendo due GP in Svezia e in Italia. Nel 1979 la situazione non è più così rosea: fa meglio del nuovo compagno Nelson Piquet ma si deve accontentare di un quarto posto a Monza. Dopo quella gara, stufo di correre, decide a sorpresa di ritirarsi dalle corse e crea una compagnia aerea: la Lauda Air.

Il ritorno alle corse

Nel 1982 Niki torna a gareggiare: ha bisogno di soldi per proseguire con la sua nuova attività e per questa ragione accetta l’offerta della McLaren. Ricomincia a vincere già alla terza corsa (USA Ovest, successo bissato in Gran Bretagna) e termina al quinto posto in classifica generale ma non riesce a fare meglio del compagno John Watson.

Più deludente l’annata 1983 di Niki Lauda: nel passaggio dai motori Ford a quelli Tag Porsche riesce a portare a casa solo due podi (miglior piazzamento un secondo posto nel GP degli USA Ovest) ma ancora una volta soffre la presenza di Watson.

Il terzo e ultimo Mondiale

Il terzo Mondiale di Lauda, conquistato con solo mezzo punto di vantaggio sul compagno di scuderia Alain Prost, arriva nel 1984 grazie a cinque vittorie ottenute in Sudafrica, in Francia, in Gran Bretagna, in Austria e in Italia. L’anno seguente il collega francese diventa campione iridato mentre Niki (che con la stessa vettura porta a casa solo una vittoria in Olanda) è penalizzato dalla sfortuna: tanti ritiri e un polso rotto in Belgio.

Il dopo-F1

Dopo il ritiro dal Circus Niki Lauda si concentra sulla propria compagnia aerea e nel corso degli anni Novanta svolge il ruolo di consulente nel mondo della F1. Nel 1999 vende le quote della Lauda Air all’Austrian Airlines, nel 2001 e nel 2002 gestisce la scuderia Jaguar e nel 2003 fonda una nuova compagnia: la Niki.

Nel 2012 entra nel management del team Mercedes.