Dalla Kapitän alla Insignia, la storia delle berline e delle ammiraglie Opel

Smartworld
di Marco Coletto

Quando la sostanza incontra l'eleganza

Da oltre sessant’anni le berline e le ammiraglie Opel rappresentano una scelta di sostanza per automobilisti più attenti ai contenuti che al blasone. La “segmento D” attualmente in commercio, la Insignia, unisce l’eleganza alla concretezza e le sue dimensioni generose (4,83 metri di lunghezza la berlina, 4,91 la familiare) la rendono adatta a rimpiazzare anche le vetture del segmento E.

Anticipata dalla concept omonima mostrata al Salone di Francoforte del 2003 e presentata nel 2008, ha conquistato immediatamente il pubblico e la critica diventando Auto dell’Anno nel 2009. In quello stesso anno debuttano la station wagon Sports Tourer e la sportiva OPC dotata di un 2.8 da 325 CV.

Nel 2010 arriva un 2.8 turbo da 260 CV poco apprezzato mentre nel 2011 viene svelata una leggera rivisitazione della gamma, che porta un 1.4 turbo a benzina da 140 CV e un 2.0 biturbodiesel da 195 CV.

Molto affidabile e caratterizzata da linee morbide e seducenti, viene venduta anche negli USA e in Cina con il nome Buick Regal e ha una gamma motori composta da quattro unità a benzina (1.4 da 140 CV, 1.6 da 180 CV, 2.0 da 220 CV e 2.8 da 325 CV) e tre 2.0 turbodiesel CDTI da 130, 160 e 190 CV. Scopriamo insieme le sue antenate.

KAPITÄN SECONDA SERIE (1948)

La prima berlina Opel del dopoguerra – disponibile solo a quattro porte – è simile nello stile alla prima serie del 1938 e si differenzia per i fari anteriori tondi anziché esagonali.

Il motore è un 2.5 a sei cilindri e l’unica modifica rilevante – alle sospensioni – arriva nel 1950.

KAPITÄN TERZA SERIE (1951)

Il frontale completamente ridisegnato è contraddistinto dalla mascherina con listelli più spessi e dai paraurti con rostri. Disponibile esclusivamente nella versione a quattro porte e con la meccanica immutata (se si esclude il 2.5 portato a 58 CV), ha i passaruota ridisegnati e la coda più lunga per aumentare lo spazio riservato ai bagagli.

KAPITÄN QUARTA SERIE (1953)

Lo stile rivisto ricorda quello delle auto americane mentre il motore è sempre il 2.5 a sei cilindri, con potenza aumentata a 68 CV. Rispetto all’antenata si differenzia per i freni migliorati e per il cambio a tre marce, tutte sincronizzate.

Nel 1954 si registra un leggero aumento della coppia mentre nel 1956 la vettura viene modificata nella calandra (più grande), nei fari anteriori (più sporgenti), nella coda (con un accenno di pinne) e nel motore (portato a 75 CV).

Nel 1957 è la volta della Kapitän L, più lussuosa e con il cambio automatico optional.

REKORD P1 (1957)

La sorella minore della Kapitän, presentata al Salone di Francoforte, è disponibile anche station wagon o cabriolet e ottiene un grande successo di pubblico, soprattutto in Germania Ovest. Più larga dell’antenata Olympia Rekord e caratterizzata dal parabrezza e dal lunotto avvolgenti e dalla coda con le pinne posteriori.

Nel 1958 arriva il motore 1.5 da 45 CV mentre nel 1959 debutta un 1.7 da 55 CV e il 1.5 viene portato a 50 CV.

KAPITÄN P1 (1958)

Più lunga, più larga e più bassa di prima, ha un passo allungato di cinque centimetri che garantisce un abitacolo più spazioso.

KAPITÄN P2 (1959)

La Kapitän più venduta di sempre è più lunga, più larga e più alta della generazione precedente. Tra le altre novità si segnalano la calandra modificata (più orizzontale) e il motore 2.6 da 90 CV.

Nel 1960 debutta tra gli optional un nuovo cambio automatico a tre rapporti.

REKORD P2 (1960)

Più grande della P1 (seppur con lo stesso passo), si differenzia per la nuova carrozzeria e per la calandra inedita. Disponibile a due e quattro porte e station wagon a tre porte, monta un motore 1.5 da 50 CV e un 1.7 da 55 CV.

Nel 1961 tocca alla versione Coupé mentre nel 1962 arriva la variante L, entrambe con un 1.7 potenziato a 60 CV.

REKORD A (1963)

Il pianale è identico alla P2 mentre la carrozzeria – più squadrata – è tutta nuova. Disponibile nelle varianti a due porte, a quattro porte, station wagon e coupé, monta due motori: 1.5 da 60 CV e 1.7 da 67 CV.

Nel 1964 arriva la L-6 con lo stesso 2.6 a sei cilindri in linea della Kapitän, i freni a disco anteriori e il cambio a quattro marce.

KAPITÄN A (1964)

Nasce la famiglia KAD (Kapitän, Admiral, Diplomat), composta da tre modelli identici nella meccanica e nel design e diversi per quanto riguarda qualche dettaglio estetico e le finiture.

La Käpitan, il modello base di questa gamma, ha quattro porte e sei posti (tre davanti e tre dietro), linee spigolose, fari squadrati, freni a disco anteriori e un motore 2.6 portato da 90 a 100 CV abbinato ad un cambio a quattro marce.

Nel 1965 arrivano due nuovi propulsori: un 2.8 da 125 e 140 CV e un 4.6 V8 (già montato sulla Diplomat) con 190 CV. Nel 1967 lo sterzo viene completamente rinnovato.

ADMIRAL A (1964)

Il modello intermedio della gamma KAD, il più amato del trio, riprende il nome di una vettura prodotta prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Differisce dalla Kapitän per qualche elemento cromato in più e per finiture interne maggiormente curate e monta un motore 2.6 a sei cilindri da 100 CV.

Nel 1965 debuttano anche per lei il 2.8 da 125 e 140 CV e il 4.6 V8 da 190 CV.

DIPLOMAT A (1964)

La top di gamma ha un motore 4.6 V8 da 90 CV. Nel 1965 tocca alla variante Coupé, dotata di un 5.4 V8 da 230 CV.

Nello stesso anno arriva il più economico propulsore 2.8 a sei cilindri da 145 CV.

Una vettura poco apprezzata dal pubblico, maggiormente amante dei prodotti Mercedes e BMW.

REKORD B (1965)

Poche modifiche estetiche (fari quadrangolari anziché tondi), freni anteriori a disco su tutta la gamma e nuovi motori. La gamma ora comprende un 1.5 da 60 CV, un 1.7 da 75 CV, un 1.9 da 90 CV e un 2.6 da 100 CV. Tante le varianti di carrozzeria a disposizione: due porte, quattro porte, station wagon a tre e a cinque porte e coupé.

REKORD C (1966)

La Rekord più venduta di sempre (oltre un milione di esemplari) è più spaziosa dell’antenata grazie alle dimensioni esterne aumentate mentre la linea non beneficia di grossi cambiamenti (fari posteriori rettangolari anziché tondi).

Disponibile come berlina a due o quattro porte, station wagon a tre o cinque porte e coupé, ha una gamma motori che comprende un 1.5 da 58 CV, un 1,7 da 60 e 75 CV e un 1.9 da 90 e 106 CV. Cambio a quattro marce optional, di serie sulle due unità più potenti.

Nel 1967 il 1.5 passa a 60 CV, il 1.7 sale fino a quota 66 e sparisce la 2.6 (rimpiazzata dalla Commodore) mentre nel 1968 arriva un 2.2 a sei cilindri da 85 CV.

COMMODORE A (1967)

La versione più lussuosa della Rekord – disponibile nelle varianti quattro porte e coupé – si distingue per la mascherina con più elementi cromati, per gli interni più curati e per i motori a sei cilindri (2.2 da 95 CV e 2.5 da 115 CV) tutt’altro che parchi.

Pochi mesi dopo il lancio debuttano le versioni GS con il 2.5 portato a 130 CV e il 2.8 da 145 CV usato dalle Kapitän, dalle Admiral e dalle Diplomat, nel 1969 arrivano un cambio automatico a tre rapporti e un 2.5 da 120 CV mentre nel 1970 è la volta della sportiva GS/E con un 2.5 da 150 CV.

KAPITÄN B (1969)

L’ultima Kapitän della storia non è altro che un restyling della serie precedente, modificato soprattutto nel frontale e nel retrotreno con ponte De Dion, adottato anche dalla Admiral e dalla Diplomat.

La gamma motori è composta da un 2.8 da 132 e 145 CV mentre sparisce il 4.6 V8. La carriera di questa vettura, poco apprezzata dal pubblico, termina nel 1970: le “cugine” Admiral e Diplomat continuano invece ad essere prodotte fino al 1977.

ADMIRAL B (1969)

Identica alla Kapitän B, si differenzia esclusivamente nella mascherina anteriore, nei gruppi ottici posteriori e nei paraurti.

Il motore è un 2.9 da 140 e 145 CV e poco dopo arriva un 2.8 ad iniezione da 163 CV. Nel 1972 sparisce il cambio a quattro marce e rimane solo un automatico a tre rapporti.

Per ridurre i consumi e le emissioni nel 1975 la potenza dei propulsori scende rispettivamente a 129, 140 e 160 CV.

DIPLOMAT B (1969)

Molto più elegante delle sorelle minori e con uno stile ancora più “americano”, è disponibile con due motori (2.8 ad iniezione da 160 CV e 5.4 V8) ma dice addio alla variante coupé.

ASCONA A (1970)

Si propone come modello intermedio tra la Kadett e la Rekord (che nella versione D diventa più lussuosa), ha un design moderno e gradevole ed è disponibile in tre varianti di carrozzeria: berlina a due e quattro porte e station wagon a tre porte.

La gamma motori è composta da un 1.6 da 68 e 80 CV, nel 1971 arrivano la 1.2 da 60 CV e la 1.9 S da 90 CV mentre nel 1975 i 1.6 vengono depotenziati a 60 e 75 CV.

REKORD D (1971)

Le linee sono più squadrate di quelle dell’antenata e le dimensioni esterne sono aumentate (il passo no). Disponibile come berlina a due e quattro porte, station wagon e coupé, ha una dotazione di serie che comprende il cambio a quattro marce e il servofreno e una gamma motori composta da tre unità a benzina (1.7 da 66 e 83 CV e 1.9 da 97 CV) e da un 2.1 diesel da 60 CV.

Nel 1975 il 1.7 scende a 60 e 75 CV e la potenza del 1.9 cala fino a raggiungere quota 90 CV.

In compenso arriva il 2.0 a benzina da 100 CV.

COMMODORE B (1972)

Derivata dalla Rekord D, è disponibile con tre motori: 2.5 da 115 e 130 CV e 2.8 da 160 CV. nel 1974 il 2.5 diventa 2.8 e mantiene le stesse potenze.

ASCONA B (1975)

Presentata al Salone di Francoforte nelle varianti berlina a due e quattro porte (niente più station wagon), ha uno stile più squadrato e una gamma motori composta da un 1.2 da 55 e 60 CV, un 1.6 da 60 e 75 CV e un 1.9 da 90 CV.

Nel 1976 il 1.6 da 75 CV viene rimpiazzato da un 1.9 di pari potenza mentre nel 1977 (in concomitanza con il debutto del 2.0 diesel da 58 CV) un 2.0 da 100 CV sostituisce il 1.9 da 90 CV.

Nel 1979 – in occasione di un leggero restyling che coinvolge la calandra e i paraurti – il 1.2 sparisce dalle scene e al suo posto arriva un 1.3 da 60 e 75 CV. Nello stesso anno arriva la Ascona 400, versione stradale della vettura che nel 1982 si aggiudica il Mondiale Rally piloti con Walter Röhrl. Monta un propulsore 2.4 ad iniezione (al debutto su una Ascona) da 144 CV.

L’ultima vera novità risale al 1980, con il lancio del motore 2.0 a benzina da 110 CV.

REKORD E1 (1977)

L’ultima Rekord della storia è più grande della precedente ma mantiene invariato il passo e si distingue dallì’antenata per la calandra in plastica nera e i fari anteriori quadrangolari.

Disponibile solo berlina o station wagon (niente più coupé), ha una gamma motori che comprende cinque unità a benzina (1.7 da 60 CV, 1.9 da 75 CV, 2.0 da 90, 100 e 110 CV) e un 2.1 diesel da 60 CV.

Nel 1979 il propulsore a gasolio viene rimpiazzato da un 2.3 da 65 CV.

COMMODORE C (1977)

In Italia è disponibile solo in configurazione a quattro porte (la station wagon esiste ma non viene importata) e con un unico motore: un 2.5 da 130 CV.

SENATOR A (1978)

Presentata al Salone di Francoforte del 1977, condivide il pianale con la Rekord E (il passo è più lungo di un centimetro) ma è decisamente più lunga (20 centimetri) e offre finiture più curate. I motori sono tutti sei cilindri a benzina: 2.8 da 140 CV e 3.0 da 150 e 180 CV.

Nel 1981 la vettura beneficia di leggere modifiche (plancia, pannelli porta e rivestimenti) e il 2.8 viene rimpiazzato da un 2.5 da 136 CV.

MONZA A (1978)

La versione coupé della Senator – presentata a Francoforte insieme alla variante berlina – è realizzata sulla stessa base, ha una plancia simile e condivide con la sorella la parte anteriore della carrozzeria.

La vettura offre un discreto spazio a quattro persone e ha una gamma motori composta da un 2.5 da 136 CV e un 3.0 da 180 CV. Nel 1979 tocca ad un 2.8 da 145 CV.

ASCONA C (1981)

Il passaggio alla trazione anteriore è rivoluzionario per questa vettura, disponibile in configurazione berlina a due e quattro porte (poco più avanti arriva la variante a cinque porte).

Il successo di pubblico è immediato, merito anche di una gamma motori che comprende un 1.3 da 60 e 75 CV e un 1.6 da 75 e 90 CV. Nel 1982 arrivano un 1.6 diesel da 54 CV e un 1.8 a benzina da 115 CV, quest’ultimo caratterizzato da una calandra a riquadri anziché a listelli orizzontali.

Il restyling del 1984 – ispirato alle Rekord E2, alle Senator A2 e alle Kadett E – consiste in una nuova calandra a riquadri con lo stemma Opel più grande, in una fascia catarifrangente rossa posteriore e nella sparizione dei profili cromati.

Senza dimenticare gli interni rinnovati con molti elementi presi in prestito dalla Kadett E.

Nel 1985 arriva il catalizzatore sulla 1.8, che fa scendere la potenza a 100 CV mentre nel 1986 è la volta di un altro restyling: calandra più pronunciata in tinta con la carrozzeria, frecce anteriori trasparenti e il motore 1.6 portato a 82 CV.

Nuovi propulsori debuttano nel 1987: 1.6 da 75 CV, 1.8 da 84 CV e 2.0 da 115 e 129 CV.

REKORD E2 (1982)

Il restyling della E1 è contraddistinto dai gruppi ottici anteriori trapezoidali al posto di quelli quadrati e dal cambio a cinque marce optional. Il motore 1.7 viene soppresso mentre il 1.9 e il 2.0 vengono rimpiazzati da un 1.8 da 75 e 90 CV.

Nel 1983 la 2.0 CD guadagna il cambio a cinque marce di serie e il propulsore diesel eroga 70 CV mentre nel 1984 un nuovo 2.2 ad iniezione da 115 CV sostituisce il 2.0 e il 2.3 diesel diventa sovralimentato ed eroga 90 CV.

Nel 1986 debutta un inedito 1.8 ad iniezione da 100 CV.

SENATOR A2 (1982)

Il frontale ridisegnato è simile a quello della Rekord E2 e i gruppi ottici posteriori sono più grandi. Nella gamma motori si segnala il 3.0 a carburatore che lascia spazio ad un 2.2 da 115 CV.

Nel 1984 arriva un 2.3 turbodiesel da 86 CV e il 2.5 a benzina sale fino a quota 140 CV mentre nel 1986 tocca alla marmitta catalitica per il 3.0.

MONZA A2 (1982)

Frontale modificato con paraurti in plastica verniciati nel colore della carrozzeria anziché in acciaio e interni con cruscotto digitale. Uno solo il motore: un 3.0 da 180 CV.

OMEGA A (1986)

Nel realizzare l’erede dell’obsoleta Rekord E gli ingegneri della Casa tedesca puntano molto sull’aerodinamica, che consente di ridurre i consumi. Disponibile a quattro porte e station wagon, ha una dotazione di serie molto ricca e impiega poco tempo a conquistare la critica, che nel 1987 la nomina Auto dell’Anno.

La gamma motori comprende sei unità a benzina (1.8 da 82 e 90 CV, 2.0 da 115 e 122 CV, 3.0 da 156 e 177 CV) e un 2.3 diesel da 73 e 90 CV.

Nel 1987 il 1.8 viene rimpiazzato da due unità da 88 e 115 CV e nel 1988 arriva un 2.4 da 125 CV per coprire il vuoto tra il due e i tre litri (che vengono rimpiazzati a un 3.0 catalizzato da 177 CV.

Nel 1990 è la volta di un nuovo 2.6 a sei cilindri da 150 CV e il 3.0 non catalizzato da 177 CV viene sostituito da un tre litri da 204 CV.

Debutta la sportiva Evolution 500, versione stradale – preparata dall’elaboratore Irmscher – della vettura che gareggia nel DTM (500 esemplari e motore 3.0 da 230 CV, 440 nella versione destinata alle corse).

Nello stesso anno viene svelata la cattivissima Omega Lotus (1.100 esemplari realizzati in collaborazione con la Casa britannica, all’epoca appartenente a General Motors), ancora oggi la più potente Opel mai prodotta. Motore 3.6 biturbo da 377 CV derivato dal tre litri, cambio a sei marce preso in prestito dalla Corvette ZR1 (inizialmente si pensò di inserire sotto il cofano anche il propulsore V8 di questa vettura), freni a disco autoventilanti, paraurti con spoiler maggiorati, alettone posteriore e cerchi da 17″.

Nel 1991 la vettura beneficia di un restyling mentre nel 1992 sparisce il propulsore 1.8.

SENATOR B (1987)

Derivata dalla Omega, è identica alla sorella minore nelle portiere anteriori, nel parabrezza e nella parte anteriore del tetto. Si distingue invece per la grande mascherina a griglia, per la coda più grossa e per gli interni leggermente diversi.

Al lancio è presente un solo motore – un 3.0 da 177 CV – che viene affiancato nel 1990 da un 2.6 da 150 CV (che rimpiazza il 3.0 catalizzato da 156 CV e quello non catalizzato da 177 CV) e un 3.0 da 204 CV. Nello stesso anno debutta anche un inedito spoiler posteriore.

VECTRA A (1988)

La sostituta della Ascona è disponibile esclusivamente a quattro e a cinque porte e ha una linea più moderna e aerodinamica. La gamma motori al lancio comprende sette unità a benzina (1.4 da 75 CV, 1.6 da 75 e 82 CV, 1.8 da 90 CV, 2.0 da 101, 116 e 129 CV) e un 1.7 diesel da 57 CV.

Nel 1989 arriva il 2.0 da 150 CV e sparisce il due litri da 101 CV. Debutta la trazione integrale sui propulsori 2.0 da 129 e 150 CV e viene presentata la coupé Calibra, realizzata sulla stessa base.

Nel 1990 il 1.8 a carburatore viene rimpiazzato da uno ad iniezione e nel 1992 viene soppresso il 1.4 (sostituito dal 1.6 da 75 CV) e arrivano il 2.0 Turbo 4×4 da 204 CV e il 1.7 turbodiesel da 82 CV.

Il restyling del 1993 porta una nuova calandra, l’airbag optional e un propulsore 2.5 V6 da 170 CV mentre nel 1994 è la volta del 2.0 da 136 CV.

Nel 1995 la versione inglese della vettura – chiamata Vauxhall Cavalier – si aggiudica con il pilota John Cleland il Campionato Turismo Britannico BTCC.

OMEGA B (1994)

Linee tondeggianti, frontale aggressivo e un pianale condiviso con la generazione precedente. La gamma motori è composta da quattro unità a benzina (2.0 da 115 e 136 CV, 2.5 da 170 CV e 3.0 da 211 CV) e da un 2.5 turbodiesel da 130 CV.

Nel 1997 si aggiunge un 2.0 turbodiesel ad iniezione diretta da 100 CV e nel 1998 i freni beneficiano di miglioramenti.

VECTRA B (1995)

Ancora più aerodinamica (merito anche degli specchietti retrovisori integrati con il cofano motore) e disponibile a quattro e cinque porte, ha quattro motori a benzina (1.6 da 101 CV, 1.8 da 115 CV, 2.0 da 136 CV e 2.5 da 170 CV) e un 1.7 turbodiesel da 82 CV.

Nel 1996 debuttano l’attesissima variante station wagon e un 2.0 turbodiesel da 82 CV, nel 1997 sparisce il 1.7 TD mentre nel 1998 la potenza del due litri a gasolio sale fino a quota 101 CV.

Nel 1999 arriva il restyling (gruppi ottici, paraurti e modifiche agli interni) e nel 2000 il 2.0 a benzina viene rimpiazzato da un 2.2 da 147 CV, il 1.8 arriva a 125 CV e viene presentato il 2.2 turbodiesel da 125 CV.

OMEGA B FL (1999)

Oltre alle consuete modifiche estetiche (al frontale in primis) si registrano cambiamenti ai motori: i due litri vengono rimpiazzati da un 2.2 da 144 CV. Al Salone di Francoforte del 2009 viene svelata la concept V8.com, che anticipa le forme di una versione dotata del propulsore 5.7 V8 della Corvette. La variante di serie debutta nel 2000 a Ginevra ma non entra in produzione per problemi di affidabilità.

Nello stesso anno il 2.5 V6 viene rimpiazzato da un 2.6 da 180 CV e il 2.0 turbodiesel viene sostituito da un 2.2 turbodiesel da 120 CV mentre nel 2001 debutta un 3.2 da 218 CV.

VECTRA C (2002)

Ha un pianale completamente nuovo (con molti elementi in comune con quello della Fiat Croma) ed è disponibile nelle versioni a quattro porte e a cinque porte (GTS). Caratterizzata da un design squadrato, ha una gamma motori composta da due unità a benzina (1.8 da 122 CV, 2.2 da 147 CV) e da due turbodiesel (2.0 da 101 CV e 2.2 da 125 CV).

Nel 2003 il 2.2 diventa ad iniezione diretta e passa a 155 CV mentre nel 2004 è la volta della station wagon, della sparizione del 2.2 a benzina e dell’arrivo di numerosi turbodiesel: i 1.9 di origine Fiat da 120 e 150 CV e il 3.0 da 177 CV.

Il restyling del 2005 porta qualche modifica al frontale e diversi aumenti di potenza: il 1.6 passa da 101 a 105 CV mentre il 1.8 da 122 a 140 CV.

Nel 2006 danno l’addio alle scene la GTS e il propulsore 2.0 turbodiesel.

SIGNUM (2003)

La Vectra C non conquista il pubblico e per questo motivo i vertici della Casa tedesca decidono di proporre un modello più originale basato sullo stesso pianale: una due volumi a passo lungo che non contribuisce più di tanto allì’aumento delle vendite.

Presentata al Salone di Ginevra, ha una gamma motori composta da due unità a benzina (1.8 da 122 CV e 2.0 turbo da 175 CV) e da tre turbodiesel (2.0 da 101 CV, 2.2 da 125 CV e 3.0 da 177 CV).

Nel 2004 è la volta del 1.9 turbodiesel Fiat da 120 e 150 CV mentre il restyling del 2005 coincide con i cambiamenti al muso e con l’installazione del filtro antiparticolato sui propulsori a gasolio. Nel 2006 se ne va il 2.0 turbodiesel.

IL FUTURO

Al Salone di Parigi vedremo il restyling della Insignia, contraddistinto da qualche modifica estetica al frontale e alla coda. Non sembrano invece previsti cambiamenti ai propulsori.