Dalla Aurelia alla Thema, la storia delle ammiraglie Lancia

Smartworld
di Marco Coletto

Lusso "made in Italy"

Le ammiraglie Lancia sono sempre state amatissime dagli automobilisti italiani: vetture eleganti e raffinate caratterizzate da forme seducenti e interni rifiniti alla perfezione.

Il modello attualmente in listino, la seconda generazione della Thema presentata al Salone di Ginevra del 2011, ha ben poco di “made in Italy”: il modello più costoso della Casa torinese, infatti, non è altro che una variante rimarchiata della Chrysler 300. Design squadrato, trazione posteriore e una gamma motori composta da un 3.6 a benzina da 286 CV e un 3.0 turbodiesel Mjet da 190 e 239 CV.

Scopriamo insieme le sue antenate.

Aurelia (1950)

Il progetto di un’elegante ammiraglia a trazione posteriore dal design moderno nasce immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e si concretizza con un prototipo firmato Ghia dotato di carrozzeria coupé e di un propulsore 2.0 V8 da 70 CV.

La versione di serie, svelata al Salone di Torino del 1950, è ben lontana da questa “concept”: la B10 monta infatti un motore 1.8 V6 da 56 CV (che garantisce un ingombro più contenuto) e le linee raffinate ricordano quelle di un esercizio di stile su base Aprilia firmato Pininfarina.

In occasione della stessa rassegna viene svelato il pianale (su cui i carrozzieri più prestigiosi possono lavorare per realizzare delle fuoriserie) e la Cabriolet di Pininfarina, prodotta in circa 300 esemplari. Nello stesso anno entrano nel listino della Casa torinese anche la station wagon Giardinetta di Viotti (50 esemplari caratterizzati dai pannelli in legno sulle fiancate e dalle gomme maggiorate) e una coupé degli Stabilimenti Farina (di proprietà del fratello maggiore di Pininfarina, Giovanni) assemblata in pochissimi esemplari.

Nel 1951, in concomitanza con la presentazione della coupé B20 al Salone di Torino, il nuovo motore 2.0 da 75 CV viene proposto anche sulla berlina depotenziato a 70 CV. La B21 si distingue dalla serie precedente anche per le frecce direzionali sostituite dalle luci lampeggianti.

Alla B10 e alla B21 si aggiunge nel 1952 la B22, dotata di un motore 2.0 da 90 CV e di una strumentazione più chiara.

Debuttano inoltre la B15, una variante allungata assemblata da Bertone in 81 esemplari e usata come vettura di rappresenranza, e la seconda serie della B20, con un propulsore 2.0 da 80 CV e freni più potenti. Non mancano le modifiche estetiche: nuovi paraurti in acciaio senza rostri, profilo cromato sotto le portiere e contagiri.

La terza serie della B20, la più amata dagli appassionati del brand piemontese, risale al 1953: le sue peculiarità sono il motore 2.5 da 118 CV e la coda priva di pinne. La seconda serie della berlina – la B12 – monta invece un 2.3 da 87 CV, è più pesante della generazione precedente e si differenzia dall’antenata per la sospensione posteriore De Dion, per i gruppi ottici inediti, per il bagagliaio più grande e per la strumentazione rivista.

Anche la quarta serie della B20 del 1954 adotta la soluzione De Dion per le sospensioni posteriori e poco dopo debutta la quinta serie, meno sportiva: potenza ridotta da 118 a 110 CV, freni più potenti e cruscotto bicolore.

Al Salone di Bruxelles del 1955 viene presentata la scoperta B24, una delle auto più belle di sempre. Nata su suggerimento di Max Hoffman, importatore americano delle Lancia che suggerisce ai vertici della casa piemontese di provare a sfondare negli Stati Uniti con una roadster, e disegnata da Pininfarina, ha un parabrezza panoramico e una capote in tela.

Al Salone di Torino del 1956 debutta la seconda serie della B24 (resa celebre nel 1962 dal film “Il sorpasso”) denominata America: ha un parabrezza più tradizionale e una presa d’aria sul cofano più larga e bassa.

Nel 1957 (anno in cui la berlina sparisce ufficialmente dal listino) arrivano sul mercato la sesta serie della B20 e la terza della B24. Quest’ultima, oltre a beneficiare di un aumento di potenza del motore (da 110 a 112 CV) come avvenuto sulla coupé, perde la denominazione America.

Flaminia (1957)

L’erede della Aurelia monta un motore 2.5 V6 ed è disponibile in numerose varianti. La Coupé di Pininfarina ha un design che ricorda quello del prototipo Florida II realizzato sulla base dell’antenata proprio dal carrozziere torinese mentre le Coupé e Convertibile di Zagato sono meno eleganti ma più aggressive.

Da non dimenticare inoltre le proposte coupé e convertibile firmate Touring.

Nel 1960 viene creata in soli quattro esemplari (due di essi ancora oggi marcianti) la versione 335, meglio nota come Presidenziale. La sua prima uscita ufficiale risale al 1961, in occasione della visita in Italia della Regina Elisabetta d’Inghilterra.

Nel 1962 debutta la GTL, versione 2+2 della Coupé Touring con un passo più lungo e sedili posteriori, mentre nel 1964 tocca alla Super Sport (motore 2.8 da 154 CV) rimpiazzare la Sport Zagato.

2000 (1971)

L’ultima Lancia progettata prima dell’acquisizione da parte della Fiat è un’evoluzione della Flavia che condivide con l’antenata il tetto, le portiere, l’abitacolo e numerose componenti meccaniche e si distingue per il frontale più personale e gli interni ancora più curati.

Disponibile nelle varianti berlina e coupé, monta un motore 2.0 da 115 o 126 CV (quest’ultimo ad iniezione) abbinato ad un cambio manuale a quattro o a cinque marce. La versione Coupé, dotata degli stessi propulsori della berlina, si differenzia dalla Flavia Coupé di Pininfarina per la mascherina nera opaca anziché cromata.

Gamma (1976)

Viene presentata al Salone di Ginevra e si distingue dalle rivali per la grande abitabilità e l’eccellente aerodinamica. Disponibile nelle versioni berlina e coupé (quest’ultima dal 1977), monta due motori a benzina: 2.0 da 120 CV e 2.5 da 140 CV.

Il restyling del 1980 porta un nuovo propulsore 2.5 ad iniezione, una calandra ridisegnata, una presa d’aria sotto al paraurti anteriore e pneumatici ribassati. Senza dimenticare la plancia rivista, i sedili riprogettati e il nuovo pomello della leva del cambio.

Nello stesso anno vengono svelati tre prototipi basati sulla Coupé: la berlina a quattro porte Scala, la spider T-Roof (con i montanti posteriori uniti al parabrezza da un segmento centrale) e una shooting brake a tre porte chiamata Olgiata. Il pubblico apprezza particolarmente il lavoro di Pininfarina ma nonostante questo nessuna di queste concept diventa un modello di serie.

Thema prima generazione (1984)

Svelata al Salone di Torino, ha un design classico realizzato da Giorgetto Giugiaro e un pianale condiviso con l’Alfa Romeo 164, la Fiat Croma e la Saab 9000 (con le ultime due ha in comune anche la forma delle portiere).

Conquista immediatamente il pubblico. Merito della grande abitabilità, dell’elevata qualità delle finiture e di una gamma motori al lancio che comprende quattro unità: tre a benzina (2.0 da 120 e 165 CV e 2.8 da 150 CV) e un 2.4 turbodiesel da 100 CV.

Quest’ultimo propulsore trasforma la Thema nell’auto a gasolio più veloce del mondo (185 km/h).

Nel 1986 arrivano la station wagon – disponibile solo con il 2.0 da 165 CV e il 2.4 turbodiesel da 100 CV – e la sportivissima 8.32. La variante più cattiva dell’ammiraglia torinese monta un motore V8 di origine Ferrari da 215 CV derivato da quello adottato dalla 308 che la rende l’auto a trazione anteriore più potente in commercio all’epoca. La dotazione di serie è ricchissima e comprende, tra le altre cose, gli inserti in radica, i rivestimenti in pelle Poltrona Frau e Alcantara, le sospensioni elettroniche e l’alettone posteriore a scomparsa.

La seconda serie del 1988, la più acquistata, si distingue per i fari anteriori divisi orizzontalmente. La gamma motori comprende quattro unità a benzina (2.0 da 117, 147 e 181 CV e 2.8 da 147 CV) e un 2.5 turbodiesel da 118 CV. Nel 1991 il 2.0 da 117 CV sparisce dal listino.

La terza serie del 1992 presenta tre propulsori a benzina (2.0 da 152 e 205 CV e 3.0 da 171 CV) e un 2.5 turbodiesel da 116 CV.

K (1994)

Disponibile inizialmente solo nella versione berlina, ha un pianale che condivide molti elementi con quello adottato dall’Alfa Romeo 166 e ha una gamma motori composta da quattro unità a benzina (2.0 da 145 e 205 CV, 2.4 da 175 CV e 3.0 da 204 CV) e da un 2.4 turbodiesel da 124 CV.

Nel 1996, in concomitanza con il debutto della station wagon, tutti i motori vengono rivisti: la novità più importante riguarda l’aumento di potenza del 2.0 da 145 CV che passa a quota 155. La Coupé, svelata al Salone di Torino del 1996 ma entrata in listino nel 1997, si rivela un flop per via del design poco gradevole. La gamma motori comprende esclusivamente unità a benzina.

Al Salone di Torino del 1998 viene presentata la seconda serie, contraddistinta dal volante ridisegnato, dai particolari interni rivisti e dai paraurti interamente in tinta con la carrozzeria.

Tra gli accessori segnaliamo il cruise control, il navigatore, gli airbag laterali e i fari allo xeno. Parlando di motori il 2.0 sale da 205 a 220 CV e il 2.4 turbodiesel (diventato nel frattempo jtd) ha 136 CV anziché 124.

Thesis (2002)

Anticipata dal prototipo Dialogos del 1999 (che viene utilizzato anche come Papamobile in una variante blindata dotata di un motore 3.0 V6 a benzina), ha uno stile originale e moderno ispirato alla Aurelia e alla Flaminia che si discosta nettamente dalle forme troppo tradizionali (e non molto apprezzate) della K.

La versione di serie – il cui design viene mostrato al Salone di Ginevra del 2001 (gli interni al Salone di Francoforte dello stesso anno) – ha quattro motori al lancio: tre a benzina (2.4 da 170 CV, 2.0 da 185 CV e 3.0 da 215 CV) e un 2.4 turbodiesel da 150 CV. Il pianale è completamente inedito e non verrà mai utilizzato da altri modelli.

Nel 2003 arriva un 2.4 turbodiesel da 175 CV mentre il primo aggiornamento (versione base Business, nuovi motori diesel Multijet e il propulsore 3.0 a benzina rimpiazzato da un 3.2 da 230 CV) risale al 2004. Nel 2005 abbandona invece le scene il 2.4 a gasolio da 150 CV.

Al Salone di Ginevra del 2006 debuttano nuovi rivestimenti, cerchi in lega inediti e la vernice bicolore optional. Il propulsore 2.4 turbodiesel Multijet da 185 CV prende il posto dell’unità da 175 CV e dal 2007 spariscono dal commercio tutte le unità a benzina.

Il futuro

Entro poche settimane arriverà la Thema AWD a trazione integrale, abbinata esclusivamente al motore 3.6 V6 a benzina da 286 CV. Nel 2013 dovrebbe invece debuttare una versione coupé con passo accorciato e due sole porte.