Volkswagen Maggiolino, la storia del mito di Wolfsburg

Smartworld
di Marco Coletto

L'evoluzione di un'icona

La Volkswagen Maggiolino non è solo un’auto ma un vero e proprio mito. Ha accompagnato decine di milioni di persone e il suo design simpatico ha fatto breccia nei cuori della gente.

La seconda generazione, quella attualmente in commercio presentata al Salone di Shanghai del 2011, ricorda solo nello stile l’antenata e si differenzia per un DNA più sportivo. La gamma motori comprende tre unità a benzina (1.2 da 105 CV, 1.4 da 160 CV e 2.0 da 200 CV) e due turbodiesel TDI (1.6 da 105 CV e 2.0 da 140 CV).

Scopriamo insieme l’evoluzione del mito di Wolfsburg.

Maggiolino (1938)

L’idea di produrre un’automobile di massa destinata al popolo tedesco viene ad Adolf Hitler, che nel 1934 decide di contattare Ferdinand Porsche per commissionargli il progetto di una vettura in grado di trasportare cinque passeggeri (o tre soldati e un mitragliatore), di superare la velocità di 100 km/h e di consumare 7 litri di benzina ogni 100 chilometri. Il tutto ad un prezzo inferiore a 1.000 marchi (lo stipendio di un operaio tedesco supera di poco quota 100). Porsche – che aveva già pensato ad un modello simile nel 1929 e lo aveva proposto, senza successo, alla Mercedes e alla Zündapp – realizza i primi prototipi  nel 1936 (due berline e una cabriolet).

Il modello di serie – denominato KdF-Wagen (Kraft durch Freude, “Forza attraverso la gioia” in tedesco, è l’associazione ricreativa del partito nazista) – viene svelato al Salone di Berlino del 1939. Ha un design aerodinamico, un motore posteriore boxer a quattro cilindri 1.0 da 23,5 CV raffreddato ad aria e il lunotto posteriore separato in due parti. Nello stesso anno, però, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale porta la Volkswagen a dedicare la propria produzione all’industria bellica: sulla stessa base del Maggiolino nascono la Kübelwagen e l’anfibia Schwimmwagen.

Terminata la guerra la fabbrica di Wolfsburg è completamente distrutta e un ufficiale inglese appassionato di automobili, Ivan Hirst, decide di rimetterla in sesto per costruire mezzi destinati all’esercito britannico.

La ricostruzione dell’impianto termina nel 1945 mentre nel 1946 e nel 1947 (anno in cui Ferdinand Porsche viene liberato dopo essere stato accusato di crimini di guerra) la produzione è rivolta esclusivamente a mezzi militari.

All’inizio degli anni Cinquanta – dopo che Hirst torna in patria e affida la Volkswagen ad un responsabile tedesco non compromesso con il regime nazista (Heinz Nordhoff) – il Maggiolino comincia ad essere venduto fuori dai confini tedeschi e viene affiancato dal furgone Typ 2 (meglio conosciuto come Bulli) realizzato sullo stesso pianale.

Le prime modifiche estetiche (lunotto unico) risalgono al 1953, nel 1955 viene prodotto il milionesimo esemplare mentre nel 1956 arriva un successo sportivo importante: la vittoria al Rally di Svezia. Nel 1958, su consiglio di Pininfarina, viene deciso di ingrandire il lunotto e nello stesso anno arrivano gli pneumatici privi di camera d’aria.

Nel 1964, in concomitanza con l’ulteriore aumento delle superfici vetrate, debuttano le spazzole tergicristallo flessibili ma i grandi cambiamenti risalgono al 1967: fari anteriori tondi e quasi verticali e paraurti più ampi. Invariata, invece, la gamma motori, composta da unità da 1,2, 1,3 e 1,5 litri.

Nel 1968 il nome Maggiolino (Käfer in tedesco) viene usato per la prima volta in una brochure pubblicitaria mentre nel 1969 la Cabriolet si presenta con un cofano posteriore caratterizzato da quattro griglie di raffreddamento anziché da due.

Nel 1970 la Maggiolino Cabriolet esce di produzione insieme al motore 1.5. Nello stesso anno arriva però il Maggiolone (disponibile anche scoperto) con i noti motori 1.2 e 1.3 e un nuovo 1.6. Si differenzia dal Maggiolino per l’avantreno MacPherson e per il frontale più pronunciato.

Nel 1972 il copricruscotto diventa di serie, debutta un nuovo volante a quattro razze e la 1.6 ha il cofano con quattro griglie di raffreddamento. La 1302 viene rimpiazzata dalla 1303 con un parabrezza più ampio e il cruscotto in plastica. Le frecce anteriori vengono spostate sul paraurti nel 1975 e nel 1976 la Maggiolino esce dal mercato europeo seguito dalla versione Cabriolet nel 1980.

L’ultima Maggiolino esce dalla catena di montaggio in Messico nel 2003.

New Beetle (1997)

La rielaborazione in chiave moderna del Maggiolino deriva dal prototipo Concept One del 1993 mostrato al Salone di Detroit 1994. A furor di popolo viene realizzato il modello di serie (che debutta nel nostro Paese nel 1999 e che per ragioni di contenimento dei costi sfrutta lo stesso pianale della Golf), con una gamma motori composta da due unità a benzina (2.0 da 115 CV e 1.8 da 150 CV) e da un 1.9 turbodiesel TDI da 90 CV.

Nel 2003, in concomitanza con qualche leggera modifica estetica (frecce integrate negli specchietti retrovisori), arriva la versione Cabriolet mentre il restyling del 2005 (cambiamenti ai paraurti e ai gruppi ottici) porta un motore 1.4 a benzina da 75 CV (ma solo per la variante scoperta) e un 1.6 da 101 CV. Senza dimenticare l’incremento di potenza del 1.9 TDI, passato a 105 CV.

La versione Limited Red Edition del 2007 – disponibile solo in abbinamento alla carrozzeria cabriolet – si distingue per la capote granata, per i rivestimenti in pelle bordeaux e per i sensori di parcheggio.