Shadow: la storia in F1

British Grand Prix; Silverstone
Smartworld
di Marco Coletto

La storia in F1 della Shadow, scuderia fondata da un ex agente dei servizi segreti statunitensi che brillò intorno alla metà degli anni ‘70

Ha ballato per pochi anni la Shadow (ha corso nel Mondiale F1 solo dal 1973 al 1980) ma ha lasciato un segno indelebile nel Circus attraverso piloti talentuosi e progettisti geniali (Tony Southgate). Scopriamo insieme la storia del team nato statunitense e diventato in seguito britannico.

Shadow, la storia in F1

La storia della Shadow in F1 inizia quando questa scuderia fondata da Don Nichols, ex agente dei servizi segreti statunitensi (questo spiega il bizzarro logo che raffigura una spia vestita con un impermeabile), dopo aver corso nella serie CanAm tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio dei ‘70 decide di fare il salto di qualità e passare al Circus nel 1973.

I primi podi

La prima monoposto – la DN1, spinta da un motore 3.0 V8 Ford Cosworth e verniciata di nero – è affidata al britannico Jackie Oliver e al debuttante statunitense George Follmer. Quest’ultimo sorprende tutti all’esordio in Sudafrica, terza prova stagionale, andando a punti con un sesto posto (bisognerà aspettare altri sette anni e un certo Alain Prost prima di tornare a vedere un’impresa simile) e nella seconda gara fa ancora meglio salendo sul podio (3° in Spagna). Il resto della stagione non prosegue altrettanto bene, se si esclude la terza piazza di Oliver in Canada.

La scomparsa di Revson

Nel 1974 la Shadow ingaggia il giovane francese Jean-Pierre Jarier e il talentuoso statunitense Peter Revson: il primo conquista un terzo posto a Monte Carlo mentre il secondo perde la vita il 22 marzo durante un test sul circuito di Kyalami in vista del GP del Sudafrica.

La migliore stagione

Il 1975 è il migliore anno di sempre per la Shadow in F1: il team americano chiude in sesta posizione il Mondiale Costruttori grazie al terzo posto del britannico Tom Pryce in Austria e ai numerosi piazzamenti importanti ottenuti anche da Jarier.

Dagli USA al Regno Unito

La Shadow nel 1976 perde lo sponsor principale (l’azienda petrolifera UOP) e cambia nazione diventando un team con licenza britannica. Pryce illude tutti chiudendo in terza posizione la prima corsa stagionale in Brasile ma sarà l’unico podio dell’anno.

La scomparsa di Pryce e l’unica vittoria

Il 1977 è un anno di gioie e dolori per la Shadow: il 5 marzo durante il GP del Sudafrica Pryce investe e uccide un giovane commissario di gara che si trovava in pista per spegnere un piccolo incendio su un’altra monoposto e perde la vita dopo essere stato colpito dall’estintore in mano al ragazzo.

Il team britannico rimpiazza Pryce con l’australiano Alan Jones che ottiene la prima vittoria in carriera in Austria e regala al team il primo (nonché unico) successo nel Circus e l’ultimo podio nella storia della scuderia inglese con un terzo posto a Monza.

Il declino

La fase di decadenza inizia nel 1978: Jones passa alla Williams, alcuni tecnici se ne vanno e – grazie ai fondi dell’ex sponsor della Shadow Ambrosio – creano la scuderia Arrows e realizzano la monoposto FA1, nient’altro che una copia della Shadow DN9. I due nuovi piloti – lo svizzero Clay Regazzoni e il tedesco Hans-Joachim Stuck – portano al team solo tre quinti posti.

L’anno seguente arrivano l’olandese Jan Lammers e il nostro Elio de Angelis: quest’ultimo riesce a tagliare il traguardo del Gran Premio degli USA in quarta posizione, ultimo arrivo a punti per la scuderia britannica.

Nel 1980 la Shadow viene assorbita dal team Theodore e riesce a correre un solo GP: quello del Sudafrica con l’inglese Geoff Lees. Il nuovo proprietario, l’imprenditore Teddy Yip, ritira la squadra a fine giugno dopo il GP di Francia per ripresentarsi l’anno dopo come Theodore. Ma questa è un’altra storia…