Dalla New Yorker alla 300 C, la storia delle ammiraglie Chrysler

Smartworld
di Marco Coletto

L'avventura sul mercato italiano delle berlinone "yankee"

Le ammiraglie Chrysler sono comunissime in America mentre la loro presenza sul mercato italiano è passata pressoché inosservata. Dei tre modelli in listino negli anni Novanta e Duemila solo uno (l’ultimo) è riuscito a conquistare un discreto numero di clienti. Scopriamo insieme la loro storia.

New Yorker (1996)

La prima ammiraglia del brand “yankee” a debuttare nel nostro Paese arriva sul mercato ben quattro anni dopo il lancio ufficiale negli USA, al Salone di Detroit del 1992.

Ha la trazione anteriore, un design “cab forward” (abitacolo in posizione avanzata per incrementare lo spazio destinato agli occupanti della vettura) e un motore 3.5 a benzina da 211 CV.

La sua sfortunata avventura in Italia dura solo un anno.

300M (1999)

Il design tondeggiante con tocchi retrò non è sufficiente a conquistare il pubblico. Colpa di una gamma motori, priva di unità turbodiesel, che comprende due unità V6 a benzina: un 2.7 da 196 CV e un 3.5 da 254 CV.

300 C (2004)

L’unica a riscuotere un discreto successo da noi. Il design squadrato è tipicamente “yankee” ma le varianti per il mercato europeo sono prodotte in Austria (tranne le V8 che vedono la luce in Canada).

Monta lo stesso pianale della Mercedes classe E ma è più grande e meno costosa: il pubblico apprezza soprattutto la versione station wagon Touring. La gamma motori comprende tre possenti unità a benzina – 3.5 V6 da 250 CV, 5.7 V8 da 340 CV e 6.1 V8 da 431 CV – ma è il 3.0 turbodiesel da 218 CV a primeggiare nelle vendite.

La sua erede, la 300, non arriva nei nostri listini: il suo posto è preso dalla Lancia Thema, variante rimarchiata destinata ai mercati europei di lingua non inglese.