Jaguar, la storia della Casa britannica

Smartworld

Sportività ed eleganza: i due capisaldi del marchio inglese

Sportività ed eleganza: sono questi – da oltre 90 anni – i punti di forza delle vetture Jaguar. Questo marchio (che può vantare, tra le altre cose, il primato di successi alla 24 Ore di Le Mans tra le Case britanniche) è sopravvissuto a tutte le crisi dell’automobilismo inglese ed è ancora oggi uno dei pochi capaci di contrastare i brand “premium” tedeschi. Scopriamo insieme la sua storia.

Jaguar, la storia

La storia della Jaguar inizia ufficialmente nel settembre 1922 quando William Lyons (appassionato di moto) e William Walmsley (costruttore di sidecar) si mettono in società e fondano la Swallow Sidecar Company. Questa azienda, inizialmente specializzata nella realizzazione di mezzi a due ruote, ottiene un grande successo nella seconda metà degli anni ’20 grazie alla creazione di carrozzerie per la Austin Seven, rivolte a clienti che amano distinguersi ma non vogliono spendere cifre esagerate.

Le prime auto

Lyons, stufo di lavorare su automobili di altre Case, progetta per la prima volta due vetture e le presenta al Salone di Londra del 1931: le scoperte SS 1 e SS 2 hanno un aspetto premium ma un prezzo relativamente abbordabile. Tre anni più tardi Walmsley abbandona la società.

Cambio di nome

Nel 1935 il nome Jaguar viene usato per la prima volta su una berlina 2.5 chiamata SS Jaguar e due anni dopo arriva il primo successo sportivo per il brand inglese quando il britannico Jack Harrop conquista il RAC Rally (vittoria bissata nel 1938) al volante di una SS100.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la produzione si concentra sui sidecar per l’esercito di Sua Maestà e al termine del conflitto la dirigenza decide di vendere la divisione motociclistica e, soprattutto, di togliere il nome SS, troppo simile a quello usato dall’unità paramilitare nazista.

La XK120

La prima auto rivoluzionaria firmata Jaguar è la XK120 del 1948: una scoperta dotata di un motore 3.4 a sei cilindri in linea che consente a questa sportiva di raggiungere le 120 miglia orarie (193 km/h: l’auto di serie più veloce in commercio).

Questa vettura conquista numerosi clienti e vince diverse corse in giro per l’Europa: nel 1951 – anno in cui debutta la variante chiusa FHCIan Appleyard conquista il RAC Rally e la C-Type (vettura da corsa con telaio tubolare che condivide la meccanica con la XK120) permette al brand di ottenere il primo successo alla 24 Ore di Le Mans con il duo “british” composto da Peter Walker e Peter Whitehead.

Questi due successi Jaguar vengono ripetuti nel 1953: la mitica corsa di durata francese viene però vinta da un altro equipaggio sempre britannico (Tony Rolt e Duncan Hamilton) e da una vettura più evoluta dotata degli innovativi freni a disco. Nello stesso anno arriva in listino la terza variante della XK120: la Coupé Drophead.

La D-Type

La D-Type – prima auto da corsa di sempre con struttura monoscocca – è una vettura che ha fatto la storia del motorsport: caratterizzata da una vistosa pinna posteriore, conquista tra il 1955 e il 1957 tre edizioni consecutive della 24 Ore di Le Mans con piloti rigorosamente britannici. La prima con il duo composto da Mike Hawthorn e Ivor Bueb, la seconda con Ron Flockhart e Ninian Sanderson e la terza con Flockhart e Bueb.

Quest’ultimo trionfo è oltretutto l’ultimo “all british” (auto e piloti provenienti dal Regno Unito) nella storia di questa importante corsa di durata.

Nello stesso periodo segnaliamo la vittoria del Rally di Monte Carlo del 1956 di una Jaguar Mark VII guidata dal britannico Ronnie Adams e – per quanto riguarda la produzione di serie – il lancio della XK150, prima vettura stradale del brand a montare i freni a disco portati al debutto nelle competizioni dalla C-Type.

Gli anni ’60 e la E-Type

Nel 1960 il brand inglese rileva la Daimler e trasferisce nello stabilimento di Coventry di questa azienda la produzione dei motori. L’anno seguente è la volta del debutto – al Salone di Ginevra – del modello più famoso di questo marchio: la E-Type. Considerata da un certo Enzo Ferrari l’auto più bella mai costruita, tocca le 150 miglia orarie (241 km/h) ed è oltretutto molto evoluta tecnicamente: quattro freni a disco, telaio monoscocca e sospensioni a quattro ruote indipendenti. I suoi punti deboli? Il cambio, gli spazi di frenata lunghi e i sedili poco avvolgenti.

Nel 1963 arriva la prima vittoria importante per una Jaguar guidata da un pilota straniero quando il tedesco Peter Nöcker conquista la prima edizione del Campionato Europeo Turismo con una Mark II e tre anni più tardi viene lanciata la versione 2+2 della E-Type con passo allungato per ospitare due passeggeri sui posti posteriori.

Il marchio britannico è in buona salute: è uno di quelli più amati nel Regno Unito ed è il brand straniero più amato negli USA. Nel 1966 viene fuso con la BMC per creare la British Motor Holdings e l’anno seguente William Lyons abbandona il ruolo di direttore generale.

Il 1968 è l’anno in cui viene presentata un’altra icona del marchio Jaguar – l’ammiraglia XJ (che toglie dal mercato quasi tutte le obsolete berline della Casa britannica) – e nel 1969 lo storico progettista William Heynes (entrato in SS nel 1934) va in pensione.

Gli anni ’70

Il primo avvenimento importante degli anni ’70 arriva nel 1971 quando il motore 5.3 V12 viene introdotto sulla E-Type. L’anno seguente lo stesso propulsore – montato sulla XJ – permette all’ammiraglia britannica di diventare la quattro posti di serie più veloce in commercio (quasi 220 km/h).

Sempre nel 1972 (quando Lyons va ufficialmente in pensione) viene lanciata la variante a passo lungo della berlinona “british” (per rimediare al principale difetto di questa vettura: lo spazio ridotto per i passeggeri posteriori) e tre anni dopo viene presentata la coupé XJ-S, realizzata sulla stessa base della XJ “standard”.

Gli anni ’80

Il 1984 è un anno importante per la Jaguar. Il marchio inglese viene privatizzato ed entra in Borsa e arrivano due vittorie sportive importanti grazie al britannico Tom Walkinshaw e alla XJS, vincitori del Campionato Europeo Turismo e – con un equipaggio composto anche dal tedesco Hans Heyer e dall’inglese Win Percy – della 24 Ore di Spa. Nel febbraio del 1985 scompare William Lyons.

Tra la seconda metà degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 la Casa britannica ottiene numerose soddisfazioni sportive nella categoria endurance: nel 1987 arriva il primo Mondiale Sportprototipi (condito dal trionfo tra i piloti del brasiliano Raul Boesel), successo bissato nel 1988 (con l’inglese Martin Brundle iridato tra i driver) grazie anche alla vittoria della 24 ore di Le Mans portata a casa dall’olandese Jan Lammers e dai britannici Johnny Dumfries e Andy Wallace. Nello stesso anno Boesel, Brundle, Lammers e il danese John Nielsen vincono la 24 Ore di Daytona.

Il passaggio a Ford

Nel 1989 la Jaguar viene acquisita dalla Ford ma non cessa l’impegno sportivo: nel 1990 la XJR-12 vince la 24 Ore di Le Mans con Brundle, Nielsen e lo statunitense Price Cobb e la stessa vettura – guidata questa volta da Lammers, Wallace e dallo “yankee” Davy Jones – si aggiudica la 24 Ore di Daytona. L’ultimo successo sportivo rilevante per la Casa britannica risale al 1991: vittoria nel Mondiale Sportprototipi e titolo iridato per il nostro Teo Fabi.

La produzione di serie dell’ultimo decennio del XX secolo vede la supercar XJ220 del 1992 (motore 3.5 V6 a doppia sovralimentazione da 542 CV e 335 km/h di velocità massima), la sexy sportiva XK8 e l’ammiraglia S-Type, sorella minore della XJ dallo stile retrò.

Il terzo millennio

Nel 2000 la Jaguar entra in F1: resta nel Circus fino al 2004 ma ottiene solo due podi con il pilota britannico Eddie Irvine. Va meglio con le vetture stradali: la berlina X-Type del 2001 – realizzata sullo stesso pianale della Ford Mondeo – è la prima auto del brand britannico a trazione integrale e due anni più tardi (in occasione del lancio delle varianti station wagon e diesel) diventa anche la prima a trazione anteriore.

Questo modello ottiene buoni risultati di vendite ma intacca il blasone del brand: la rinascita arriva nel 2007 con la XF, erede della S-Type contraddistinta da uno stile moderno e rivoluzionario riproposto dalla XJ X351 del 2009.

Nel mezzo (nel 2008) l’acquisto del marchio da parte degli indiani della Tata.

Per quanto riguarda i modelli più recenti firmati Jaguar è impossibile non citare la sportiva F-Type del 2013 e la berlina XE del 2015, con pianale in alluminio e, a differenza dell’antenata X-Type, a trazione posteriore.