Enzo Ferrari: le otto sportive di serie degli anni d’oro del Cavallino (1953-1964)

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Tra il 1953 e il 1964 la Ferrari dominò nelle corse (7 Mondiali F1, 10 Mondiali Marche e 7 24 Ore di Le Mans) e realizzò capolavori di serie su quattro ruote

Tra il 1953 e il 1964 la Ferrari dominò nelle corse (7 Mondiali F1, 10 Mondiali Marche e 7 24 Ore di Le Mans) e realizzò – sempre da costruttore indipendente – capolavori di serie. Undici anni di innocenza a cui seguirono l’accordo saltato (e la guerra) con la Ford, la partnership con la Fiat e la lenta e graduale trasformazione in un colosso industriale e sportivo.

A trent’anni esatti dalla morte di Enzo Ferrari vogliamo ricordare le otto sportive di serie più significative del Cavallino prodotte tra il 1953 e il 1964: un’età dell’oro per Maranello, uno dei punti più alti mai raggiunti dall’automobilismo italiano e mondiale.

Enzo Ferrari: le otto sportive di serie degli anni d’oro del Cavallino (1953-1964)

Ferrari 375 America (1953)

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La Ferrari 375 America – presentata al Salone di Parigi 1953 – ospita sotto il cofano un motore 4.5 V12 da 300 CV con tre carburatori e raggiunge una velocità massima di 250 km/h. Tra le peculiarità di questa coupé segnaliamo il passo lunghissimo (2,80 metri).

Ferrari 250 GT Berlinetta (1956)

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La Ferrari 250 GT Berlinetta – nota con la sigla Tour de France in onore della prima gara vinta – nasce nel 1956 come versione destinata alle corse della 250 GT “normale”. Motore 3.0 V12 da 240 CV e 252 km/h di velocità massima.

Ferrari 410 Superamerica (1956)

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La Ferrari 410 Superamerica – nata per rimpiazzare la 375 America – debutta al Salone di Bruxelles del 1956 e monta un raffinato motore 5.0 V12 da 340 CV (bisognerà aspettare il 1979 per vedere un propulsore più grosso di questo su un’auto del Cavallino) che presenta due soluzioni derivate dal mondo delle corse: le due candele d’accensione per cilindro e le bielle ricavate dal pieno.

Ferrari 250 GT Spider California (1957)

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La Ferrari 250 GT Spider California vede la luce nel 1957: destinata principalmente al mercato nordamericano, può vantare una carrozzeria disegnata da Sergio Scaglietti e non da Pininfarina. Dotata di un motore 3.0 V12 da 240 CV, beneficia di numerose modifiche nel 1960: passo corto per migliorare la velocità in curva, carreggiate allargate e quattro elementi telescopici regolabili al posto degli ammortizzatori a leva.

Ferrari 250 GT SWB (1959)

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La Ferrari 250 GT SWB – svelata ufficialmente al Salone di Parigi del 1959 – è una sportiva dalla doppia anima: una coupé utilizzabile tutti i giorni ma anche – con pochissime modifiche (candele più fredde, gomme racing e roll-bar) – capace di vincere nelle corse (tre Tour de France consecutivi). La prima auto del Cavallino di serie a montare i freni a disco ospita sotto il cofano un motore 3.0 V12 in grado di generare da 220 a 280 CV a seconda della configurazione.

Ferrari 250 GTO (1962)

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La Ferrari 250 GTO del 1962 non è solo l’auto del Cavallino più esclusiva di sempre ma anche una delle vetture più sexy della storia. Un mito su quattro ruote, una coupé creata per le corse (tre Mondiali Marche consecutivi) usabile sulle strade normali. Motore 3.0 V12 da circa 300 CV, forme di Sergio Scaglietti e progetto di Giotto Bizzarrini completato da un giovane Mauro Forghieri: il punto più alto mai raggiunto a Maranello…

Ferrari 250 Le Mans (1963)

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La Ferrari 250 Le Mans – l’ultima auto italiana capace di conquistare la 24 Ore di Le Mans (nel lontano 1965) – debutta al Salone di Parigi del 1963: derivata dal prototipo 250 P, dotata di un motore 3.0 V12 (successivamente portato a 3.3) e costruita per dominare tra le GT, viene omologata come prototipo in quanto la Casa di Maranello non riesce a produrre i 100 esemplari richiesti.

Ferrari 500 Superfast (1964)

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La Ferrari 500 Superfast – svelata al Salone di Ginevra del 1964 – è una delle auto del Cavallino più eleganti di sempre: design esterno elegante, interni curatissimi e prestazioni da supercar (motore 5.0 V12 da 400 CV e 280 km/h di velocità massima). L’oggetto dei desideri dei miliardari degli anni ’60.