Talbot Lago T 26 GS Grand Sport (1953): sportiva con un DNA racing

Talbot Lago T 26 GS Grand Sport
Smartworld
di Marco Coletto

Linee eleganti e molte parti meccaniche in comune con l'auto vincitrice della 24 Ore di Le Mans 1950

La Talbot Lago T 26 GS Grand Sport del 1953 è considerata una delle sportive francesi più eleganti di sempre. Dietro le sue linee raffinate si nasconde una vera auto da corsa: il motore e molti elementi del telaio sono infatti gli stessi di un modello in grado di ottenere svariate vittorie nel motorsport.

Frutto del lavoro di due ingegneri italiani – il veneziano Antonio Lago, che prima della Seconda Guerra Mondiale acquista la Talbot, ci aggiunge il suo cognome e la rende un marchio competitivo nelle gare, e Carlo Marchetti, progettista del propulsore – è disponibile nelle varianti da strada o “racing”.

Talbot Lago T 26 GS Grand Sport: le caratteristiche principali

La Talbot Lago T 26 GS Grand Sport monta un motore 4.5 a sei cilindri e tre carburatori abbinato ad un cambio manuale a quattro marce con potenze comprese tra 200 e 240 CV, la stessa unità montata dalle T26 da corsa, capaci di aggiudicarsi due vittorie su cinque nei GP più importanti del 1949 (ultima stagione prima dell’avvento del Mondiale F1) e di portare il driver francese Louis Rosier (vincitore, insieme al figlio Jean-Louis, della 24 Ore di Le Mans nel 1950 con la stessa vettura) al quarto posto nel Campionato Piloti di F1 del 1950 con due terzi posti in Svizzera e in Belgio.

Un propulsore basato su un’unità realizzata negli anni Trenta ma profondamente modificato, come dimostrano la testata con valvole inclinate comandate da due alberi a camme (posti nella parte superiore del basamento) che agiscono su aste corte soggette ad una minore inerzia.

Veloce e affidabile

Il punto di forza della Talbot Lago T 26 GS Grand Sport è indubbiamente la velocità (i modelli dotati di carrozzeria aerodinamica erano i più rapidi dell’epoca e possono raggiungere addirittura i 200 km/h) ma non vanno sottovalutate la robustezza e l’affidabilità. La scelta di un propulsore aspirato a cubatura elevata ha permesso infatti alla Casa transalpina di prevalere nelle corse sulle vetture dotate di motori sovralimentati da 1,5 litri più soggetti a guasti.

Le quotazioni

La seconda generazione da noi analizzata ha più valore della prima del 1948 (quotazioni di 60.000 euro contro 55.000) in quanto offre dimensioni esterne leggermente più importanti. Va tenuto conto però del fatto che quelle carrozzate da “coachbuilder” prestigiosi come Saoutchik (nella foto) o Figoni & Falaschi possono valere cinque volte tanto.