Seat: le dieci auto che hanno fatto la storia

Smartworld
di Marco Coletto

Dalla 1400 alla Leon, i modelli che hanno reso grande la Casa spagnola

In oltre sessant’anni di vita la Seat è passata dall’essere un brand conosciuto solo in Spagna ad un marchio apprezzato in tutto il mondo: il merito va ai successi sportivi ma anche, e soprattutto, alla qualità delle sue automobili. Scopriamo insieme i dieci modelli che hanno fatto la storia del brand iberico.

1400 (1953)

La prima auto prodotta dalla Casa spagnola, nata da un accordo tra la Fiat e il governo di Madrid, non è altro che una 1400 del colosso piemontese rimarchiata su licenza. Il motore al lancio è un 1.4 (di origine torinese) da 44 CV.

Le prime modifiche arrivano nel 1955 con la 1400 A (più potente, 50 CV) e nel 1956 con la 1400 B: quest’ultima è caratterizzata da un frontale rivisto, dalla vernice bicolore (optional) e, soprattutto, dall’arrivo delle varianti station wagon e veicolo commerciale. Il motore offre una potenza di 54 CV.

La 1400 C è del 1960: il suo design firmato Pininfarina è molto simile a quello della Fiat 1800. Più grande della generazione precedente, nel 1963 diventa disponibile anche in versione station wagon.

600 (1957)

Anche in questo caso stiamo parlando di una Fiat prodotta su licenza in Spagna. La produzione della vettura che segna l’inizio della motorizzazione di massa dalle parti di Madrid e Barcellona inizia due anni dopo la versione originale e nel 1963 debutta la 600D: monta lo stesso motore 0.8 dell’italiana ma si distingue per il mantenimento delle porte con apertura controvento. Degna di nota la 800 del 1964, dotata di portiere posteriori.

Nel 1970, primo anno in cui la Fiat non è più in commercio, arriva la 600E con le porte “normali” mentre nel 1972 è la volta della 600L con il motore più potente (32,5 CV anziché 29)

1500 (1963)

La base è la stessa della Fiat 1500 mentre il design (praticamente identico alla 1400 C) è simile a quello della sorella maggiore 1800. Inizialmente è disponibile solo nella versione berlina a sei posti ma nel 1965 questa variante viene affiancata dalla station wagon Familiar.

La gamma motori, inizialmente composta da un 1.5 a benzina, si arricchisce nel 1969 con l’arrivo di due unità a gasolio 1.8 e 2.0 utilizzate soprattutto dai tassisti.

L’unità meno potente da 46 CV è la stessa montata dalla Mercedes 180D e si rivela un successo.

Ibiza Mk1 (1982)

La prima Seat realizzata senza il supporto della Fiat nasce due anni dopo il divorzio tra i due brand in un periodo in cui la Casa spagnola sta iniziando a dialogare con il Gruppo Volkswagen.

Il pianale è lo stesso della Ronda (variante in salsa iberica della Fiat Ritmo), il design firmato Giorgetto Giugiaro ricorda quello della Uno mentre i motori System Porsche  – da 0.9 a 1,7 litri da 44 a 105 CV – non hanno più nulla in comune con il marchio piemontese.

Più grande delle rivali ma anche più economica, ottiene un enorme successo di pubblico grazie anche ad una dotazione di serie completissima. Nel 1985 è la volta della versione a tre volumi Malaga mentre un leggero restyling nel 1990 contribuisce a svecchiare i fari anteriori e posteriori, i paraurti e gli interni. Nel 1992 viene presentata la versione Sport Line, dotata di un motore 1.7 a benzina da 105 CV.

Marbella (1986)

L’erede della Seat Panda non è, a differenza dell’antenata, una copia carbone della Fiat Panda. Per evitare problemi di copyright dovuti alla fine dell’accordo con il colosso torinese la vettura presenta diverse modifiche estetiche che coinvolgono il frontale, la coda e l’abitacolo.

Più essenziale ed economica della citycar piemontese, riesce a ritagliarsi un’importante fetta di mercato nel suo segmento grazie al prezzo basso e al design simpatico. La gamma motori al lancio comprende un 0.8 da 34 CV (lo stesso della Fiat 850) e un 0.9 con molti elementi in comune con l’unità montata dalla Fiat 127 e sulla stessa base viene anche realizzato un furgoncino chiamato Terra.

Toledo Mk1 (1991)

La prima Seat realizzata in collaborazione con il Gruppo Volkswagen condivide il pianale con la seconda generazione della Golf e, nonostante la presenza della coda, ha in realtà cinque porte.

La gamma motori al lancio, che comprende quattro unità a benzina (1.6 da 73 CV, 1.8 a 90 e 128 CV e 2.0 da 115 CV) e due 1.9 a gasolio da 64 e 75 CV, si arricchisce dopo pochi mesi con l’arrivo di un 2.0 a benzina da 150 CV.

Il restyling del 1996 porta modifiche al frontale e alla coda e due propulsori turbodiesel 1.9 TDI da 90 e 110 CV che rimpiazzano le precedenti unità a gasolio. Come motori a benzina rimangono esclusivamente un 1.6 da 100 CV e un 2.0 da 150 CV.

Leon Mk1 (1999)

La versione a cinque porte della Toledo Mk1 è il primo modello della Casa spagnola in grado di unire due elementi importanti come l’eleganza e la sportività. Gli interni, ottimamente rifiniti, ricordano quelli della prima serie dell’Audi A3 e la gamma motori al lancio, completissima, è composta da quattro unità a benzina (1.4 da 75 CV, 1.6 da 101 CV e 1.8 da 125 e 179 CV) e due 1.9 turbodiesel TDI da 90 e 110 CV.

Nel 2000 debuttano un 1.6 da 101 CV e un mostruoso 2.8 VR6 da ben 204 CV mentre per quanto riguarda i propulsori 1.9 a gasolio segnaliamo la versione aspirata da 68 CV e l’impressionante variante sportiva da 150 CV.

Nel 2002 è la volta del 1.8 turbo a benzina da 224 CV e del 1.9 turbodiesel TDI da 131 CV e nel 2005 il 1.6 viene portato da 101 a 102 CV e la potenza del 1.9 TDI da 90 CV sale fino a quota 101 CV.

Cordoba Mk1 restyling (2000)

La variante modificata della prima generazione della “Ibiza con la coda” non riscuote un grande successo di pubblico ma la sua importanza per il marchio spagnolo è rilevante, visto che è la prima (nonché unica) vettura del brand iberico a prendere parte in veste ufficiale al Mondiale Rally WRC.

Tre stagioni (dal 1998 al 2000) povere di soddisfazioni. Il 1999 è l’anno migliore: quinto posto nel Mondiale Costruttori e decimo posto nel titolo Piloti del finlandese Harri Rovanperä.

Il modello di serie, caratterizzato da un frontale aggressivo e da diverse modifiche (gruppi ottici, paraurti, interni) rispetto alla versione nata nel 1993, è disponibile in tre varianti: quattro porte, due porte e station wagon (denominata Vario).

La gamma motori, composta da unità da 1,4 a 2 litri, permette a qualsiasi automobilista di trovare l’auto più adatta alle proprie esigenze.

Altea (2004)

Questo modello è molto importante per il marchio iberico in quanto è il primo disegnato da Walter De Silva. La versione di serie, anticipata da una concept mostrata nel 2003, ha uno stile tanto aggressivo quanto sexy che impiega pochissimo tempo a sedurre il pubblico.

La gamma motori al lancio è composta da due unità a benzina (1.6 da 102 CV e 2.0 da 150 CV) e due turbodiesel TDI (1.9 da 105 e 2.0 da 140 CV).

Al Motor Show di Bologna del 2005 viene svelata la concept FR, contraddistinta da modifiche estetiche in chiave racing e da un propulsore 2.0 TDI da 170 CV.

La versione di serie di questo prototipo debutta in listino nel 2006 insieme alla variante a GPL e alla XL (sempre con cinque posti ma più lunga) mostrata al Salone di Parigi.

Nel 2007 arrivano altri tre propulsori a benzina: due non disponibili per la XL (1.4 da 85 CV e 1.8 da 160 CV) e un 1.4 TFSI da 125 CV. Nello stesso anno viene presentata anche la Freetrack: disponibile a trazione o integrale, è contraddistinta da paraurti in plastica grezza e dall’assetto rialzato. Tre i propulsori: un 2.0 TSI a benzina da 200 CV e un 2.0 turbodiesel TDI da 140 (solo 2WD) e 170 CV.

Nel 2008 la potenza del 1.4 a benzina (disponibile anche a GPL) sale da 85 a 86 CV mentre la Freetrack da 140 CV può essere abbinabile anche alla trazione integrale. In occasione del restyling del 2009 la vettura riceve qualche modifica al frontale e alla coda: il 1.4 a benzina torna a generare 85 CV ed entra nella gamma XL e il 2.0 TSI sale fino a 211 CV, sparisce dalla Altea e diventa ordinabile anche per le Freetrack a trazione anteriore.

Nel 2010 il 1.6 da 102 CV diventa disponibile solo a GPL mentre a benzina viene rimpiazzato dal più moderno 1.2 TSI da 105 CV. Spariscono dal listino anche il 1.8 TSI da 160 CV e il 1.9 TDI da 105 CV, sostituito da un 1.6 di pari potenza disponibile anche per le Freetrack a trazione anteriore. La gamma dei propulsori della versione “SUVveggiante” della monovolume iberica si arricchisce con il 1.4 TSI da 125 CV mentre abbandona le scene il 2.0 TDI da 140 CV a trazione anteriore. Sulla XL se ne va invece il 2.0 TDI da 170 CV.

Nel 2011 debutta il 1.6 TDI da 90 CV e sulla Freetrack sparisce il 1.4 TSI da 125 CV.

Leon Mk2 (2005)

La seconda generazione della compatta spagnola ha un design ancora oggi moderno che riprende le forme della Altea ma la sua rilevanza nella storia del brand iberico è dovuta principalmente ai suoi successi sportivi. Tra il 2008 e il 2009 la “segmento C” di Martorell conquista infatti quattro titoli mondiali WTCC (Turismo): due Costruttori (merito del motore turbodiesel TDI) e due piloti con il francese Yvan Muller e il nostro Gabriele Tarquini.

La gamma propulsori del modello di serie al lancio comprende due unità a benzina (1.6 da 102 CV, 2.0 da 150 CV) e due turbodiesel TDI (1.9 da 105 CV e 2.0 da 140 CV).

Nel 2006 è la volta di motori più sportivi: un 2.0 TFSI a benzina da 200 e 241 CV e un 2.0 TDI a gasolio da 170 CV.

Nel 2007 tocca ad un 1.4 da 86 CV e 125 CV, ad un 1.8 TSI da 160 CV e ad un 1.9 TDI da 90 CV mentre nel 2009 il 2.0 TSI passa da 200 a 209 CV e debuttano la variante più spinta da 265 CV e il 1.6 a GPL da 101 CV.

Le ultime modifiche ai propulsori risalgono al 2010, anno in cui entrano in listino il 1.2 TSI da 105 CV e il 1.6 turbodiesel TDI di pari potenza.