Un cane a sei zampe, la storia del logo Eni

Logo Eni 1953
Smartworld
di Marco Coletto

La storia del logo Eni: l’evoluzione del mitico cane a sei zampe

Il cane a sei zampe – che rappresenta le quattro ruote dell’automobile più le due gambe del guidatore – non è solo il simbolo dell’Eni (da quasi 70 anni) ma anche uno dei loghi più importanti d’Italia.

Di seguito troverete la storia del logo dell’Eni: l’evoluzione stilistica del leggendario cane a sei zampe.

Un cane a sei zampe: la storia del logo Eni

Il cane a sei zampe inizia a prendere forma nel 1952 quando il vicepresidente dell’Agip Enrico Mattei lancia un concorso aperto a tutti gli italiani per creare due loghi – uno per la nuova benzina Supercortemaggiore e uno per il metano Agipgas – o, più precisamente, due cartelloni stradali, due marchi e la colorazione di una colonnina di distribuzione di carburante. Montepremi complessivo di 10 milioni di lire (quasi 170.000 euro attuali) e una giuria composta da protagonisti del mondo dell’arte e della comunicazione come il pittore Mario Sironi e l’architetto Gio Ponti.

Il vincitore

Dopo 14 riunioni nel settembre del 1952 viene deciso il vincitore tra oltre 4.000 bozzetti presentati: un originale cane a sei zampe disegnato da un certo Giuseppe Guzzi. Un logo efficace che diventa rapidamente uno dei simboli dell’Italia nel mondo.

Nuova immagine

Nel 1962 muore Enrico Mattei e l’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi, creato pochi mesi dopo la nascita del cane a sei zampe) cambia la propria immagine: non più solo carburante ma una grande impresa italiana globale.

Addio al cane?

Nel 1972 il cane a sei zampe rischia di scomparire per sempre: l’Eni affida infatti all’agenzia Studio Grafico Unimark e al grafico Bob Noorda il compito di creare un marchio completamente nuovo. I professionisti incaricati capiscono però l’importanza del logo originale – profondamente radicato nell’immaginario collettivo italiano – e decidono quindi di procedere con un semplice restyling con l’obiettivo di stabilire colori, forme e sfondi precisi e uniformi in modo da facilitare le applicazioni pubblicitarie del simbolo e renderlo immediatamente riconoscibile.

Tutte le società del Gruppo Eni adottano la nuova immagine: nel logo oltre al cane – più corto e inquadrato all’interno di una palina gialla – compare anche il nome della società con l’iniziale minuscola, un font ispirato al cane a sei zampe e un puntino rosso sulla “i” di Agip che evoca la fiamma.

Il vero inventore del logo Eni

Nel 1983 viene svelato il nome del vero ideatore del cane a sei zampe: si tratta di Luigi Broggini, scomparso in quello stesso anno. Il noto scultore lombardo affidò all’epoca il progetto al suo allievo Giuseppe Guzzi perché si vergognava di vedere accostato il proprio nome a una produzione pubblicitaria e commerciale.

Sempre più in alto

Nel 1992 inizia la privatizzazione di Eni e tre anni più tardi il titolo viene quotato alla Borsa di Milano e a quella di New York. L’azienda decide di procedere con un nuovo restyling della corporate image del Gruppo e contatta nuovamente Noorda.

Il cane a sei zampe – ulteriormente accorciato – viene rimosso dalla palina gialla con bordo nero ad angoli smussati (immagine troppo legata alle stazioni di servizio) e inserito insieme al logo Eni in un’area perfettamente quadrata la cui zona centrale è attraversata da un filetto orizzontale rosso che separa i due elementi (il cane e il logotipo Eni). Viene inoltre aggiunta la parola Group per completare la transizione verso un marchio aziendale che contempla tutte le attività del colosso tricolore.

L’ultimo lifting

L’ultimo restyling del logo Eni risale al 2010 e si basa sul concetto di “apertura”: un unico nome e marchio per rappresentare una maggiore coesione tra i vari settori e favorire la nascita di un’identità aziendale forte. Il cane a sei zampe esce dal quadrato per simboleggiare dinamicità e tensione verso il futuro.