Dalla 350 GT alla Jarama, la storia delle Lamborghini V12 a motore anteriore

Smartworld
di Marco Coletto

Quando le auto del Toro erano più eleganti che aggressive

C’è stato un tempo, prima degli anni Ottanta, in cui le Lamborghini sono state più eleganti che sportive. In un panorama attuale fatto di vetture estreme le auto del Toro V12 con motore anteriore hanno rappresentato una tappa importante nella storia della Casa di Sant’Agata Bolognese, quella degli esordi. Scopriamo insieme l’evoluzione di queste vetture.

350 GT (1964)

La prima auto realizzata dalla Lamborghini nasce dopo che il boss della Casa bolognese Ferruccio (uno dei più grandi produttori italiani di mezzi agricoli nonché affezionato cliente Ferrari) segnala a Enzo alcuni problemi riguardanti la sua 250 GT. La risposta del Drake «Che vuol saperne di macchine lei che guida trattori» non è delle più garbate e porta Ferruccio a prendere una decisione che cambierà le sorti della sua azienda: realizzare auto sportive.

Per costruire il suo primo modello si rivolge a Giotto Bizzarrini, che progetta un telaio con sospensioni a quattro ruote indipendenti e un motore 3.5 V12 da 360 CV. Il primo prototipo, denominato 350 GTV e disegnato da Franco Scaglione, debutta al Salone di Torino del 1963.

Quando Bizzarrini lascia il progetto la versione di serie viene realizzata grazie all’aiuto di Gianpaolo Stanzani (per quanto riguarda i motori) e Gian Paolo Dallara (per il telaio). Il design è invece opera della Carrozzeria Touring, che rivede la 350 GTV nel frontale, nella coda e negli interni.

La 350 GT, presentata al Salone di Ginevra del 1964, monta un motore 3.5 V12 da 320 CV e ha un sistema di lubrificazione a carter umido (la concept lo aveva secco).

Nel 1965 debutta la più versatile variante 2+2 con padiglione rialzato e allungato.

400 GT (1966)

Versione riveduta e corretta della 350 GT, caratterizzata da doppi fari circolari che rimpiazzano quelli singoli ovoidali, dall’addio ai rostri e da modifiche alla mascherina e agli interni.

Il motore 3.9 V12 mantiene la stessa potenza (ma ad un regime più basso) e le varianti di carrozzeria sono due: due posti o 2+2 (quest’ultima decisamente più apprezzata).

Islero (1968)

Presentata al Salone di Ginevra e realizzata sulla stessa base meccanica della 400 GT, ha lo stesso nome del toro che nel 1947 uccise il torero Manolete e un design elegante realizzato dalla Carrozzeria Marazzi.

Una delle vetture più amate da Ferruccio Lamborghini, dotata di un motore 3.9 V12 da 320 CV e di una versatile configurazione 2+2. La versione GTS del 1969 si distingue per la potenza aumentata a 350 CV, per i cerchi in lega, per i parafanghi più pronunciati e per la plancia rivista.

Espada (1968)

Ispirata nel design all’affascinante concept Marzal mostrata al Salone di Ginevra del 1967, è basata sul pianale allungato della 400 GT e offre tanto spazio anche ai passeggeri posteriori.

Ottiene un grande successo di pubblico (a differenza della contemporanea Islero): merito delle forme aggressive, del motore 3.9 V12 potenziato a 325 CV e dell’abitacolo interamente rivestito in pelle.

La seconda serie del 1971 porta modifiche agli interni e una potenza aumentata a 350 CV mentre in occasione della terza serie del 1974 arrivano cambiamenti all’abitacolo e ai gruppi ottici posteriori.

Al Salone di Torino del 1978 viene svelato un esemplare unico: la Faena (variante allungata a quattro porte).

Jarama (1970)

L’ultima 2+2 della storia Lamborghini nasce per rimpiazzare la Islero: il pianale è lo stesso della 400 GT, la linea è firmata da Marcello Gandini per Bertone e il motore è un 3.9 V12 da 325 CV.

Nel 1973 arriva la S con motore potenziato a 350 CV che si differenzia dal modello “base” per un rigonfiamento anteriore sul cofano e per la plancia ridisegnata.