Suzuki, la storia a quattro ruote della Casa giapponese

Smartworld
di Marco Coletto

Quasi sessant'anni di evoluzione per le auto del marchio nipponico

La Suzuki è nata nel 1909 ma ha cominciato a produrre automobili solo a partire dagli anni Cinquanta. Sono bastati meno di sessant’anni alla Casa giapponese per diventare il decimo produttore al mondo di mezzi a quattro ruote: merito di vetture compatte e affidabili che hanno conquistato tantissimi clienti. Scopriamo insieme la storia del marchio nipponico.

Suzuki, la storia automobilistica

La Suzuki nasce nel 1909 come azienda specializzata nella produzione di macchine tessili e solo negli anni Cinquanta, in seguito alla crisi del mercato del cotone, viene deciso di diversificare la produzione e di puntare prima sulle biciclette a motore e successivamente sulle moto.

La prima automobile prodotta dalla Casa giapponese è la Suzulight del 1955: trazione anteriore, sospensioni a quattro ruote indipendenti e un motore da 360 cc in grado di generare 16 CV. Basta questo modello – successivamente disponibile anche nella variante furgone – per portare la Suzuki al secondo posto tra i produttori giapponesi di veicoli a quattro ruote, dietro alla Honda.

Un nuovo logo e una gamma ampliata

Nel 1958 su tutte le Suzuki viene adottato come logo la “S” stilizzata ancora oggi utilizzata mentre nel 1965 è la volta della berlina compatta Fronte.

Il marchio nipponico inizia a produrre fuoristrada nel 1970: la LJ10 è dotata di un motore bicilindrico da 360 cc con 21 CV ed è lunga meno di tre metri.

Problemi e soluzioni

L’attività automobilistica della Suzuki negli anni ’70 subisce una battuta d’arresto per via della difficoltà del brand di adeguarsi alle normative antiinquinamento in vigore negli USA. Nel 1975 iniziano ad essere prodotti modelli fuori dal Giappone – per la precisione in Pakistan – mentre nel 1979 è la volta della prima generazione della citycar Alto.

Gli anni Ottanta

Nel 1981 General Motors acquista il 5,3% delle azioni del brand nipponico e annuncia una partnership insieme alla Isuzu per la produzione di nuove vetture di piccole dimensioni. Nello stesso anno debutta l’erede della LJ, da noi conosciuta con i nomi SJ e Samurai.

Altri due accordi hanno luogo nel 1982 quando la Suzuki crea la Maruti (che inizia la propria attività nel 1983, anno in cui viene lanciata la prima generazione della Swift) con l’aiuto del governo indiano e si allea con il marchio spagnolo Santana per poter vendere le proprie fuoristrada in Europa aggirando il contingentamento previsto nel Vecchio Continente per i veicoli “made in Japan”.

Nel 1984 la SJ viene dotata di un più potente motore 1.3 e nel 1988 viene lanciata una SUV capace di sedurre tantissimi automobilisti: la Vitara.

Gli anni Novanta

Gli anni Novanta si aprono per Suzuki con la firma di un accordo che permette al marchio nipponico di iniziare a produrre veicoli dal 1992 in Ungheria. Nel 1998 la GM aumenta la propria quota azionaria del brand giapponese passando al 10%.

Gli anni Duemila e il presente

Nel 2000 la GM acquisisce il 20% delle azioni Suzuki e nel 2003 – anno in cui viene siglata una partnership con Fiat per lo sviluppo e la produzione in Ungheria delle SUV SX4 e Sedici, lanciate nel 2006 – il marchio “made in Japan” conquista per il trentesimo anno consecutivo il primato nazionale delle vendite nel segmento delle “kei car” (piccole automobili – come ad esempio la Wagon R+ – apprezzatissime nel Paese del Sol Levante per ragioni fiscali, pratiche e assicurative).

La seconda generazione della Suzuki Swift, lanciata nel 2004, piace al pubblico giapponese ed europeo. Nel 2009, in occasione del centenario del brand, la Volkswagen acquista il 20% delle azioni del marchio (abbandonato nel frattempo da GM): l’accordo non funziona e si conclude già nel 2011.

Nello stesso anno la filiale statunitense chiude i battenti: troppe macchine piccole in un mercato che chiede modelli più grandi, yen forte e normative di sicurezza troppo severe.