Vittorio Ghidella: l’uomo d’oro della Fiat

Vittorio Ghidella
Smartworld
di Marco Coletto

Storia dell'ingegnere piemontese, responsabile settore auto nel periodo migliore della Casa torinese

Vittorio Ghidella, scomparso due anni fa, ha un posto speciale nel cuore degli appassionati italiani di automobili. Quest’uomo ha guidato il settore auto del Gruppo Fiat nel periodo d’oro del colosso torinese – gli anni Ottanta del secolo scorso – e sotto la sua direzione sono nati modelli che hanno fatto la storia come le Fiat Uno (Auto dell’Anno 1984), Tipo (Auto dell’Anno 1989) e Croma, le Lancia Delta (10 Mondiali Rally e premiata come Auto dell’Anno nel 1980) e Thema, l’Alfa Romeo 164 e l’Autobianchi Y10.

Un uomo che ha sempre privilegiato il prodotto alla finanza: un ingegnere amante dei veicoli a quattro ruote che non di rado collaudava personalmente i veicoli in procinto di essere lanciati sul mercato. Sotto la sua guida la Fiat è diventata la prima Casa automobilistica in Europa e la quinta nel mondo e la Lancia ha ottenuto le vittorie sportive più belle nei rally e nelle gare endurance. Scopriamo insieme la sua storia.

Vittorio Ghidella: la biografia

Vittorio Ghidella nasce a Vercelli il 19 gennaio 1931. Dopo il diploma classico si laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino e viene assunto come tecnico cronometrista alla Fiat per gestire i lavoratori a cottimo.

Dopo l’esperienza torinese torna nella città natale per aiutare il padre (commerciante di lubrificanti) e in seguito passa alla SKF, società svedese di cuscinetti a sfera, dove diventa amministratore delegato.

Dagli USA alla Fiat

Negli anni Settanta Vittorio Ghidella si trasferisce negli USA per lavorare alla Fiat-Allis (azienda del colosso piemontese specializzata in mezzi agricoli) ma dopo pochissimo tempo, nel 1978, viene chiamato da Gianni Agnelli per rilanciare il settore automobilistico.

Nel 1979 assume l’intera responsabilità del settore automobili ed è dalla sua decisione di licenziare alcuni operai rei di aver interrotto la produzione che nasce nel 1980 la marcia dei quarantamila, un’iniziativa intrapresa da impiegati e quadri Fiat per protestare contro il picchettaggio degli operai che porta alla diminuzione del potere dei sindacati.

La piattaforma comune e lo scontro con Romiti

Vittorio Ghidella decide di investire nella riorganizzazione degli stabilimenti ed è uno dei primi a credere nel concetto di piattaforma comune: creare cioè diversi modelli con molte componenti in comune. Il massimo esempio resta il progetto Tipo 4 del 1984, che vede tre veicoli (Fiat Croma, Lancia Thema e Saab 9000) con numerose parti condivise, come ad esempio il giro porta.

Nel 1985 viene nominato Cavaliere del Lavoro e l’anno successivo porta l’Alfa Romeo all’interno del Gruppo Fiat.

Alla fine del 1987 Agnelli indica Ghidella come futuro amministratore delegato del colosso torinese ma poco dopo iniziano i contrasti con l’allora ad Cesare Romiti. Uno dei punti di maggiore scontro riguarda il futuro dell’azienda: Ghidella punta ad un’alleanza con Ford per espandersi ulteriormente mentre Romiti vuole diversificare il core business puntando sulla finanza.

Romiti la spunta su Vittorio Ghidella, che nel 1988 lascia la Fiat provocando un forte ribasso delle azioni. Viene messa in giro l’accusa infondata di conflitti d’interesse riguardanti i fornitori anche se in realtà la sua partecipazione azionaria nella Roltra – azienda produttrice di alzacristalli elettrici – è terminata da tempo.

Dopo la Fiat

Dopo l’avventura in Fiat Ghidella si trasferisce in Svizzera, a Lugano, dove diventa presidente e amministratore delegato della Saurer ma si ritira da ogni attività lavorativa nel 1993, in seguito alla morte della figlia diciottenne Amalia in un incidente stradale.

Diversi anni più tardi torna nel mondo della finanza e gestisce la holding di partecipazioni VG Asset Management da lui fondata nel 1989. Muore a Lugano il 16 marzo 2011.