Lamborghini, la storia della Casa di Sant’Agata

Smartworld
di Marco Coletto

Cinquant'anni di emozioni sotto il segno del Toro

Il nome Lamborghini è uno dei più rinomati nel mondo delle supercar. Eppure la Casa di Sant’Agata realizza automobili solo da cinquant’anni. Scopriamo insieme la storia di questo brand, che ci ha regalato tantissime vetture emozionanti.

Lamborghini: la storia

L’avventura Lamborghini nel mondo delle auto prende forma all’inizio degli anni Sessanta quando Ferruccio Lamborghini, imprenditore emiliano specializzato nella produzione di trattori e caldaie, nota che la sua Ferrari 250 GT è troppo rumorosa.

Si lamenta personalmente con Enzo Ferrari e la risposta offensiva del Drake («Che vuol saperne di macchine lei che guida trattori»), unita all’aver scoperto i grandi margini di guadagno che porta la produzione di una supercar, lo spinge a creare una propria sportiva.

Nasce la Lamborghini

La Lamborghini Automobili vede ufficialmente la luce nel 1963: viene commissionata alla Società Autostar di Giotto Bizzarrini la realizzazione di un motore 3.5 V12 più adatto all’uso quotidiano di quelli del Cavallino (sostanzialmente dei propulsori da corsa) mentre per il telaio ci si rivolge a Gian Paolo Dallara. Lo stile della prima vettura del Toro – la concept 350 GTV, mostrata al Salone di Torino dello stesso anno – è invece opera di Franco Scaglione.

Inizia la produzione in serie

La prima auto di Sant’Agata prodotta in serie è la 350 GT, presentata al Salone di Ginevra del 1964: rispetto al prototipo GTV si distingue per le linee riviste dalla Carrozzeria Touring e per il propulsore depotenziato (da 360 a 280 CV).

Nel 1965 debutta la Lamborghini 400 GT (derivata dalla 350 GT), dotata di un motore 4.0 da 320 CV, e al Salone di Torino dello stesso anno viene mostrato il telaio di una vettura che segnerà la storia della Casa emiliana…

La Miura

La Miura, mostrata al Salone di Ginevra del 1966, seduce il pubblico e conquista tantissimi clienti. Merito delle prestazioni entusiasmanti che è in grado di offrire e di un design sexy firmato Bertone.

La fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta

Gli anni Sessanta si chiudono per la Lamborghini con la concept Marzal (1967), la Islero (1968) e la Espada (1969). Nello stesso periodo si segnalano l’arrivo della Miura S e l’addio di Dallara (rimpiazzato da Paolo Stanzani), che avrebbe voluto un maggiore impegno della Casa nelle gare.

Il decennio successivo si apre invece con il lancio della Jarama e della “piccola” Urraco.

Ma la novità più importante è la concept LP 500, le cui forme originalissime anticipano il design di un altro modello destinato a diventare una pietra miliare della Casa del Toro.

La crisi

Nel 1972 Ferruccio vende il 51% della Lamborghini all’imprenditore svizzero Georges-Henri Rossetti e due anni più tardi, complice la crisi petrolifera, cede il restante 49% a René Leimer, amico di Rossetti. Sempre nel 1974 viene mostrata al Salone di Ginevra la versione di serie del prototipo LP 500: la Countach, dotata di un motore 4.0 V12.

Il periodo Rossetti

Nella seconda metà degli anni Sessanta la Casa di Sant’Agata presenta due novità: la “targa” Silhouette del 1976 (basata sulla Urraco) e il prototipo Cheetah del 1977, il primo tentativo Lamborghini di creare un fuoristrada.

Il fallimento e la rinascita

Nel 1978 la Lamborghini fallisce e resta in amministrazione controllata fino al 1981, anno in cui passa delle mani dei fratelli franco-svizzeri Jean-Claude e Patrick Mimran. Durante la loro gestione nello stesso anno viene realizzata la Jalpa (evoluzione della Silhouette) mentre nel 1986 è la volta della “mostruosa” SUV LM002, antesignana dell’Hummer e dotata di un possente propulsore 5.2 V12.

L’era Chrysler

La Chrysler entra in possesso della Casa di Sant’Agata nel 1987 e l’anno successivo crea una società – la Lamborghini Engineering – dedicata alla realizzazione di motori destinati alla F1. Il modello più importante realizzato sotto la dirigenza statunitense, la Diablo, vede la luce nel 1990.

La parentesi Megatech

La Lamborghini viene acquistata per 40 milioni di dollari dalla holding indonesiana Megatech, che rimette in sesto i conti e dopo quattro anni rivende la società all’Audi per 110 milioni di dollari.

Il passaggio all’Audi

Nelle mani dell’Audi il marchio emiliano brilla. Il primo modello a nascere sotto il management tedesco è la Murciélago del 2001, l’erede della Diablo.

Tre anni più tardi è invece la volta della “piccola” Gallardo, che rappresenterà la metà di tutte le Lamborghini immatricolate dal 1963 ad oggi.

Il presente

La Lamborghini Reventón del 2008 (anno in cui il brand ottiene il record assoluto di vendite), basata sulla Murciélago, è la vettura più cattiva prodotta fino a quel momento dalla Casa di Sant’Agata. Nel 2011 tocca invece alla Aventador (capace di raggiungere una velocità massima di 349 km/h) prendere lo scettro di regina delle vetture del Toro. Sul pianale di questo modello nasce nel 2013 la “mostruosa” Veneno, disponibile anche Roadster.