Yamaha e la F1: non solo MotoGP

Arrows Yamaha
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Tra il 1989 e il 1997 la Casa giapponese ha fornito motori a diverse monoposto del Circus

Dici Yamaha e pensi subito alla MotoGP, a Valentino Rossi e a Jorge Lorenzo. Eppure la Casa giapponese si è cimentata anche con le auto – come dimostra la concept Sports Ride mostrata oggi al Salone di Tokyo – e con le F1. Tra il 1989 e il 1997 i motori del marchio nipponico sono stati montati da diverse monoposto del Circus con alterni risultati: scopriamo insieme la storia di queste stagioni.

Yamaha e la F1: la storia

Il primo motore Yamaha destinato alla F1 è un 3.5 V8 – chiamato OX88 – derivato dal DFV Ford Cosworth e caratterizzato dalla presenza di cinque valvole per cilindro e da una potenza in linea con quella offerta dai propulsori della concorrenza (600 CV).

1989

Il propulsore della Casa giapponese viene montato dalla scuderia tedesca Zakspeed nel Mondiale F1 1989: l’unità si rivela poco affidabile e solo in due occasioni il pilota teutonico Bernd Schneider riesce a superare lo scoglio delle qualifiche (ma è costretto al ritiro in entrambi i GP per problemi tecnici). Nel 1990 la Yamaha si prende un anno di pausa.

1991

La Yamaha torna in F1 nel 1991 con l’OX99: un 3.5 V12 da 660 CV montato dalle monoposto del team britannico Brabham. Il 25 agosto al GP del Belgio (prima corsa disputata da un certo Michael Schumacher) arriva il primo punto grazie al sesto posto del pilota inglese Mark Blundell mentre in Giappone il connazionale  Martin Brundle arriva quinto nel GP che regala ad Ayrton Senna il terzo e ultimo titolo iridato.

1992

Nel 1992 il V12 della Casa nipponica viene montato dalla Jordan: l’unico punto stagionale per la squadra irlandese arriva grazie al sesto posto ottenuto dal nostro Stefano Modena nell’ultimo GP in Australia.

1993

Il 1993 è un anno deludente per i motori F1 Yamaha: inizia il lungo rapporto con la Tyrrell ma con il propulsore 3.5 V10 OX10A da 690 CV le monoposto “british” non riescono ad ottenere neanche un punto iridato.

1994

Grandissima annata per i propulsori nipponici: l’OX10B – evoluzione dell’OX10A con 700 CV – consente alla Tyrrell di terminare in 7° posizione il Mondiale. Merito soprattutto del terzo posto di Blundell in Spagna: primo podio per il marchio del Sol Levante, ultimo per la scuderia inglese.

1995

La Tyrrell motorizzata Yamaha ottiene piazzamenti onorevoli nella seconda metà della stagione grazie al finlandese Mika Salo: due quinti posti in Italia e in Australia e una sesta piazza in Giappone. Il motore è un 3.0 V10 da 680 CV denominato OX10C.

1996

Nel 1996 vede la luce l’ultimo motore del brand nipponico destinato alla F1: l’OX11A non è altro che un’evoluzione dell’OX10C con 690 CV. È sempre Salo a brillare con la Tyrrell, ma questa volta nella prima metà del Mondiale: due quinti posti in Brasile e a Monte Carlo e un sesto posto in Australia.

1997

Il motore Yamaha viene affidato all’ambiziosa scuderia britannica Arrows, che tornata nel Circus dopo un’assenza di sette anni decide di ingaggiare come prima guida nientepopodimeno che il campione del mondo in carica: Damon Hill. Il driver inglese, a causa delle scarse prestazioni del propulsore nipponico, conquista i primi punti solo al nono GP – in Gran Bretagna (6°) – ma riesce a salire addirittura sul podio (3°) in Ungheria.

Gli ultimi punti per i motori Yamaha in F1 arrivano grazie al brasiliano Pedro Diniz, quinto nel GP del Lussemburgo sul circuito del Nürburgring.