Suzuki Swift, la storia della piccola giapponese

Smartworld
di Marco Coletto

Le tre generazioni della "segmento B" nipponica.

La Suzuki Swift ha uno stile molto personale e dei contenuti di buon livello ma non è mai riuscita a superare nelle vendite altre piccole giapponesi come la Toyota Yaris e la Nissan Micra.

La “segmento B” nipponica è nata nel 1983 ma in Italia la conosciamo solo da una ventina d’anni, cioè da quando è arrivata la terza generazione. Ora siamo alla quinta: ha un design che ricorda la serie precedente e una gamma motori che comprende due unità a benzina1.2 da 94 CV e il 1.6 da 136 CV della “new-entry” Sport – e un 1.3 turbodiesel DDiS (di origine Fiat) da 75 CV. Scopriamo insieme la sua carriera.

TERZA GENERAZIONE

Per gli automobilisti italiani dei primi anni Novanta la Suzuki Swift è sinonimo di piccola sportiva. Nel 1990, infatti, l’unica versione ad arrivare nei nostri listini è la GTi (1.3 da 95 CV). Nel 1992 la variante più aggressiva della gamma diventa più potente (101 CV) e si aggiunge una Cabrio dotata di un 1.3 da 68 CV.

Il debutto delle Swift “normali” – dotate della stessa unità montata dalla Cabrio – risale al 1994 mentre nel 1996 è la volta di un più piccolo 1.0 da 53 CV.

QUARTA GENERAZIONE

Viene presentata al Salone di Parigi del 2004 ed è caratterizzata da uno stile ispirato a quello della Mini. Motori da 1,3 a 1,6 litri da 69 a 125 CV e tante versioni disponibili. Nel 2006 arrivano le varianti a tre porte e quelle con la trazione integrale ma non va sottovalutata la Sport, dotata di un 1.6 da 125 CV.

Nel 2007 è la volta del cambio automatico mentre nel 2009 diventa disponibile l’impianto a GPL.