Giotto Bizzarrini, il re degli ingegneri

Giotto Bizzarrini
Smartworld
di Marco Coletto

Vita e opere di Giotto Bizzarrini, uno dei più grandi ingegneri automobilistici di sempre


Giotto Bizzarrini è uno dei più grandi ingegneri automobilistici di sempre: scopriamo insieme la storia del tecnico livornese, padre di numerose sportive leggendarie create negli anni ‘60.

Giotto Bizzarrini: la biografia

Giotto Bizzarrini nasce il 6 giugno 1926 a Livorno. Appassionato di auto e – soprattutto – di qualsiasi cosa riguardante la tecnica dei veicoli alimentati da un motore, si laurea nel 1953 in ingegneria meccanica e per qualche mese insegna all’Università di Pisa prima di entrare a 28 anni all’Alfa Romeo nel reparto Sperimentazione.

Gli anni in Ferrari

Nel 1957 Bizzarrini si trasferisce alla Ferrari: a Maranello l’ingegnere toscano ha la possibilità di collaudare le auto e non più solo di progettarle. Principalmente si occupa di vetture stradali – alla fine del decennio diventa responsabile del settore sperimentale e di sviluppo dei modelli di serie – ma ha modo di entrare anche in contatto con la Scuderia: durante l’ultima Mille Miglia di sempre (quella del 1957) è responsabile tecnico a Brescia e migliora l’impianto frenante della vettura vincitrice – la 315 S guidata da Piero Taruffi – montando ceppi in lamierino d’acciaio e ha inoltre modo di provare in pista le ultime F1 del Cavallino a motore anteriore. Senza dimenticare il lavoro d’équipe che porta nel 1957 alla nascita della 250 Testa Rossa.

Addio alla Rossa

Nel 1961 Giotto Bizzarrini lascia la Ferrari insieme ad altri dirigenti e progettisti ma anziché seguire alla ATS colleghi come Carlo ChitiRomolo Tavoni preferisce mettersi in proprio.

L’anno seguente – in concomitanza con il lancio della Ferrari 250 GTO (progetto sviluppato inizialmente da Giotto e perfezionato da Mauro Forghieri e Sergio Scaglietti) – realizza in collaborazione con la carrozzeria Sports Cars di Piero Drogo la Ferrari 250 GT SWB Breadvan.

Un esemplare unico realizzato per il conte Giovanni Volpi di Misurata il quale, dopo essersi visto rifiutare da Enzo Ferrari due esemplari di 250 GTO come punizione per aver sostenuto economicamente la ATS di Chiti, decide di realizzare una vettura più veloce di quella del Cavallino. La “Breadvan” risulterà rapida ma non abbastanza per competere con la Gran Turismo Omologata del Cavallino (cambio a quattro marce contro cinque).

Giotto Bizzarrini fonda, sempre nel 1962, la Autostar: una società specializzata nel montaggio di freni a disco Amadori-Campagnolo su vetture Alfa Romeo e Volkswagen che si converte successivamente alla progettazione di motori.

Iso e Lamborghini

All’inizio degli anni ‘60 Bizzarrini viene contattato da Renzo Rivolta, fondatore della Iso Rivolta, per creare una raffinata ed elegante supercar spinta da un motore V8 statunitense: nel 1962 nasce la IR 300, una delle prime sportive di sempre a scocca portante. L’anno successivo attraverso la Autostar progetta per la Lamborghini il leggendario motore 3.5 V12 montato dalla 350 GT, la prima auto del Toro: un propulsore che attraverso varie modifiche continuerà a essere usato fino al 2011 sulla Murciélago…

Nel 1965 vede la luce la seconda Iso firmata Giotto Bizzarrini: la Grifo. Una GT dal design europeo che ospita sotto il cofano un possente motore V8 Chevrolet. La vettura convince la critica ma non il pubblico: Bizzarrini vorrebbe il marchio Iso maggiormente impegnato nel motorsport per aumentare le vendite ma Rivolta non è convinto. Giotto ribattezza la Autostar con il nome Bizzarrini, si concentra sullo sviluppo della variante sportiva A 3 C della Grifo e la fa correre con i colori Iso in alcune gare.

La Bizzarrini

La prima auto marchiata Bizzarrini è la 5300 GT Strada, in pratica una Grifo stradale riveduta e corretta con molti elementi presi in prestito dalla A 3 C. Un progetto nato grazie al sostegno di Rivolta, che regala i pezzi a Giotto dopo essersi ritrovato con centinaia di Grifo invendute in seguito a una commessa sfumata.

Il prodotto funziona, l’impresa no: in azienda mancano persone in grado di tenere i conti in ordine e la Bizzarrini inizia una parabola discendente – intervallata dalla 1900 GT Europa a quattro cilindri, nata nel 1966 e costruita in soli 17 esemplari – terminata con la chiusura della società nel 1969 dopo 133 esemplari prodotti della 5300 GT Strada.

Consulenze

Giotto Bizzarrini continua a lavorare come consulente e come docente presso l’Università di Firenze: nel 1970 progetta la AMC AMX/3 (mai commercializzata ufficialmente) mentre alla fine del decennio si occupa anche di moto lavorando a due unità (un 1.000 Kawasaki e un 350 Gilera).

Nel 1981 Giotto progetta una monoposto di F3 e quattro anni più tardi va in pensione. Il tecnico toscano non riesce però a stare lontano dai motori: nel 1989 aiuta un gruppo di ingegneri ascolani a realizzare un prototipo da corsa dopo aver rifiutato la loro offerta di costruire repliche Bizzarrini. Da questo progetto nascerà nel 1996 la Casa automobilistica abruzzese Picchio.