Umberto Agnelli, la Fiat e la Juventus

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Il fratello minore di Gianni è stato un buon manager e, soprattutto, uno scopritore di talenti (Marchionne in primis)

Umberto Agnelli, noto ai più come fratello minore di Gianni e papà di Andrea (attuale presidente della Juventus), meriterebbe di essere ricordato come un grande scopritore di talenti: ha traghettato la Fiat nel momento più difficile scegliendo un certo Sergio Marchionne per risollevarla e i successi più importanti ottenuti dalla squadra di calcio bianconera nella seconda metà degli anni ’90 dipendono molto dalle sue decisioni. Scopriamo insieme la sua storia.

Umberto Agnelli, la storia

Umberto Agnelli nasce l’1 novembre 1934 a Losanna (Svizzera): ultimo di sette fratelli, perde il padre a un anno e la madre nel 1945. Dopo aver svolto il servizio militare, consegue la laurea in giurisprudenza e nel 1955 diventa il più giovane presidente nella storia della Juventus (il team di “famiglia”).

Sotto la sua gestione – cioè fino al 1962 – la squadra bianconera conquista tre scudetti (1958, 1960, 1961) e due Coppe Italia (1959, 1960), nel 1959 viene inoltre nominato presidente della FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) e mantiene la carica fino al 1961.

Gli anni Sessanta

Nel 1960 Umberto Agnelli è presidente della SAI e in sedici anni trasforma la compagnia di assicurazioni di famiglia in una delle più importanti d’Italia. Quattro anni più tardi – in concomitanza con la nascita del figlio Giovanni Alberto – entra nel consiglio d’amministrazione Fiat e nel 1965 risolleva la filiale francese del colosso torinese e diventa presidente Piaggio.

Gli anni ’70

Il 1970 è l’anno in cui Umberto diventa amministratore delegato Fiat, nel 1972 viene nominato Grande Ufficiale e tre anni più tardi vede la luce il figlio Andrea. Nel 1976 diventa vicepresidente del marchio piemontese e nello stesso anno entra in politica: si candida alle elezioni con la Democrazia Cristiana e viene nominato senatore (carica ricoperta per tre anni).

La fine del XX secolo

Umberto Agnelli diventa presidente Fiat Auto nel 1980 e nel 1988 cede la direzione della Piaggio al figlio Giovanni Alberto. Nel 1994 torna alla Juventus come amministratore delegato, sceglie Marcello Lippi come allenatore e crea la famosa “Triade” (Roberto Bettega, Antonio Giraudo e Luciano Moggi) che porterà a Torino tanti successi e numerose polemiche.

Nel 1996 si parla di lui come successore del fratello Gianni alla guida della Fiat ma il passaggio di consegne non avviene anche per via dell’opposizione di Enrico Cuccia (presidente di Mediobanca e regista della ricapitalizzazione Fiat), che preferisce mantenere Cesare Romiti.

Umberto Agnelli si concentra quindi sulla finanziaria di famiglia, la IFIL, e subisce un grave lutto nel 1997 quando il figlio Giovanni Alberto perde la vita per un tumore all’intestino.

Gli ultimi anni

Nel 2003, subito dopo la morte di Gianni, Umberto diventa presidente della Fiat in uno dei momenti più critici dell’azienda torinese. Per salvare il reparto auto vende molte aziende del gruppo non legate al mondo delle quattro ruote e nomina amministratore delegato un certo Sergio Marchionne: una scelta che si rivelerà vincente.

Umberto Agnelli muore il 27 maggio 2004 a Torino.