Permetteteci il paragone. A noi la V60 fa pensare a Eva Mendes, l’attrice cubano-americana dalla bellezza un po’ marcata, ma per tutti irresistibile.

Le linee riuscite della wagon svedese, infatti, vengono esaltate dai forti contrasti dati dagli inserti in alluminio e dai cerchi bruniti, con quelle generose pinze freno che spuntano da dietro…

Il meglio comunque lo dà quando il motore è acceso. Certo, il cambio non è precisissimo e la corsa della leva un po’ lunga, ma la guida è quasi esaltante.

Merito del cinque cilindri turbodiesel. Anche se si tratta “solo” di un due litri, è davvero generoso.

Non solo per i 163 CV di potenza, ma soprattutto perché è bello sveglio. A parte i primi millimetri di corsa del gas, ancora prima di 1.000 giri, poi si “riempie” e quando raggiunge il regime di coppia massima diventa scattante e la vettura sembra quasi incontenibile.

Lo si avverte nei fondi più scivolosi, dove l’ESP, che non è troppo severo, lascia slittare le gomme anteriori.

Lo sterzo è discreto, non “tagliente” come si usa dire, ma sufficientemente preciso. E la frenata è generosa e puntuale.

Quanto al comfort, la V60 R-Design è sportiva sì, ma non all’eccesso. L’assetto è ribassato però non è rigido come una tavola da snowboard.

Quindi, se la tirate un po’ per il collo, visto che il motore lo concede, la nostra V60 non aggredisce le curve, ma si infila in un deciso sottosterzo che porta, inevitabilmente, a rilasciare il gas.

A fare i bravi, insomma.