Flavio Briatore e la F1

F1 Grand Prix of Brazil
Smartworld
di Marco Coletto

La storia di Flavio Briatore in F1: sette Mondiali e tante vittorie con Michael Schumacher e Fernando Alonso

Il ruolo di Flavio Briatore nella storia della F1 è stato spesso sottovalutato: oggi l’imprenditore piemontese è noto soprattutto per il Billionaire e per la vita mondana ma in poco più di dieci anni – come team manager prima della Benetton e poi della Renault – è stato capace di portare a casa sette Mondiali Formula 1 (quattro Piloti – due con il tedesco Michael Schumacher e due lo spagnolo Fernando Alonso – e tre Costruttori).

Scopriamo insieme la storia di Flavio Briatore nel Circus: vittorie, talenti scoperti e situazioni controverse.

Flavio Briatore e la F1: la storia

Flavio Briatore, dopo aver fatto rapidamente carriera all’interno dell’azienda di abbigliamento Benetton, inizia ad essere coinvolto nell’attività dell’omonima scuderia di F1 intorno alla fine degli anni ‘80 del XX secolo ma è nel 1990 – dopo la promozione da direttore commerciale a team manager della squadra – che inizia davvero il suo regno.

L’incidente di Nannini

Nel primo anno da team manager della Benetton Flavio Briatore fa le cose in grande: chiama il progettista britannico John Barnard e porta per la prima volta nella scuderia inglese un campione del mondo (il brasiliano Nelson Piquet, che prende il posto del nostro Emanuele Pirro).

A ottobre si ritrova a dover sostituire la seconda guida Alessandro Nannini – vittima di un incidente di elicottero nel quale perde l’avambraccio destro, arto reimpiantato – con il brasiliano Roberto Moreno e negli ultimi due GP stagionali arrivano due successi di Piquet in Giappone e in Australia.

La scommessa Schumacher

Poco prima dell’inizio dell’estate 1991 Piquet porta a casa un’altra vittoria nel GP del Canada e poco dopo Flavio Briatore licenzia Barnard.

In Belgio Flavio nota un giovane pilota tedesco all’esordio assoluto in F1 con la Jordan capace di conquistare il settimo posto in griglia e lo ingaggia per correre gli ultimi cinque Gran Premi al posto di Moreno: un certo Michael Schumacher.

Il talento teutonico conquista con la Benetton la prima vittoria in carriera nel GP del Belgio del 1992 e l’anno seguente si ripete in Portogallo.

Il Mondiale F1 1994

Michael Schumacher conquista il primo dei suoi sette titoli Mondiali F1 nel 1994: una stagione controversa iniziata con sei vittorie del Kaiser (Brasile, Pacifico, San Marino, Monaco, Canada e Francia) nelle prime sette corse stagionali.

La Benetton viene accusata di montare il controllo della trazione (illegale quell’anno) e pur di non rivelare alla FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) il codice sorgente delle sue centraline preferisce pagare una multa.

Intanto a maggio Flavio Briatore rileva insieme al britannico Tom Walkinshaw la Ligier con l’obiettivo di entrare in possesso dei veloci motori Renault montati dalla scuderia francese.

Schumy continua a essere nell’occhio del ciclone: in Gran Bretagna supera il rivale britannico Damon Hill nel giro di ricognizione, non rispetta lo stop-go di penalità e dopo aver ricevuto la bandiera nera prosegue la corsa. Il driver tedesco viene squalificato per Silverstone e per altre due gare ma chiede – e ottiene – di saltare le tappe in Italia e in Portogallo per non perdere il Gran Premio di casa in Germania.

Le polemiche nei confronti della Benetton e di Flavio Briatore nel Mondiale F1 1994 continuano: a Hockenheim la B194 di Jos Verstappen prende fuoco ai box durante il rifornimento provocando qualche lieve ustione al padre di Max. La FIA – dopo aver chiesto al fornitore unico del sistema di indagare sull’accaduto – scopre che il team ha rimosso volutamente il filtro anti-incendio per velocizzare del 12,5% il flusso di carburante e ridurre di conseguenza i tempi del pit-stop. Nello stesso Gran Premio due Ligier guidate da due francesi salgono sul podio: secondo Olivier Panis e terzo Éric Bernard.

Michael Schumacher continua nel frattempo a inanellare successi e critiche: vince in Ungheria, viene nuovamente squalificato in Belgio per l’eccessivo consumo del fondo della monoposto, salta Monza e Estoril per la squalifica di Silverstone e si aggiudica il Gran Premio d’Europa.

Nell’ultima gara stagionale in Australia il Kaiser – con un solo punto di vantaggio su Hill – tocca un muretto, rientra in pista davanti al rivale inglese e gli taglia la strada per difendersi da un sorpasso. Entrambi si ritirano e Michael si laurea campione del mondo.

Il Mondiale F1 1995

La Benetton si presenta al via del Mondiale F1 1995 con i motori Renault al posto dei propulsori Ford Cosworth, Flavio Briatore cede la Ligier a Walkinshaw e arrivano due titoli iridati per la scuderia britannica: Piloti con Schumacher (per nove volte trionfatore: Brasile, Spagna, Monaco, Francia, Germania, Belgio, Europa, Pacifico e Giappone) e Costruttori grazie anche ai due successi del britannico Johnny Herbert in Gran Bretagna e in Italia.

La Benetton italiana

Nel 1996 la Benetton prende la licenza italiana e si ritrova senza Schumacher, passato alla Ferrari insieme ad alcuni tecnici.

Per il ritorno sul gradino più alto del podio del team veneto bisogna aspettare il 1997 – anno in cui Flavio Briatore acquista una quota della Minardi per poi cederla a fine stagione – e il successo dell’austriaco Gerhard Berger in Germania.

Da team manager a motorista

Nel 1998 Briatore lascia la Benetton e la Renault abbandona la F1: il team italiano e la Williams si ritrovano a dover affrontare il Mondiale con propulsori della Régie sviluppati dalla francese Mecachrome e rebrandizzati (Mecachrome per la Williams, Playlife per la Benetton).

Flavio Briatore intuisce l’affare: si accorda con Mecachrome, fonda la Supertec e fornisce con questo marchio propulsori a BAR, Benetton (sempre brandizzati Playlife, però) e Williams nel Mondiale F1 1999 e ad Arrows e Benetton nella stagione successiva.

Da motorista a team manager

Nel 2000 Renault acquista la Benetton e chiama Flavio Briatore a ricoprire il ruolo di team manager.

L’anno seguente l’imprenditore cuneese si conferma un eccellente talent-scout: mette sotto contratto il giovane spagnolo Fernando Alonso – scoperto dalla Minardi – e lo fa correre per un anno con la scuderia di Faenza.

I primi anni in Renault

La Benetton cambia nome in Renault nel 2002: Alonso, all’epoca tester del team francese, viene promosso a prima guida nel 2003 al posto del britannico Jenson Button e sorprende tutti vincendo in Ungheria.

Tra gli altri risultati positivi ottenuti nei primi anni dalla Régie, tornata nel Circus da costruttore dopo una parentesi a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80, segnaliamo il primo posto del nostro Jarno Trulli nel Gran Premio di Monaco del 2004.

Quattro Mondiali F1 in due anni

Nel biennio 2005/2006 la Renault conquista quattro Mondiali F1 (gli unici della sua storia): due Piloti con Alonso – sette successi nel 2005 (Malesia, Bahrein, San Marino, Europa, Francia, Germania e Cina) e sei nel 2006 (Australia, Spagna, Monaco, Gran Bretagna, Canada e Giappone) – e due Costruttori grazie anche ai due trionfi del nostro Giancarlo Fisichella (Australia 2005 e Malesia 2006).

Gli ultimi anni in Renault

Alonso torna alla Renault nel 2008 dopo un anno passato alla McLaren ma la scuderia francese gestita da Flavio Briatore è lontana anni luce dai fasti di due anni prima.

Nonostante una vettura poco competitiva il driver spagnolo riesce a portare a casa due vittorie a Singapore e in Giappone.

Squalifica e assoluzione

Nel Mondiale F1 2009 Flavio Briatore licenzia Nelson Piquet Jr. dopo il Gran Premio d’Ungheria: il brasiliano confessa che il team manager Renault l’anno prima gli ordinò di andare a sbattere a Singapore per far entrare la safety-car e far vincere Alonso.

Il 16 settembre Renault annuncia l’addio del team manager piemontese, che cinque giorni dopo viene squalificato a vita dalla F1.

Nel 2010 Flavio Briatore fa causa alla FIA ritenendo che la Federazione non gli abbia consentito il diritto a una giusta difesa e ottiene la sospensione della radiazione e un risarcimento di 15.000 euro per i danni subiti. Nonostante questo Briatore non è più tornato a occuparsi di Formula 1.