Dalla Corvair alla Cruze, la storia delle compatte Chevrolet

Smartworld
di Marco Coletto

L'evoluzione delle "segmento C" del Cravattino

Da oltre mezzo secolo negli USA le compatte Chevrolet conquistano clienti attenti alla sostanza con un budget non troppo elevato a disposizione. Attualmente la gamma delle “segmento C” americane è composta, anche da noi, da due modelli molto diversi tra loro.

Cruze (2008)

La Cruze, erede della Nubira, è una delle auto più vendute nel mondo. Presentata al Salone di Parigi del 2008, arrivata sul mercato italiano nel 2009 e prodotta in tutti i continenti (eccetto l’Africa), debutta con due motori: un 1.6 a benzina da 113 CV e un 2.0 turbodiesel VCDi da 150 CV.

Nel 2010 è la volta della turbodiesel automatica mentre nel 2011 – in concomitanza con il lancio della versione a cinque porte – arrivano un 1.8 a benzina da 140 CV e un 2.0 turbodiesel VCDi potenziato a 163 CV.

In occasione del restyling del 2012 (che riguarda soprattutto il paraurti anteriore) arriva la station wagon. La gamma propulsori attuale comprende due unità a benzina (1.6 da 124 CV e 1.4 da 140 CV), un 1.8 a GPL da 141 CV e due turbodiesel: un 1.7 da 131 CV e un 2.0 da 163 CV.

La Cruze ottiene anche numerosi sucessi in campo sportivo: nel 2010 e nel 2011 si aggiudica infatti il Mondiale Turismo WTCC nelle categorie Piloti (con il francese Yvan Muller) e Costruttori ed è molto vicina a conqistare nuovamente il titolo anche quest’anno.

Volt (2010)

La rivoluzionaria Volt è un’elettrica ad autonomia estesa: monta un propulsore ad emissioni zero da 151 CV e uno supplementare da 87 CV che si attiva una volta superati i 100 km/h. Un 1.4 a benzina entra in funzione quando il livello di carica delle batterie (ricaricabili in circa sei ore con una normale presa di corrente da 230 V) scende sotto il 30% e provvede ad alimentare l’unità elettrica.

Gemella della Opel Ampera e Auto dell’Anno 2012, ha un’autonomia superiore a 1.000 km e può percorrere 60 km con il solo ausilio degli accumulatori. Presentata come concept al Salone di Detroit del 2007 (con un 1.0 a benzina connesso ad un generatore) e a quello di Shanghai dello scorso anno (dotata di un propulsore fuel cell a idrogeno), debutta come modello di serie nel 2008 ed è caratterizzata da un design originale e da un abitacolo in grado di accogliere quattro passeggeri.

Scopriamo insieme l’evoluzione delle “compatte” della Casa del Cravattino sul mercato americano.

Corvair prima generazione (1960)

Nasce come risposta alle compatte europee ed è disponibile inizialmente in tre varianti di carrozzeria: convertibile, coupé e berlina. L’unica auto americana di massa a montare il motore posteriore (un 2.3 a sei cilindri da 80 CV, optional da 95) ha un nome che deriva da una concept presentata nel 1954 basata sul pianale della Corvette.

Nel 1961 debutta un cambio manuale a quattro marce e la cilindrata sale a 2,4 litri (80 CV manuale, 84 con l’automatico e 98 per l’unità più potente).

Per aumentare la capienza del bagagliaio la ruota di scorta viene spostata nel vano motore e in listino arriva una variante station wagon denominata Lakewood.

Nello stesso anno è la volta dei furgoni Corvair 95 con posizione di guida avanzata e dei pick-up Loadside e Rampside mentre nel 1962 sulla versione grintosa Monza arriva un propulsore sovralimentato da 150 CV.

Nel 1963 spariscono dal commercio la Loadside e la Lakewood, a bordo di quest’ultima i passeggeri lamentavano temperature eccessive nel’abitacolo (dovute al motore) e un odore persistente di benzina.

Il 1964 è l’anno in cui il motore base passa a 2,7 litri (95 CV per l’unità “entry-level, 110 per quella sportiva). Per rimediare al difetto più grave della vettura il retrotreno a semiassi oscillanti (che provoca perdite di trazione nella guida veloce, come denunciato nel libro di Ralph Nader “Unsafe at any speed”) viene integrato da una balestra trasversale.

Nel 1965 – per via del libro e dell’arrivo della meno costosa e più affascinante Ford Mustang – le vendite crollano.

Nova prima generazione (1962)

Più semplice della Corvair (motore anteriore) e più economica da acquistare e da gestire, è disponibile in cinque varianti di carrozzeria (berlina a due e quattro porte, hardtop, convertibile e station wagon) e monta due propulsori al lancio: un 2.5 a quattro cilindri e un 3.2 a sei cilindri.

Nel 1963 arriva la versione Super Sport per la coupé e la convertibile mentre nel 1964 diventa ufficialmente disponibile un 4.6 V8 da 197 CV, già installabile nei due anni precedenti.

Il 1965, anno in cui la griglia e i gruppi ottici vengono ridisegnati, debutta un 5.4 V8 da 299 CV e la potenza del 4.6 sale fino a quota 220 CV.

Corvair seconda generazione (1965)

Il design e l’assetto vengono rivisti e il motore è sempre il solito 2.7 a sei cilindri: la precedente unità da 150 CV viene rimpiazzata da un aspirato da 140 CV e da un sovralimentato da 180 CV.

Spariscono le varianti station wagon, veicolo commerciale e pick-up. La gamma ora comprende quattro versioni: convertibile, hardtop a due e quattro porte e furgone trasporto passeggeri.

Nel 1967, in concomitanza con il lancio della Camaro, spariscono i motori da 140 e 180 CV (il primo viene reintrodotto poco dopo) mentre nel 1968 rimangono esclusivamente in listino le coupé e le cabriolet.

Nova seconda generazione (1966)

Disponibile in quattro varianti di carrozzeria (berlina a due e quattro porte, hardtop e station wagon), ha linee più decise e una gamma motori composta da sette unità: un 2.5 da 91 CV, due sei cilindri in linea (3.1 e 3.8) e quattro V8 (4.6 da 197 e 218 CV, 5.3 da 279 e 354 CV).

Ne 1967 arriva tra gli optional un 4.1 a sei cilindri.

Nova terza generazione (1968)

Non è altro che un profondo restyling della seconda generazione, caratterizzato dal passo più lungo e dall’addio alle scene delle versioni station wagon e hardtop. La ricchissima gamma motori comprende nove unità: un 2.5, tre sei cilindri (3.1, 3.8 e 4.1) e cinque V8 (5.0, 5.4, 5.7, 6.5 e 6.6).

La Super Sport, precedentemente considerata come un pacchetto optional, diventa una versione vera e propria: ospita sotto il cofano un 5.7 V8 da 299 CV e può montare a pagamento un 6.5 da 354 CV o 381 CV.

Nel 1971 spariscono il 2.5, il 3.8 e il 6.5 ma arriva la versione Rally (strisce bianche o nere, cerchi specifici e assetto modificato) mentre il restyling del 1973 porta paraurti più grandi in modo da soddisfare le normative di sicurezza statunitensi.

Nova quarta generazione (1975)

Disponibile nelle varianti coupé, tre porte e berlina, ha un design meno aggressivo e più europeo e una gamma motori composta da sei unità: 2.5, 3.8 V6, 4.1 a sei cilindri da 105 CV e tre V8 (4.3, 5.0 da 140 CV e 5.7 da 165 CV).

Nel 1977 la potenza del 4.1 sale a quota 110 CV, il 5.0 passa a 145 CV e il 5.7 arriva a 170 CV.

Citation (1980)

La prima Chevrolet a trazione anteriore della storia (pianale condiviso con la Buick Skylark) debutta sul mercato con due anni di ritardo rispetto alle previsioni a causa di problemi con i fornitori. La gamma motori – che comprende un 2.5 e tre 2.8 V6 – non prevede V8 in quanto il pubblico chiede auto più economiche da gestire.

Disponibile in tre versioni (due porte, tre porte e cinque porte), è più leggera rispetto alla Nova e conquista parecchi clienti nel primo anno di commercializzazione.

Successivamente i continui richiami dovuti a difetti di assemblaggio provocano bruschi cali delle immatricolazioni.

La versione sportiva X-11 (non disponibile a cinque porte) monta un propulsore 2.5 ma volendo è possibile acquistare un 2.8 da 115 CV. Numerose le modifiche rispetto alle varianti “normali”: barre stabilizzatrici, sospensioni sportive, cerchi specifici, spoiler, decorazioni, calandra nera, volante racing, specchietti retrovisori in tinta e contagiri.

Nel 1981, anno in cui il propulsore della X-11 arriva a generare 135 CV, la due porte sparisce dal listino ma viene reintrodotta nel 1982. Nel 1984 un leggero restyling viene spacciato ai clienti come modello nuovo (ribattezzato Citation II) per far credere di aver risolto tutti i problemi mentre nel 1985 la X-11 può montare un 2.8 ad iniezione multipoint da 130 CV.

Cavalier prima generazione (1982)

Disponibile inizialmente in quattro varianti (tre porte, berlina a due e quattro porte e station wagon), monta due motori a quattro cilindri (1.8 e 2.0). Nel 1983 debutta la versione Convertibile, nel 1984 è la volta di un restyling (fari anteriori rettangolari) mentre nel 1985 sbarca in listino un 2.8 V6.

Cavalier seconda generazione (1988)

La gamma motori comprende un 2.0 da 90 CV e un 2.8 V6 da 125 CV mentre per quanto riguarda le varianti di carrozzeria si segnala l’addio alle scene della tre porte.

Nel 1989 debutta il piantone dello sterzo regolabile e il motore V6 viene potenziato a 130 CV e nel 1990 la cilindrata del 2.0 passa a 2.2 (potenza aumentata a 95 CV) mentre il V6 diventa un 3.1 da 140 CV. Un restyling pesante nel 1991 coinvolge il cofano, il paraurti, i fanali anteriori, i copricerchioni e gli interni.

Nel 1992 il 2.2 guadagna l’iniezione elettronica e ha una potenza di 110 CV, nel 1993 debutta una nuova calandra e nel 1994 il 2.2 sale fino a quota 120 CV.

Cavalier terza generazione (1995)

Sparisce dal listino la station wagon e la gamma motori è composta esclusivamente da unità a quattro cilindri. Nel 1996 la sportiva Z24 (sospensioni rigide, cerchi in lega specifici, ecc…) porta in dote un 2.4 da 150 CV (aumentabili a 190 CV con un pacchetto dedicato).

Nel 2000, in occasione del primo restyling, debutta la Z24 a quattro porte mentre in concomitanza con il secondo lifting del 2003 la Z24 viene rimpiazzata dalla LS, che monta un propulsore 2.2 da 150 CV.

Prizm (1998)

Le due generazioni precedenti di questa berlina a quattro porte gemella della Toyota Sprinter vengono vendute con il marchio Geo creato da General Motors per contrastare le vetture giapponesi e solo sul finire degli anni Novanta torna il Cravattino sul cofano.

La prima compatta (insieme alla Toyota Corolla) ad offrire gli airbag laterali è dotata di un motore 1.8 a benzina.

Cobalt (2005)

Realizzata sul pianale della Opel Astra e disponibile nelle varianti berlina e coupé, monta solo motori a quattro cilindri. Al lancio in listino sono presenti un 2.2 da 147 CV e un 2.0 sovralimentato da 208 CV.

Nel 2006 sparisce il 2.2 e arriva la SS con un 2.4 da 174 CV mentre nel 2007 (anno in cui debuttano la consolle centrale rivista e lo sterzo modificato) abbandona le scene il due litri ed entra in commercio un 2.2 da 150 CV.

Le SS vengono ribattezzate Sport Coupé e Sport Sedan nel 2008 e sotto il cofano della nuova SS si trova un 2.0 sovralimentato da 264 CV.

Nello stesso anno ci lasciano il 2.2 e il 2.4 mentre nel 2009 sbarca sul mercato un 2.2 da 158 CV.

HHR (2008)

La prima compatta Chevrolet americana ad arrivare ufficialmente nel nostro Paese è una monovolume che resta solo qualche mese nei nostri listini. Monta un motore 2.4 a benzina da 170 CV e ha un design ispirato alla Suburban (la prima SUV della storia) che somiglia un po’ troppo alla Chrysler PT Cruiser (d’altronde il designer, Bryan Nesbitt, è lo stesso).

Realizzata sul pianale della Opel Zafira e presentata al Salone di Los Angeles del 2005, viene lanciata negli States già nel 2006.

Il futuro

Nel 2013 dovrebbe arrivare sul mercato la variante monovolume della Volt, la MPV5. Avrà un design ispirato alla concept mostrata al Salone di Pechino del 2010 e un’autonomia di 50 chilometri in modalità elettrica.