Dall’Alfasud alla Giulietta: la storia delle compatte Alfa Romeo

Smartworld
di Marco Coletto

Quarant'anni di evoluzione delle "segmento C" del Biscione.

L’Alfa Romeo ha una lunga tradizione nel segmento delle compatte. L’ultima arrivata – la Giulietta – è stata presentata al Salone di Ginevra 2010: piacevole da guidare e sicura (cinque stelle Euro NCAP), ha una gamma motori composta da tre unità a benzina (1.4 da 120 e 170 CV e 1.8 da 235 CV) e tre turbodiesel JTDm-2 (1.6 da 105 CV e 2.0 da 140 e 170 CV). Tra le novità tecniche più interessanti segnaliamo i propulsori MultiAir e il cambio a doppia frizione, svelato al Salone di Parigi 2010.

L’avventura della Casa milanese nel “segmento C” nasce esattamente quarant’anni fa con un’auto destinata ad entrare nella storia del Biscione.

ALFASUD

Viene mostrata per la prima volta al Salone di Torino del 1971 e per costruirla viene realizzata appositamente una fabbrica a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli. Il design è firmato Giorgetto Giugiaro mentre lo schema tecnico (trazione anteriore e motori boxer a quattro cilindri da 1,2 a 1,7 litri) è lontano dalla tradizione del brand lombardo.

Al lancio non convince: il propulsore 1.2 da 63 CV non è molto vivace, la dotazione di serie non comprende il servofreno e il contagiri e il portellone non è previsto (il lunotto è fisso). Senza dimenticare i problemi di ruggine. Nel 1973 arriva la sportiva TI con i doppi proiettori circolari e il servofreno mentre nel 1974 è la volta della lussuosa SE, rimpiazzata l’anno seguente dalla L, a sua volta sostituita dalla 5M (la prima a cinque marce).

Nel 1975 tocca alla station wagon Giardinetta (dotata di due sole porte), nel 1976 debutta invece la variante coupé Sprint, caratterizzata da una linea più filante e da un motore più potente (1.3 da 75 CV).

I primi ritocchi estetici (mascherina rivista e paraurti con fascia in gomma) risalgono al 1977 mentre nel 1978 il 1.3 viene portato a 71 CV ed affiancato da un 1.5 da 84 CV. Il restyling del 1980 porta i paraurti in plastica e l’addio della versione Giardinetta, nel 1981 arriva il portellone sulla tre porte (nel 1982 anche su quella a cinque) e nel 1983 è la volta dell’addio ufficiale alle scene.

La Sprint prosegue la carriera fino al 1989, senza il nome Alfasud e senza i freni a disco posteriori: nel 1987 il propulsore 1.5 viene rimpiazzato da un 1.7.

ARNA

L’erede economica dell’Alfasud viene presentata al Salone di Francoforte 1983, condivide con l’antenata i motori (da 1,2 a 1,5 litri, da 63 a 95 CV), le sospensioni anteriori e la trasmissione mentre il design è identico a quello della Nissan Cherry.

L’accordo con la Casa nipponica – il nome della vettura è l’acronimo di Alfa Romeo Nissan Autoveicoli – si rivela un flop: invece di unire lo stile italiano alla meccanica giapponese si decide di fare l’esatto opposto. Il risultato? Un design anonimo unito ad una base tecnica poco affidabile. La sua carriera termina nel 1987.

33

Nata nel 1983, rappresenta un passo indietro rispetto all’Alfasud visto che i freni posteriori sono a tamburo anziché a disco. Disponibile nelle varianti cinque porte e station wagon (quest’ultima disegnata da Pininfarina) con trazione anteriore o integrale, monta motori da 1,2 a 1,5 litri da 68 a 105 CV.

Il facelift del 1986 porta degli interni ridisegnati, un motore 1.7 a benzina e un 1.8 tre cilindri a gasolio. Il restyling del 1989 è invece caratterizzato dai propulsori ad iniezione (da 1,2 a 1,8 litri da 77 a 137 CV), dai gruppi ottici posteriori ispirati a quelli dell’ammiraglia 164 e dalla familiare ribattezzata Sportwagon.

145/146

La 145 (a tre porte) debutta nel 1994 mentre bisogna aspettare un anno prima di vedere la 146 (a cinque porte): vetture poco apprezzate dal pubblico con una gamma propulsori da 1,3 a 2 litri da 90 a 155 CV. Nel 1996 arrivano le versioni sportive 145 Quadrifoglio Verde e 146 Ti con il propulsore 2.0 Twin Spark e nel 1997 spariscono tutti i propulsori boxer. Nel 1998 debuttano sotto il cofano unità provenienti dalla berlina 156 ma la vera novità risale al 1999, con l’ingresso in listino dei turbodiesel JTD.

147
Svelata al Salone di Torino 2000 e disegnata da Walter de’Silva e Wolfgang Egger, conquista immediatamente pubblico e critica aggiudicandosi il titolo di Auto dell’Anno nel 2001 e ha una gamma motori da 1,6 a 3,2 litri da 100 a 250 CV. Nel 2002 entra in listino l’aggressiva GTA (3.2 V6 da 250 CV, 246 km/h di velocità massima) mentre il restyling del 2004 porta un nuovo frontale, unità turbodiesel più potenti e interni rivisti. La Q2 del 2006 ha il differenziale Torsen a scorrimento limitato e la Ducati Corse del 2007 aggiunge a questa “chicca” tecnica un motore 1.9 JTD da 170 CV.