Citroën, la storia della Casa francese

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L'evoluzione del Double Chevron

Se si dovesse stilare una classifica delle Case automobilistiche più innovative di sempre la Citroën finirebbe senza dubbio sul podio. In quasi 100 anni il marchio transalpino ha realizzato una serie di prodotti in anticipo sui tempi e, non contenta, ha dimostrato di poter superare la concorrenza anche nelle corse. Scopriamo insieme la sua storia.

Citroën, la storia

La sezione automobilistica della Citroën nasce nel 1919 quando André Citroën, produttore di ingranaggi con dentatura a cuspide (l’attuale logo del marchio) nei primi anni del XX secolo e di armi per l’esercito francese durante la Prima Guerra Mondiale, decide di concentrarsi sulla realizzazione di veicoli a quattro ruote dopo aver visitato nel 1912 la catena di montaggio Ford a Detroit.

Il primo modello – la Type A (dotata di un motore 1.4 a quattro cilindri da 18 CV) – è la prima vettura europea ad essere assemblata con questo metodo innovativo. Una soluzione che permette di far calare i prezzi e di rendere anche nel Vecchio Continente le automobili accessibili al grande pubblico.

Il grande sucesso riscosso dalle vetture del Double Chevron – e la volontà di superare i dazi doganali – porta la Citroën negli anni Venti ad espandersi in Europa e a creare numerose filiali.

La Traction Avant e la crisi

La Traction Avant del 1934 è la prima auto veramente rivoluzionaria realizzata dalla Casa francese: oltre ad avere la trazione anteriore è infatti caratterizzata da diverse soluzioni innovative (anche se mostrate già da altri veicoli in precedenza) come il telaio monoscocca e la carrozzeria aerodinamica.

La vettura piace ma è anche molto costosa da produrre. Questo porta ad una crisi che porta la Citroën nelle mani della Michelin (principale creditore) nel 1934 (un anno prima della morte di André).

Il secondo dopoguerra

Nel 1948 arriva un’altra auto importantissima per la Casa del Double Chevron: la 2CV. La vettura, che sta alla motorizzazione di massa francese come la Fiat 500 a quella italiana, viene prodotta in circa 4 milioni di esemplari fino al 1990 ed è caratterizzata da una grande versatilità (merito delle porte posteriori) e da un design sbarazzino.

L’ammiraglia Citroën DS, svelata nel 1955, rappresenta la vetta più alta raggiunta dal marchio transalpino.

Una vettura eccezionalmente bella ma soprattutto ricca di contenuti: sospensioni idropneumatiche, servosterzo, freni a disco e – dopo il restyling del 1968 – fari orientabili.

Gli anni Sessanta e Settanta

Gli anni Sessanta – caratterizzati da accordi fallimentari con Panhard e Maserati – non sono i migliori nella storia della Citroën. Nel 1968 il governo francese – guidato da Charles de Gaulle – blocca l’acquisto del 49% delle azioni del Double Chevron da parte della Fiat.

La crisi petrolifera del 1973 peggiora la situazione: la Citroën fallisce nel 1974 ed è oltretutto costretta ad uscire dal mercato nordamericano per via di nuove norme. Nello stesso anno la Peugeot entra in possesso del 38,2% del brand e l’anno seguente cede la Maserati alla De Tomaso. Il tutto in un periodo in cui la Casa d’Oltralpe vince per due volte il prestigioso premio di Auto dell’Anno con la GS (1971) e con la CX (1975).

La rinascita

Il marchio transalpino si risolleva negli anni Ottanta grazie a nuovi modelli come le piccole Visa e AX e la berlina BX. Nel decennio successivo una serie di prodotti lanciati al momento giusto come la multispazio Berlingo riescono a mantenere le vendite ad un buon livello e il premio di Auto dell’Anno assegnato alla XM nel 1990 contribuisce a mantenere elevato il prestigio del brand.

Gli anni Novanta sono anche caratterizzati da un’intensa attività sportiva da parte della Citroën: la ZX si aggiudica infatti quattro Parigi-Dakar (1991, 1994-1996), tre con Pierre Lartigue e una con Ari Vatanen.

Il presente

Negli anni Duemila il Double Chevron inizia ad usare una nuova denominazione per le proprie vetture: la sigla C (o, dal 2010, DS per i modelli più esclusivi) seguita da un numero. Nel 2007 arriva la prima SUV – chiamata C-Crosser – mentre nel 2010 è la volta dell’elettrica C-Zero: entrambe le vetture sono realizzate in collaborazione con Mitsubishi e Peugeot.

Tra i modelli più significativi degli ultimi anni segnaliamo la seconda generazione della monovolume C4 Picasso (2013) e l’originale compatta C4 Cactus.

Quest’ultima – realizzata nel 2014 sulla stessa piattaforma (allungata) della piccola C3 – è protetta nei piccoli urti dagli Airbump (capsule d’aria inglobate in un morbido strato di poliuretano temoplastico)

L’attività nel motorsport è sempre più proficua grazie ai successi di Sébastien Loeb nei rally – nove Mondiali WRC Piloti consecutivi tra il 2004 e il 2012 e otto titoli Costruttori ottenuti con Xsara, C4 e DS3 – e dell’argentino José María López nel turismo: due Mondiali WTCC Piloti e due titoli iridati Costruttori con la C-Elysée.