Opel, la storia della Casa tedesca

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115 anni di evoluzione per il marchio di Rüsselsheim

In un panorama automobilistico in cui tutte le Case tedesche puntano ad una clientela “premium” la Opel ha mantenuto radici “popolari” proponendo vetture solide e affidabili a prezzi accessibili. Scopriamo insieme la storia del marchio di Rüsselsheim, un brand rigorosamente europeo con legami molto forti con gli USA.

Opel: la storia

La Opel, attiva dal 1862 nella realizzazione di macchine da cucire, decide di concentrarsi sui veicoli a quattro ruote alla fine del XIX secolo. La prima vettura del marchio tedesco – la Patent-Motorwagen (prodotta in soli 65 esemplari e dotata di un motore 1.5 da 3,5 CV) – vede la luce nel 1899, in seguito ad una partnership con il costruttore Friedrich Lutzmann, terminata due anni più tardi.

Anche il secondo accordo –  stipulato all’inizio del XX secolo con la Casa francese Darracq – non si rivela particolarmente redditizio. La produzione su licenza di vetture transalpine con carrozzeria teutonica termina nel 1906.

La svolta

La svolta per la Opel arriva nel 1909 con il lancio della 4/8 PS, una vettura compatta, elegante e briosa venduta a prezzi contenuti. Il successo di questo modello permette alla Casa tedesca di diventare una delle più importanti del Paese.

Negli anni Venti inizia ad essere introdotta la catena di montaggio nelle fabbriche, una soluzione che consente al marchio teutonico di ridurre i costi di produzione trasformando l’automobile in un mezzo alla portata di molte più tasche.

La General Motors

Nel mese di marzo del 1929 i fratelli Vilhelm e Friedrich von Opel decidono di vendere al colosso statunitense General Motors l’80% delle azioni della società e due anni più tardi l’intera azienda passa in mani “yankee”. Il 1935 è uno degli anni più importanti per il marchio tedesco: viene aperto un secondo stabilimento (destinato alla produzione del veicolo commerciale Blitz) e nasce una delle prime auto di massa dotate di telaio monoscocca, la Olympia.

La Seconda Guerra Mondiale

Durante la Seconda Guerra Mondiale la Opel – nonostante la proprietà statunitense – si converte (in misura minore rispetto ad altre aziende tedesche) alla produzione militare per l’esercito nazista. Dalle fabbriche escono soprattutto autocarri Blitz e motori destinati al noto mezzo Kettenkrad.

Nell’agosto 1944 i due stabilimenti vengono bombardati dagli alleati, dopo il conflitto l’impianto di Brandenburg si ritrova nella zona russa della Germania occupata e tutti i macchinari finiscono in mani sovietiche.

Il secondo dopoguerra

Al termine della Seconda Guerra Mondiale la fabbrica di Rüsselsheim – distrutta per metà – viene ricostruita da ex operai dello stabilimento e ricomincia ad operare già nel 1946 con l’assemblaggio del Blitz e dei frigoriferi Frigidaire. Alla fine del 1947 riparte anche la produzione delle automobili, limitata dagli occupanti alleati a modelli con cilindrata non superiore a 1,5 litri (blocco revocato nel 1948, anno in cui la GM torna a prendere in mano le redini dell’azienda).

Gli anni Cinquanta

Nel 1951 la Opel diventa la prima Casa automobilistica tedesca ad avere un circuito di prova e due anni più tardi – al Salone di Francoforte – viene svelata la Olympia Rekord, prima vettura del marchio completamente nuova dal dopoguerra. In questo decennio i veicoli del brand teutonico sono contraddistinti da uno stile opulento ispirato ai modelli statunitensi e introducono in Europa il concetto di Model Year (piccoli cambiamenti apportati ogni anno): nel 1956 viene raggiunto il traguardo dei 2 milioni di auto prodotte.

Gli anni Sessanta e Settanta

Gli anni Sessanta e Settanta sono un periodo “buio” per le vetture della Casa tedesca, caratterizzate da una buona qualità ma anche da un design poco accattivante. Tra i pochi modelli che si salvano segnaliamo la Kadett A, svelata nel 1962 e diventata in poco tempo uno dei modelli più amati del brand, che nel 1964 porta al debutto il logo con il fulmine, simile a quello utilizzato ancora oggi.

Gli anni ’80

La svolta per la Opel inizia nella prima metà degli anni ’80: nel 1982 – anno in cui il pilota tedesco Walter Röhrl conquista il Mondiale Rally al volante di una Ascona 400 – viene presentata la piccola Corsa mentre due anni dopo è la volta della Kadett E, prima vettura del marchio di Rüsselsheim ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento di Auto dell’Anno.

Il modello più rilevante della seconda metà del decennio è indubbiamente l’ammiraglia Omega del 1986: nominata Auto dell’Anno nel 1987 e, nel 1990, commercializzata nella cattivissima variante Lotus (motore 3.6 biturbo da 377 CV).

Gli anni Novanta

Nel 1993 la Opel Tigra inaugura il segmento delle piccole coupé e tre anni dopo la sorella maggiore Calibra conquista due titoli ITC (International Touring Car Championship) – Piloti e Costruttori – con Manuel Reuter. Nel 1998 viene siglata una partnership con la Renault per produrre veicoli commerciali.

Il presente

Gli anni Duemila si aprono con tre novità interessanti: la leggerissima spider Speedster (realizzata sulla stessa base della Lotus Elise), la citycar Agila (realizzata in collaborazione con la Suzuki) e l’accordo Fiat/General Motors (terminato nel 2005) che permette alle vetture della Casa di Rüsselsheim di montare i validi motori turbodiesel Multijet torinesi.

I modelli attuali sono caratterizzati da una grande originalità stilistica – come la Insignia del 2008 (Auto dell’Anno 2009) e la Meriva B del 2010, con le sue porte posteriori ad apertura controvento – e tecnologica. La Ampera del 2011 (Auto dell’Anno 2012), ad esempio, è un’ibrida “al contrario”: monta un motore elettrico supportato da una piccola unità a benzina.