DR dr5 GPL (2008)

Smartworld
di Marco Coletto

La SUV low-cost cino-molisana è facile da trovare di seconda mano.

La DR dr5 è un’auto italiana, ma non completamente. Se è vero che questa SUV viene assemblata in Molise (a Macchia d’Isernia) è altrettanto vero che gran parte della componentistica (scocca, motore, sospensioni e fari) proviene dalla Cina. In più il design, derivato dalla Sport Utility asiatica Chery Tiggo, è molto (troppo) simile alla vecchia Toyota RAV4. Un esemplare a GPL del 2008 si trova a 8.800 euro, scopriamo i pregi e i difetti.

ABITABILITÀ – Eccellente. Chi si accomoda davanti ha a disposizione un mare di centimetri per la testa, le spalle e le gambe mentre i passeggeri posteriori possono beneficiare del divano scorrevole.

FINITURA – Molto deludente. Gli assemblaggi sono approssimativi e le plastiche nell’abitacolo sono di livello scadente.

DOTAZIONE DI SERIE – Ricca. Oltre ai cerchi in lega, al climatizzatore e ai fendinebbia troviamo persino gli interni in pelle, il tetto apribile e la vernice metallizzata.

CAPACITÀ BAGAGLIAIO – Penalizzata dalla presenza della bombola di GPL: solo 205 litri che diventano 1.165 abbattendo i sedili posteriori.

POSTO GUIDA – Il sedile è confortevole ma anche eccessivamente morbido. Inoltre è poco contenitivo nelle curve.

CLIMATIZZAZIONE – Un impianto basic che ricorda quelli montati sulle automobili dei primi anni Novanta. Funziona bene ma non è facile destreggiarsi con i comandi manuali.

SOSPENSIONI – Soffici quanto basta per garantire il massimo relax.

RUMOROSITÀ – Abitacolo poco insonorizzato e motore “fracassone”: un mix poco riuscito che penalizza la vivibilità a bordo. In autostrada a tutto questo si aggiungono i fruscii aerodinamici.

MOTORE – Il 1.6 a benzina/GPL Euro 4 da 109 CV non è il massimo dell’elasticità. Comincia ad essere convincente solo una volta superati i 4.000 giri.

CAMBIO – La trasmissione manuale a cinque marce ha una leva dall’aspetto poco solido che tende spesso ad impuntarsi.

STERZO – Completamente privo di sensibilità.

In manovra se la cava bene ma i suoi pregi finiscono quando si superano i 50 km/h.

PRESTAZIONI – 160 km/h di velocità massima e 13,5 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h. Bisogna aspettare parecchio tempo prima di vedere un po’ di vivacità.

DOTAZIONE DI SICUREZZA – ABS e due airbag. L’ESP? Non  pervenuto. Gravissimo.

VISIBILITÀ – Attenzione agli appoggiatesta posteriori in manovra. A parte questo è ok.

FRENI – In condizioni normali mancano di prontezza e di incisività. Meglio anticipare un po’ la pressione sul pedale.

TENUTA DI STRADA – Scarsa. Nelle curve sottosterza e ogni tanto cede al rollio ed è meglio non esagerare con l’acceleratore visto che i controlli elettronici non fanno parte della dotazione standard.

PREZZO – Da nuova costava 18.641 euro, oggi si trova facilmente a 8.800 euro. Poco meno di una DR dr1 1.3 appena uscita dal concessionario.

TENUTA DEL VALORE – Bassa. Stiamo pur sempre di un’auto cinese (anche se assemblata in Molise).

CONSUMO – 12,2 km/l in modalità a benzina. Non sorprende e non delude.

GARANZIE – Quella globale è scaduta nel 2010. Ancora valide le coperture sulla verniciatura (2013) e sulla corrosione (2016).