Mini Cooper (2006): pregi e difetti della piccola inglese

Smartworld
di Marco Coletto

Bastano meno di 10.000 euro per portarsela a casa.

Nel 2006 entrambe le generazioni della Mini Cooper erano presenti in listino. Consigliamo la seconda, anche se è più cara (ci vogliono meno di 10.000 euro per portarsela a casa): rispetto all’antenata è superiore in (quasi) tutto. Scopriamo i pregi e i difetti.

ABITABILITÀ – Sul divano posteriore (omologato per due) si sta stretti e oltretutto accomodarsi a bordo non è particolarmente agevole.

FINITURA – Materiali e assemblaggi sfiorano la perfezione, tranne che nelle parti nascoste.

DOTAZIONE DI SERIE – Non molto completa: appoggiatesta posteriori, autoradio, cerchi in lega e climatizzatore.

CAPACITÀ BAGAGLIAIO – 160 litri che diventano 680 quando si abbattono i sedili posteriori. Un valore superiore a quello della generazione precedente ma comunque inadeguato a soddisfare le esigenze di una coppia (a meno che non si abbattano i sedili posteriori).

POSTO GUIDA – La posizione di seduta bassa regala piacevoli sensazioni di sportività ma i comandi sulla plancia sono troppi e poco intuitivi.

CLIMATIZZAZIONE – Senza infamia e senza lode.

SOSPENSIONI – Gli ammortizzatori rigidi regalano un comportamento stradale degno di una sportiva di razza ma penalizzano il comfort. D’altronde, però, chi acquista una Mini non cerca di certo la comodità…

RUMOROSITÀ – Marcata ad ogni regime: è questo il suo bello.

MOTORE – Il 1.6 Euro 4 da 120 CV e 160 Nm di coppia è più potente, più pronto ai bassi regimi e più corposo dell’unità precedente da 116 CV. Il vero divertimento arriva una volta superati i 4.000 giri.

CAMBIO – Attenzione a quando inserite la prima marcia: si rischia di mettere la retro. A parte questo (gravissimo) difetto la trasmissione manuale a sei marce se la cava bene, però bisogna fare i conti con una frizione marmorea.

STERZO – Paragonabile a quello di un go-kart: preciso, diretto e chi più ne ha più ne metta.

L’elemento migliore dell’intera vettura.

PRESTAZIONI – 203 km/h di velocità massima e 9,1 secondi per accelerare da 0 a 100 km/h. Briosa ma non cattiva.

DOTAZIONE DI SICUREZZA – Gli airbag frontali, laterali e a tendina ci sono così come il controllo di trazione. Cercate esemplari dotati di ESP, si pagava a parte.

VISIBILITÀ – Posteggiarla è semplicissimo: merito delle dimensioni compatte e delle ampie superfici vetrate. La vecchia generazione – però – ha più facilità a trovare un posto, visto che è più corta di 7 centimetri (3,63 metri contro 3,70).

FRENI – Sempre pronti e mai in affanno.

TENUTA DI STRADA – Perennemente incollata all’asfalto, a meno che non si esageri con il pedale dell’acceleratore. In quel caso solo i piloti esperti riescono a rimettere in carreggiata la vettura.

PREZZO – Da nuova costava 19.601 euro, oggi è facile trovare esemplari “sani” a 9.500 euro. Poco più di una Dacia Sandero 1.2 Blackline appena uscita dal concessionario.

TENUTA DEL VALORE – La seconda generazione della Mini by BMW (ancora oggi in listino, seppur con diverse modifiche) è e resta un assegno circolare. La situazione peggiorerà quando nel 2013 arriverà la nuova serie.

CONSUMO – Contenuto per la categoria: 17,2 km/l.

GARANZIE – La copertura globale è scaduta nel 2008 mentre quella sulla verniciatura nel 2009. Terminerà invece nel 2018 la protezione sulla corrosione.